I PRINCIPI ORGANIZZATORI DELLA CONOSCENZA Scheda di lettura
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La domanda "chi siamo?" è inseparabile da "dove siamo? Dove stiamo andando?".
Il nostro pensiero e la nostra coscienza ci fanno conoscere il mondo fisico e contemporaneamente ce ne allontanano.
L'essere umano nella sua complessità ci appare come totalmente biologico e come totalmente culturale, le nostre attività biologiche più elementari (mangiare, defecare, fare l'amore) sono strettamente legate a norme divieti, valori, simboli, miti, riti, e le nostre attività più culturali (parlare, danzare, meditare) mettono in moto inostri corpi.
Pascal: "non si insegna affatto agli uomini ad essere onest'uomini, si insegna tutto il resto."
La missione della didattica è di incoraggiare l'autodidattica.
Eliot: "dove è la conoscenza che perdiamo nell'informazione? E dove è la saggezza che perdiamo nella conoscenza?".
La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzata in un contesto, la saggezza solo in quanto organizzata in una esperienza che indirizza la vita.
La divisione in discipline rischia di "cosificare" l'oggetto studiato, del quale si rischia di dimenticare che è estratto dal contesto e costruito. Ecco perché non basta essere all'interno di una disciplina per conoscere tutti i problemi che la concernono.
Le discipline sono giustificate intellettualmente a condizione che riconoscano le interconnessioni e la solidarietà (es: la nozione di uomo è frammentata fra psichismo, cervello, organismo, geni, cultura, storia; va bene purché non si dimentichi che l'uomo esiste.
Ogni conoscenza è traduzione e ricostruzione, comporta nello stesso tempo separazione e interconnessione, analisi e sintesi. La nostra cultura ha privilegiato la separazione e l'analisi a danno dell'interconnessione e della sintesi.
Non si tratta solo di aprire le frontiere tra discipline, ma di trasformare ciò che genera queste frontiere: i principi organizzatori della conoscenza -> principi che possono chiarire le relazioni fra le parti e il tutto e che ci permetterebbero di capire che una cosa può essere al contempo causata e causante.
Esercitazione: valutarne le conseguenze esistenziali, etiche e civiche
I sei principi di un pensiero che interconnette: Sistemico: emergenza.
LA NOZIONE DI SOGGETTO
Spinoza: "agire, vivere, conservare il proprio essere, queste tre parole significano la stessa cosa".
(N.B. sopra: comportamento, processo autopoietico, organizzazione).
D: io parlo, ma quando parlo chi parla? ( è soltanto un 'io'? è un 'noi' caldo, del gruppo, della famiglia, della collettività? È un 'noi' freddo, dell'organizzazione sociale, culturale, subendo inconsciamente i paradigmi? È un 'ciò' come macchinario anonimo che mi da l'illusione di parlare da me stesso?
D: cosa è questo 'io' e questo 'sono' che non è semplicemente 'è'?
Il soggetto appare nella riflessione su se stesso e attraverso la comprensione: un modo di conoscenza intersoggettivo da soggetto a soggetto. Viceversa si eclissa nella conoscenza riduzionista sull'uomo e sulla società.
Il nostro cervello è tri-unico:
Non c'è gerarchia stabile fra queste istanze, l' 'io' può essere occupato dall'uno o dall'altro.
Questo 'io' emerge tardivamente nell'esperienza dell'umanità (Crollo della mente bicamerale) e in quella dei bambini che all'inizio parlano in terza persona.
Nell'umanità arcaica era forte la presenza del doppio, la reificazione dell'esperienza 'io sono me', che passeggia nei sogni quando il corpo resta immobile. Questo doppio si interiorizza diventando 'anima' o 'mente' per rappresentare l'interiorità soggettiva con termini che designano una realtà oggettiva specifica.
La coscienza emerge quando le realtà soggettive 'io' e 'me' sono messe in dialogo tra loro.
Per comprendere la nozione di soggetto:
-> Il soggetto oscilla fra essere tutto e niente: sono tutto per me e niente nell'Universo.
4. L'identità del soggetto comporta distinzione, differenziazione e riunificazione:
"Io sono me" (l'accorgermi di) stabilisce la differenza fra 'io' (soggettivo) e 'me' (soggetto oggettivato) e contemporaneamente la loro indissolubile identità. Se un batterio tratta le proprie molecole le tratta come oggetti che gli appartengono.
5. Esclusione-Inclusione sono complementari e antagoniste:
La comprensione permette di considerare l'altro non solo come ego alter ma anche come alter ego, un altro me stesso con cui simpatizzo in comunione (rimane l'incomunicabilità di ciò che è più soggettivo, ma possiamo comunicare l'incomunicabilità 'sai la mia soggettività è incomunicabile').
Per conoscere ciò che è umano bisogna interconnettere spiegazione (in cui considero la conoscenza dell'oggetto oggettivandolo, slegata dal mio conoscere) e comprensione (in cui conosco attraverso la comunicazione e la simpatia inter-soggettiva vedendo l'ego alter come alter ego attraverso l'identificazione e la proiezione da soggetto a soggetto).
[1] Edgar Morin, La tête bien faite. Repenser la réforme, réformer la pensée, Le Seuil 1999.