BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 21/02/2005

Emma Rosenberg Colorni

LA LIBERTA' SI ESPRIME NELLA RESPONSABILITA'

Scheda di lettura di:
Stefano Curci , Pedagogia del Volto, Educare dopo Levinas
Emi, Bologna 2002

Levinas propone un'alternativa al modello di viaggio e dell'identità esemplificato da Ulisse (ritorno a casa presso di sé) con quello di Abramo (esodo e nomadismo verso un altrove che gli permette di riconoscere la propria identità nella differenza): speranza extrarazionale, abitare errando, soggiornare in un non-luogo essendo il viaggio il luogo del soggiornare.

È la contrapposizione irriducibile del pensiero biblico (ethos, ricerca errante dell'infinito che si produce come desiderio dell'altro -inappagabile in quanto l'altro resta separato e mai assorbito-, insequestrabile volto dell'altro) a quello metafisico greco (logos, pensiero sedentario della totalità, cattura appagante dell'essere).

Levinas: "il volto è significazione senza contesto… è senso soltanto per sé".

Il volto conduce al di là (mio: al di là del contesto?), è ciò che ci vieta di uccidere perché mette in crisi i miei tentativi di descrizione e catalogazione.

Il volto si rivela senza che io arrivi a 'svelarlo' con le mie strutture cognitive e precomprensioni che vorrebbero 'neutralizzarlo'.

Il volto è nudo, non mi relaziono a lui conoscendolo.

Il mio esistere è senza intenzionalità, senza rapporto (mio: e dunque non costituisce identità).

'Eccomi' è il luogo attraverso cui l'infinito entra nel linguaggio, ma senza darsi a vedere, è una rivelazione che non è una conoscenza.

L'estraneità a se stessi fonda la possibilità di conoscere/relazione, ma non di conoscenza: la conoscenza non incontra mai qualcosa che sia altra perché pretende di assimilare, di com-prendere tutto, eliminando la diversità.

L'interiorità si produce come 'godimento': vivo delle cose che godo, non di quelle che mi rappresento -> nel godimento l'io si individua dall'essere anonimo.

Il rapporto con l'altro non limita la libertà del soggetto, ma la instaura chiamandolo alla responsabilità.

La mia libertà si esprime nella responsabilità, essendo io nata in un contesto in cui ci sono altri che mi comandano facendo appello alla mia libertà.

La relazione con l'altro non è conoscitiva ma etica. La carezza non sa che cosa cerca, e come un gioco con qualcosa che si sottrae, senza progetto o piano, non con qualcosa che può diventare nostro ma sempre inaccessibile, sempre a venire.

Amare significa lasciarsi interpellare, sorprendersi invocato e chiamato alla responsabilità.

Amore è presa su di se del destino altrui. L'altro resta soggetto e come tale mi comanda.

Lo straniero è la via per non ridurre l'etica ai propri cari.

Non posso ri-spondere all'altro senza pormi il problema della giustizia.

Più dell'amore è la giustizia: un'etica basata solo sull'amore presenta limiti e rischi. Se l'amore non si sottomette alle regole della Legge e ai principi della Giustizia, corre il rischio dell'arbitrio, della complicità.

L'errore è separare l'atto della giustizia da quello della misericordia, del perdono, presentandoli come alternative antagoniste. Ma è la misericordia che esige che sia fatta giustizia. E' in nome dell'amore per il prossimo che si fanno i processi, che ricorriamo al giudice, che diventa necessario lo Stato in quanto garante della giustizia.

"E' violenta ogni azione che si compie come se si fosse soli ad agire, come se l'universo esistesse solo per ricevere l'azione, è violenta ogni azione che subiamo senza esserne in tutti i punti collaboratori"

"Il tempo non fa parte del modo d'essere di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione stessa del soggetto con altri" (mio: è identità?).

ALTRO

La morte è una radicale esperienza di passività per il soggetto che finora era stato pensato come attivo -> la morte è il ponte che unisce e separa con l'assolutamente altro (altro non provvisoriamente e non assimilabile per mezzo del godimento). La solitudine è spezzata dalla morte e l'esistenza si fa pluralistica.

Solo un essere che ha visto la propria solitudine relazionarsi con la morte si pone su un terreno in cui la relazione con l'altro è possibile.

48 le relazioni umane non esistono al di fuori dell'economia, perché 'nessun volto potrebbe essere contattato a mani vuote e a porte chiuse' (mio:?). La relazione con Altri significa dargli ospitalità e offrirgli il mondo nel linguaggio.

88 'perché il vostro Dio, che è il Dio dei poveri, non nutre i poveri?' domanda un romano a rabbi Aquiba, e lui risponde 'affinchè noi possimo sfuggire alla dannazione' => è impossibile a Dio assumersi le responsabilità degli uomini.

Altri non è solo il luogo del mio rapporto, è il rapporto stesso. 

Alla base del processo creativo ci sarebbe un 'ritiro' di Dio. L'alterità del creatore consisterebbe proprio nel nulla che lo separa dalla creatura, nella quale è rimasta la traccia della sua assenza.

100 A chi obietta che l'idea di responsabilità 'tu sei responsabile dell'altro e non importa che l'altro debba accettare al tua responsabilità' sia paternalistica, Levinas risponde "ciò che l'altro può fare per me è affar suo (se fosse affar mio ci sarebbe scambio e non gratuità). Affar mio è la mia responsabilità iscritta come 'io'.

L'altro può sostituirsi a chi vorrà, tranne che a me. E' proprio per questo probabilmente che siamo numerosi al mondo'".

La relazione con l'altro non è simmetrica.

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