BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 17/05/2008

 

100% COPYWRITER O DELL'AMOR CH'A NULLO AMATO AMAR PERDONA (1)

di Rebecca Rossi

Dando il 100% non si perde nulla.
Era una giornata fin troppo luminosa e catatonica.
Agosto. Faceva torrido, avevo tanto tempo libero per divertirmi, ma avevo solo voglia di restare a letto sveglia e in silenzio, a guardare il soffitto; che non era nemmeno affrescato. Andavo avanti così già da un po’ e non sapevo che il languore sarebbe durato ancora un altro po’; fermo e stagnante, proprio dalle parti umide del Po.
In questi casi ci si sente dire di tutto: che dobbiamo concentrarci su noi stessi, che il tempo guarisce ogni ferita, che la spinta deve arrivarci da dentro… Tutto questo è vero. Il nostro sentirci frammentati o interi dipende inevitabilmente dal nostro relazionarci, più o meno transitivamente, con gli altri, e anche quando ci sentiamo a pezzettini, in realtà siamo sempre gli stessi, ricchi e pieni di noi. Ma il contributo che ho ricevuto da “altri da me”, che mi hanno aiutata a dare di nuovo “altro di me”, è stato fondamentale.
Quel giorno afoso ho girovagato in internet espandendo un pochino di più del solito gli orizzonti del mio navigare. Confesso che stavo di vedetta in attesa di una mail che non è arrivata, ma per fortuna ho avvistato qualcos’altro. Fra le altre cose, sono capitata nel sito variopinto di un’agenzia di pubblicità della mia città. Onestamente, fra i vari sbocchi lavorativi “creativi” tentati o ipotizzati non avevo mai preso in considerazione quello della pubblicità. Non sapevo neanche bene cosa volesse dire copywriter, non credevo che potessero esserci grandi possibilità nella mia città che non è Milano e, in ogni caso, tutta questa ignoranza non mi sembrava una buona premessa all’atterraggio del mio CV. Ma chi se ne frega. Un aeroplanino di carta in più non fa male. Perciò l’ho spedito, col pilota automatico, come gli altri.
E basta.
Eh, sì, basta.
È inutile raccontarsi favole.
Mica si possono pretendere bacchette magiche e schiocchi di dita!
Sono ritornata a guardare il soffitto.
Almeno per un altro di quel po’ a cui mi riferivo prima.
Tutto dipende dalla proprietà transitiva di un sistema di percentuali che di matematico ha poco ed è stato formulato solo e solitariamente sulla base di inconfutabili opinioni umane e umanistiche.
Se un elemento a è in relazione con un secondo elemento b e il secondo con un terzo c, allora il primo è in relazione col terzo (aRb , bRcaRc). Questa è matematica. La mia tesi, invece, sostiene che: se R dandosi al 100% ad A combina un gran pasticcio e ne ricava solo frustrazione, tale per cui A genera un sacco di tempo vuoto tutto a disposizione di L, finisce che poi, volente o nolente, R si applica al 100% in L, recuperando inaspettatamente anche soddisfazione e fiducia perse dietro ad A, al 100%.
Capitano a tutti le delusioni amorose, così come capitano a tutti i momenti di difficoltà sul lavoro. Il peggio è quando a una qualunque Rebecca capita di vivere delusioni d’Amore in un periodo in cui è perfino difficile trovare Lavoro. Se poi non si ha la fortuna di sentirsi protetti da una immeritata sicurezza economica garantita da rendite o sostegni familiari, il senso di precarietà, nella situazione contingente e nel cosmo tutto, è totale e non solo contrattuale. Ma sorvoliamo sui lunghi piagnistei.
Tra settembre e ottobre, ho ricevuto la convocazione a un colloquio per un posto da copywriter in un'agenzia di pubblicità di Bologna. Io, senza esperienza specifica!

Incontro il direttore creativo, pieno di progetti e ambizioni, imprevisto intervistatore sulla mia vita privata e molto più attento al potenziale che all’attuale. Ed ecco perché mi sceglie: dice che creativi si nasce e la tecnica poi si impara; dice che c’è un progetto in cui servirebbe proprio una “psicologa nautica” che attinga senza paura al suo serbatoio di emozioni; dice che dalla settimana successiva avrò una scrivania e un computer a mia disposizione. E comincio davvero a fare la copywriter, per un grande progetto variamente articolato, finalizzato al lancio della nuova immagine di un cliente molto grosso!
Mi piace tantissimo. Mi piace tutto. Mi piacciono i colleghi. Mi piace il design vitreo e funzionale dell’ufficio. Mi piace scrivere. Mi piace farlo in questa maniera nuova. Mi piace la libertà di tempi e parole entro cui mi lasciano agire. Mi piacciono le critiche costruttive che via via mi chiariscono come si deve sviluppare il progetto. Mi piace imparare. Mi piace tanto stare lì.
Non è tutto facile. Spesso il copywriter è costretto ad adeguare il proprio spirito alle esigenze del mercato e di menti che badano più al soldo che alla poesia. Alcuni personaggi dell’ufficio litigano astiosamente e ammorbano l’umore di tutti noi che assistiamo ai loro sfoghi. I ritmi sono frenetici. Il capo non ha mai un minuto per rivelarmi alfine se, quanto e quando mi pagherà. La account a cui sono assegnata è burbera. Nell’unico bar della zona dove facciamo la pausa pranzo c’è un cuoco obeso che cucina male e sempre a base di panna e olio, insieme.
Ma ribadisco: io mi trovo bene. Tutti mi hanno ben accolta, sia professionalmente (che è ciò che mi aspetto), sia umanamente (che non è scontato, ma fa bene). Non sono obbligata a stare in ufficio, ma preferisco lavorare da lì, perché così, anche quando nessuno ha tempo, riesco meglio a proseguire la mia formazione osmotica, osservando, ascoltando e fantasticando. Dopo un mese riesco a scoprire che sarò pagata una cifra giusta per una junior come me. La account è solo burbera, ma è molto in gamba e a me sta anche simpatica. Il cibo me lo porto da casa.
Mi accorgo anche di una cosa strana: a poco a poco comincia a diminuire il numero di ore, sia di sonno che di veglia, dedicate sterilmente all’ossessivo pensiero di lui. Più precisamente, mi accorgo che riesco a “fertilizzarlo”. Lo trasporto metamorficamente nelle parole che devo partorire per il mio nuovo lavoro pubblicitario.
…Nessuno lo sa (o meglio, nessuno lo sapeva!), ma nel sito internet del Casinò c’è proprio una pagina in cui sembro descrivere una sezione della casa da gioco, eppure sto parlando indubitabilmente, benché subliminalmente, solo e precisamente di lui. Hitchcock avrebbe approvato!

Questa è stata la routine. Ho lavorato anche su altri brief e ne ho sbirciati altri ancora. La sorpresa, però, è arrivata con l’anno nuovo.
Il lavoro per il cliente grosso consisteva in vari progetti. Fra questi, una cosiddetta campagna "ambient media", con cui il team di cui ho fatto parte ha vinto l'oro agli ADCI Awards 2007, premio italiano per la pubblicità e il Leone di bronzo al festival di Cannes, quello internazionale per la pubblicità. Applausi!
Ovviamente, non ci ho guadagnato nulla di più, né sono andata a ritirare alcun premio, sono ancora in attesa di brindare ufficialmente e continuo ad essere lavorativamente precaria. Il punto è un altro: è stato un successone! Vincere questi premi era una prima volta anche per l’agenzia, sono orgogliosa di esserci stata dentro ed è bello averlo condiviso con chi mi ha dimostrato fiducia e mi ha mostrato un mestiere che mi piace fare. Per il resto, tutto si è confermato transitorio quanto transitivo. Svuotandomi mi sono ricaricata. Condividendomi mi sono ricompattata. E ciò prova la mia teoria dei vasi comunicanti di percentuali: amor ch’a nullo amato amar perdona. In poche parole, in tutti i campi, prima o poi, in un modo o nell’altro, dal bene non può nascere che altro bene e tutto è bene quel che finisce bene. Continuiamo a giocare e guai a chi mi confuta pedantescamente l’esegesi!
Ne sono certa al 100%.


1 - Brani di questa storia sono presenti nel libro di Giovanna Galletti, Gianna Mazzini, Luisa Pogliana, Abbracciare l'orso. Storie di affetti e sentimenti nel lavoro, Resistenza Umana, 2008. Vedi anche www.resistenzaumana.it

 

 

Pagina precedente

Indice dei contributi