DALLA SCRITTURA CREATIVA AL PROBLEM SOLVING
di Eliana Stefanoni
E’ bello, alle otto di sera di un lunedì uscire da un incontro di due ore portandosi a casa qualche cosa di più di un apprendimento, sentendo circolare tra sé e gli altri l’energia; è bello uscire e vedere che le persone si fermano a parlare perché vogliono prolungare e trattenere, ancora per un po’, la sensazione che qualche cosa sia successo… anche se in due ore, anche se tra persone che spesso si sono appena incontrate.
L’incontro del Club [1] è stato palpabilmente diverso questa volta: il tema non facile e sicuramente inusuale, un po’ una scommessa, alla ricerca di una sensibilità che a nostro parere i coach… i bravi coach… posseggono. E’ stato bello sentir parlare di mission… e di vision, e scoprire che ci sono persone che hanno la voglia e l’energia per vedere il mondo seguendo percorsi diversi, che si sentono un po’ sognatori, un po’ profeti, un po’ uomini di azienda, che cercano il giusto equilibrio tra numeri (in particolare quei numeri seguiti dal simbolico “€”) e di soluzioni nuove che permettano alle persone di esprimersi, di sentirsi parte in causa e di crescere.
L’incontro viene aperto da Renzo Provedel che parla della più moderna delle sfide: “gestire la complessità”, che richiede la capacità di trovare risorse sempre nuove e “di inventarsi qualcosa di diverso”.
La parola passa a Francesco Varanini: “Muoversi nella complessità significa accettare l’idea che non esiste nessun modo ottimale di gestire le cose, nessun modo che sia ‘in assoluto’ migliore degli altri. Le soluzioni stanno già dentro i problemi e più sono complessi e più bisogna indagare alla ricerca di indizi, di una diversa chiave di lettura, rinunciando alla linearità e alla sequenzialità di pensiero. Quando negli anni ottanta ero responsabile dell’organizzazione in una grande azienda e non trovavo il modo di uscire da un problema, dopo che avevo lo avevo scomposto pezzo per pezzo, ho scoperto un’estrema risorsa: mettermi a scrivere una poesia… In una poesia c’è un aspetto soggettivo, ci metto quello che sono, e un aspetto oggettivo, con componenti di analogia, paradosso. Creo situazioni che per analogia mi fanno capire qualche cosa di me, su come affronto le cose, sulle mie chiavi di lettura. Uso un linguaggio ‘altro’ che permette di leggere i fatti in modo diverso. Ed è proprio quello che accade in situazioni difficili: si scommette sulla propria capacità di leggere la situazione in modo diverso, via via che vivo l’esperienza.”
Come di consueto i presenti si dividono in gruppi: ogni gruppo ha l’obiettivo di produrre una poesia con un tema molto generale: “il mondo del lavoro”. Ecco i risultati prodotti dai diversi gruppi:
Gruppo 1: Francesca, Evelyn, Victoria, Gian Franco.
DIVERSITA’
Non trovo l’uscita
E neppure l’entrata
Che cosa mi aspetto
Sento un grande distacco
Egli saprà indicarmi la strada…
Egli…chi? Dentro o fuori di me?
Un attimo… gli altri camminano in fretta
A me non dispiace fermarmi
Sono già fermo da un pezzo
La felicità della nuova esperienza
La fatica e l’ansia
Ricordi di serenità
Respiro, sento la vita dentro il mio cuore.
I sogni sono capaci di amare un mondo complesso
E trasformarlo in un mondo felice
Vita e lavoro
Essere e fare
Come coniugare tutti gli elementi
Nei ritmi frenetici della vita?
Sono sicuro di sapere chi sei
Io nel mio ruolo, tu nel tuo?
Lasciare galleggiare
Il fragile equilibrio.
Non è sempre così
a volte è anche peggio
come sempre dipende da chi guarda l’intreccio.
Non è sempre così
è ben altra cosa, più impalpabile invero
ovverosia palpabile;
biondi orecchini riluggono
in estasiata pausa alla macchina del caffè
sguardo d’intrigo
adesso mi sbrigo
e colgo il momento
l’estasi e il tormento.
di atto creativo che resta furtivo
Non è sempre così
l’amato progetto non esce di getto
ciò che importa è l’effetto
di corsa, di ansia, di estrema tensione
al fine, dal cuore, esce la realizzazione
… Son’ora Regina
Gruppo 4: Daniela C., Laura, Giovanna, Alessandro, Daniela D.
PASSEGGIANDO
Voi come vi vedete?
Perché non farci una passeggiatina?
In attesa delle idee…
Curiosità
Semplicità
Finzione
Tentativo di capire dove si vuole arrivare
E l’argomentazione?
E’ una passeggiata
Tentativo di approfondire
tant’è si vuol sempre capire
In aiuto ci arriva un’altra voce
entrate nello spirito
Che cosa ci si deve inventare quando non si è contadini?
E chi sarà il nostro sole?
Dove camminano, dove arrivano
I bambini ridono perché è bello
i grandi ridono perché è giusto
Gruppo 5: Alessandro, Renzo, Paola, Michele
E’ nuvoloso
Fuori piove
qualche tuono in lontananza
Il dubbio
la bella e bionda HR
suona il suo flauto
ma le fanno eco scarne, basse e brevi note
dalla gola dei principi.
Capire
il coaching…
vento nuovo, cosa porterà?
Consapevolezza
la consapevolezza fa “stormire” gli animi…
ma siamo manager!
Il vento è pericoloso
può far cadere le foglie…
ma nuovi germogli possono nascere!!!
Sdrammatizzare
E il Presidente un po’ invadente:
“il coaching non è boxing, ma nemmeno rosa shocking.”
E il coach: “Üé, diretür, te bala l’öc!”
Gran finale: top, tip top, tip tap
Ma dov’è il top?
Se volete parlare del mondo
dovete accettare la responsabilità di essere profeta
Il profeta corre tra il mondo e Dio
Ascolta Dio e lo rivela al mondo.
Ma il profeta poi si accorge di vedere Dio sempre uguale
di ripetere sempre le stesse profezie
che diventano parola stentata e noiosa.
Allora spera che gli altri diventino profeti
E riescano a strapparlo dalle profezie
Così da cominciare ad essere profeti insieme
E scrivere poemi epici e intimi
Ah se il piano strategico della Parmalat fosse stato un poema ritoccato ogni mattina dalle mani di tutti.
Come mi sento io?
Un profeta che sta scrivendo il suo primo poema
e spero che si ascoltato perché non diventi mai prosa.
Dopo la lettura lo spazio viene lasciato alle domande:
“Nella sua esperienza come è stata utilizzata questa metodologia in azienda?”
Francesco risponde: “L’ho sperimentata in vari contesti di lavoro di gruppo, di cambiamento organizzativo, di formazione orientata al problem-solving e alla scrittura efficace. Noi stasera abbiamo messo qualche cosa di molto personale come la poesia al servizio di un lavoro di gruppo, di una modalità; abbiamo trovato un metodo alla base del quale c’è una dimensione molto personale che si combina con vincoli imposti e con motivazioni individuali.”
Il tema è appassionante e si apre un dibattito tra i partecipanti di cui riporto alcuni passaggi.
“… noi manchiamo di coraggio: bisognerebbe dire a chi fa strategia di scrivere poemi perché una buona strategia è bella e bisognerebbe dire anche a chi fa questo lavoro di scrivere perché facendo cose non interessanti ci portano all’inferno come fanno le cose noiose ad accadere? Nessuno si impegnerà davvero per realizzarle: una visione poetica è davvero l’unica vera risorsa,mentre noi abbiamo perso il piano della bellezza… della poesia.”
La domanda sorge spontanea: “ I profeti sono esempi di persone che hanno fatto una vita molto difficile questa nostra visione è quindi un sogno, una impossibilità e come tale va accettata o questa visione si può realizzare e coniugare con il successo? Io vedo un sacco di consulenti molto meno ‘poetici’, ma di grande successo.”
Per dirla con una battuta “il consulente visionario è anche un po’ missionario?”
Gian Franco interviene e racconta la sua filosofia che è poi anche quella intorno a cui si è costruita Scoa: “dobbiamo osare, avere il coraggio e l’umiltà di utilizzare questa visione con le persone e questo nel coaching sicuramente ha senso, si può fare e può dare grandi contributi.
Bisogna avere molto coraggio per esprimerla nei sistemi organizzativi le due dimensioni: quella dei numeri e quella della visione devono coesistere, anche se sicuramente quest’ultimo aspetto è stato sino ad ora il meno considerato e va valorizzato”
Francesco conclude tirando un po’ le somme: “Accettare i vincoli del ruolo trovando il modo di mantenere un equilibrio e un’integrità che tenga conto dei miei sogni e bisogni e allora nel ruolo riusciamo a starci, altrimenti si crea sofferenza. Un difficile bilanciamento e una costante manutenzione tra le proprie differenti pulsioni che ci consenta l’equilibrio”
Il messaggio alla fine è univoco: “la creatività ci viene tolta da chi ci dice che stiamo facendo cose cretine solo per un’ansia di salvaguardia del suo ruolo”
Io aggiungo: non permetteteglielo.
[1] Club Scoa (School of Coaching,), http://www.schoolofcoaching.it/home.php?lang=Ita&id1=10, http://www.schoolofcoaching.it/home.php?lang=Ita&id1=17&id2=2