BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 12/11/2007

LO GUARDO DI BARBARA KOPPLE E L'ITALIA

di Maria Elisa Sartor

Nessun libro o documentario che fornisca uno spaccato della società italiana mi ha fatto comprendere meglioe più rapidamente che cosa sia l'Italia di oggi nella sua essenza, in confronto agli altri paesi europei, del DVD che mi è capitato casualmente fra le mani qualche tempo fa.
In realtà il video mostra solo un evento musicale di successo che ha avuto luogo in varie città d'Europa, raccontandolo dal punto di vista del direttore della band, solista di clarinetto. E' il film-documentario “Wild Man Blues” di Barbara Kopple sulla prima tournée europea del musicista, e non solo regista, Woody Allen e della sua New Orleans Jazz Band. E' evidentemente un documento pensato senza finalità comparative di tipo sociologico o tanto meno politico.
Insieme ad alcuni spezzoni di concerti svolti nelle maggiori capitali europee (Parigi, Madrid, Ginevra, Londra) il video riprende alcuni momenti significativi degli spettacoli e dei backstage dei concerti italiani di Venezia, Bologna, Torino, Milano, Roma. Mostra anche immagini di momenti privati vissuti dal regista in compagnia di Sun Yi, la moglie, e di Letty, la sorella, e un incontro con i genitori ultranovantenni al rientro dal tour. Madre e padre, oltremodo vitali, si esprimono come  fossero ancora responsabili dei comportamenti del figlio. Il  padre si  lascia andare anche a commenti su quello che il figlio avrebbe potuto fare nella vita per avere successo: il farmacista. Proprio come si trattasse di un fallito....Divertente, no ? Ma vedendo e soprattutto sentendo parlare la stra-ordinaria madre di Allen si intuisce quale rischio di annullamento della personalità abbiano corso i  fratelli Allen e anche quanta dolorosa verità, trasfigurata in ironia, ci sia in alcuni film del regista. Lo dico per chi è attratto dalle dinamiche familiari ed è interessato a comprendere quali siano state le determinanti che hanno avuto un ruolo nella costruzione della personalità e dell'opera dell'artista.
Ma ritornando al filo, il video si dimostra illuminante proprio nel senso che si diceva all'inizio perché mette in evidenza, “in pillole”, alcune delle specificità culturali, sociali, politiche dell'Italia di oggi,  ritratte in una delle attività sociali di consumo culturale, nel confronto con altrettanti momenti di  tale consumo in altri paesi europei. Illuminante, a patto che si voglia prestare un po' di attenzione aggiuntiva durante la visione  e  si guardi  il video un po' in tralice. E' davvero un film gustoso, girato circa un decennio fa, in grado di fermare una specifica situazione, in un certo momento storico, in contesti urbani di paesi europei diversi e anche di far cogliere elementi tipici della struttura sociale di ogni paese, non facilmente osservabili tutti insieme, offrendo una sorta di ambito visuale di analisi che rende possibili comparazioni fra casi.
Si possono osservare  in parallelo le forme esteriori che assumono i comportamenti sociali urbani di consumo culturale e, per quanto riguarda proprio l'Italia, come questi siano, qui più che altrove, gestiti  privatamente e politicamente da parte delle élites locali e nazionali. Si assiste a quello che, da parte delle élites al potere italiane (politiche, imprenditoriali, istituzionali), sembra un evidente sfruttamento ai propri fini degli eventi di natura culturale dalla grande risonanza sociale (ad ogni evento di una certa rilevanza in Italia, più che altrove, si finisce per attribuire anche una connotazione politica !). 
Insomma, l'Italia sembra essere davvero un altro mondo, se paragonata al resto dell'Europa. Un caso strano, dissonante. In un certo senso “americanizzato”  ma in uno specifico modo, politicizzato e controllato  dai vertici del potere economico – finanziario e politico. E' quello che nelle ricerche empiriche quantitative si direbbe “caso deviante” (outlier).
Che cosa sia l'Italia è tutto lì, davanti a noi, in immagini, in atmosfere, in personaggi, in luoghi...
E il commento musicale per gli stralci italiani, non a caso, è spesso quello di Nino Rota che ha lavorato alle colonne  musicali di  gran parte dei film di Fellini. Insomma, un modo per ricordare lo sguardo del regista italiano, ma anche, credo, per dirci che stare qui in Italia per uno “straniero” (un non “nativo”)  assomiglia  molto all'esperienza di assistere ad uno spettacolo circense.
Kopple, regista del film, fa un'ottima scelta di montaggio del materiale girato, tanto da consentirci anche questa  lettura di secondo livello. 
Ecco in breve qualche esempio di momenti, luoghi, personaggi in cui si incontra un po' della “vera essenza” dell'Italia; esempi frammisti a commenti dei protagonisti del video (il regista e la sua cerchia di amici) che mettono in evidenza bene le percezioni che questi  newyorkesi hanno di noi.
C'è l'Italia dentro il tentativo di Mollica di imporsi, contro la volontà di Allen, come presentatore del concerto di Roma sponsorizzato dalla Telecom Mobile.  Ci prova esibendo un  sorriso tanto subdolomente prono nei confronti del regista almeno quanto risulta imbarazzante per noi notarlo. Allen, che vuole muoversi invece con naturalezza, senza sovrastrutture, cerca di fermarlo affermando chiaramente quali siano i suoi orientamenti artistici (nessuna presentazione, buio in sala, uscita sul palco al buio, subito musica). Il giornalista, incurante, fa di testa sua, presumo per non perdere il proprio ruolo pubblico, la propria occasione di visibilità, e soprattutto per  giustificare il suo compenso agli occhi dello sponsor nel mentre anche a questi garantisce la “giusta” visibilità. (supposta indispensabile per garantire il contatto con il “target”).   Mollica si lancia quindi nella sua presentazione e lo fa  utilizzando uno stile stonato, addirittura controproducente. Allen, molto infastidito, appena se ne accorge, entra in scena interrompendolo bruscamente. A fine spettacolo nota anche con arguzia sociologica che  il pubblico in sala era come ingessato e più freddo del solito (si riferisce al confronto con  quello degli altri altri paesi o di altre città). Forse tutta quella gente, dice ai suoi, era lì non per divertirsi ma solo per una sorta di obbligo verso qualcuno (guardando le facce annoiate delle prime file la sua ipotesi sembra del tutto confermata!). 
Il film quindi mostra bene il grado di sfruttamento dell'immagine del personaggio “liberal”, usato per rappresentare la sensibilità e l' impegno culturale dello sponsor di turno. E' in azione il doppio registro. Si potrebbe trattare di un retro pensiero più o meno di questo tipo: “Allen, indipendentemente dal fatto che ci piaccia o no,  è trendy e piace al pubblico, sponsorizziamo il concerto e cerchiamo di esserci, mostrando il massimo di interesse.” In nessun altro dei paesi toccati dal tour si vede una presenza così ingombrante di uno sponsor come la si nota per il concerto di Roma, con tutto il seguito di vip e inclusa la presentazione dell'amministratore delegato Telecom all'artista a spettacolo concluso, sempre per il tramite di Mollica. Anche questa davvero imbarazzante! Quello di Roma è l'unico concerto del tour che nei sottotitoli del DVD viene ricordato con  il nome dello sponsor.
Si respira tutta la cultura più pregnante del nostro paese nelle caratteristiche delle suite degli alberghi italiani (soprattutto di quella milanese) messe a disposizione del grande “personaggio”, e  sul cui lusso eccessivo Allen ironizza a lungo (che ci fanno due come noi – Allen e consorte - in un posto simile?  Si dicono). Divertentissimi i commenti, sempre sottotono, ma esilaranti, su quali siano gli abitatori classici di quelle suite – politici, diplomatici, mafiosi.  L'albergo di Milano mostra un lusso in un certo senso superiore a quello della suite imperiale dell'albergo di Vienna, ma il servizio pare non essere all'altezza della facciata esibita: il personale si dimentica di portare parte della colazione a Sun Yi e la doccia, pur stupenda, non funziona e si deve attendere per la riparazione.
L'Italia c'è ancora nel benvenuto ufficiale dei sindaci rivolto agli artisti (ovvero nella istituzionalizzazione e politicizzazione spinta dei grandi eventi di intrattenimento), quando invece negli altri paesi non accade nulla di simile. E se questo va bene per Venezia, dove Cacciari mostra ad Allen quel che resta della Fenice appena distrutta dal rogo per chiedergli un aiuto finanziario, perché l'incontro con il primo cittadino si verifica anche nella Torino di Castellani ? E pure nella  Bologna di Guazzaloca, dove addirittura viene organizzata una soffocante tavola rotonda alla presenza delle istituzioni ?  Allen, affaticato, giustamente dice che è strano dover incontrare i sindaci per fare un concerto.....
Italiana è l'eccitazione strabordante e l'esagerato culto della personalità dimostrati nei confronti di Woody Allen, anziché, semmai, simpatia e affetto riconoscente per le cose che fa (sentimenti che si leggono sulle facce del pubblico di altri paesi). Esagerazioni di affetto contenute dal regista mostrando un naturale senso dei propri limiti .
E per finire, un riferimento alla specificità dell'Italia ci viene dai continui riferimenti alla criminalità fatti del regista (battute sulla quantità dei "nemici" del sindaco di Venezia, supposti autori del rogo della Fenice; insinuazioni scherzose sul passato da serial killer del cameriere dell'albergo di Milano; accenni al terrore di essere facile bersaglio dell'aggressività di chi passeggia sui ponti di Venezia quando con la gondola vi passa sotto ...). Riferimenti che lì per lì sembrano un po' esagerati e paranoici ma che poi, se ci si riflette, non sono così tanto ingiustificati, soprattutto di questi tempi.
Più rilassato – per quanto gli è possibile - negli altri paesi, preoccupato, sulla difensiva, claustrofobico, sospettoso, affascinato dalle vedute panoramiche, ma velatamente ostile nei confronti degli esseri umani quando gli capita di essere ospite del Bel Paese.
Vedere per credere.

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