BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 11/04/2005

Emma Rosenberg Colorni

O COPRIRE LA STRADA DI CUOIO, O METTERSI LE SCARPE

Scheda di lettura di:
Dona Witten, Akong Tulku, Il manager illuminato, Astrolabio, 2000

 

 

Akong Tulku "cosa ti fa pensare che il lavoro e la meditazione siano due cose diverse?".

Il punto centrale è la gentilezza, l'azione centrale è il servizio.

La paura di un intenso stato emotivo condiziona la condotta più di quanto si creda, e dipende in gran parte dal timore di perdere il controllo di sé.

Non c'è nessuno che non abbia mai sofferto per una certa emozione, fa semplicemente parte della nostra esistenza, non possiamo evitarlo ma possiamo scegliere come reagire.

Per tenere in piedi la diga fra il sé personale e quello professionale si paga un prezzo enorme: la dissimulazione, l'autoinganno, e la negazione dell'insoddisfazione. Non siamo ciò che fingiamo di essere.

- A volte il lavoro del manager assomiglia a una battaglia per tutelare la felicità degli altri.

La lagnanza associa un senso di infelicità a una situazione esterna e si nutre dell'illusione che migliorando il fattore esterno l'infelicità sparirà. Ma la felicità che scaturisce dalla risoluzione di un problema di cui ci si lamentava ha una vita breve.

- Ci si assume responsabilità della propria felicità comprendendo che non c'è nulla di cui lamentarsi e nessuno cui dare la colpa, neppure se stessi. E' il primo passo per lavorare in modo compassionevole con gli altri.

Significa riconoscere che il mondo più che determinare ciò che siamo, riflette la nostra stessa natura.

Significa guardare il mondo con sguardo nuovo senza doversi adeguare a standard di felicità, la nostra felicità va scollegata dal metro di misurazione altrui.

Prestare attenzione è il modo dell'assumersi responsabilità, comporta l'essere consapevoli degli eventi man mano che avvengono e nulla più, in effetti 'niente più' è il succo del discorso.

Prestare attenzione presuppone liberarsi da giudizi predeterminati su come dovrebbe essere il mondo e come dovremmo essere noi e dalla paura che ci fa sentire la necessità di proteggerci, dà la libertà di scegliere cosa fare o non fare senza essere dominati dall'abitudine.

Un motivo pratico per imparare a perdonare è che poi è possibile smettere di mentire.

Non perdonare -> vedersi come vittime -> continuare a mentire -> credere nella menzogna -> non perdonare.

Perdonare -> sé responsabili -> agire nel presente -> godersela -> perdonare.

Le convinzioni sono manifestazioni delle emozioni come schemi comportamentali: una convinzione può permetterci di concentrarci su ciò che è veramente importante oppure arrestare la nostra crescita => le convinzioni più utili sono quelle che contribuiscono all'armonia, non alla separazione (se crediamo che in virtù della nostra gentilezza il mondo ci risponderà con un sorriso ci prepariamo una delusione).

N:B: una divergenza di opinione non ha ragione di diventare causa di un conflitto.

Scopo non è vincere la guerra ma evitarla.

Le persone lottano perché sentono minacciato il proprio ego, le aziende sono spesso improduttive perché l'energia viene assorbita in gran parte dall'auto-promozione e dall'auto-protezione e per il lavoro ne resta poca.

Per porre fine al conflitto bisogna perdonare l'altro e noi stessi consapevoli che si voleva essere felici, in modo da poter indirizzare l'energia utilmente invece che rimanere impegnati mentalmente nella violenza.

Eserc: pensare (VAC) a come sarebbe lavorare con una persona che è in pace con se stessa, che conosce i propri confini e che non cerca di essere diversa da come è. Come sarebbe se tutti i membri di un team potessero sentirsi come noi?

D: Se proprio non riusciamo ad accettare che l'altruismo sia il modo migliore di essere gentile con se stessi, consideriamo:

Esercitazione: non fare nulla altro che dedicare attenzione al respiro per un minuto

Esercitazione: iniziando come il precedente osservare i pensieri, se positivi fare un segno (proporzionale all'intensità della sensazione) sopra la linea, se neutri sulla linea, se negativi sotto. Magari viene fuori che siamo sempre arrabbiati e non ce ne accorgiamo nemmeno.

Esercitazione: Esploriamo il modo in cui siamo condizionati dal vuoto (in certi giorni la stanza ci appare piccola, in altri spaziosa) sperimentiamo la natura avvolgente dello spazio, il suo farsi contenitore.

Esercitazione: pensare a qualcosa di valore, esaminiamo le nostre sensazioni rispetto all'oggetto e al suo valore. Dove è il valore che gli attribuiamo? In che modo il mutare dell'oggetto influisce su di noi? Qual è la nostra relazione con l'oggetto?

Metafora: per rendere comoda la nostra strada possiamo coprirla di cuoio (=cercare di cambiare il mondo) o metterci delle scarpe (attrezzare noi stessi a far fronte al mondo come è).


Dona Witten (author) withAkong Tulku Rinpoche, Enlightened Management, 1999.

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