BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 29/03/2004

DALLA SCRITTURA CREATIVA AL PROBLEM SOLVING

di Eliana Stefanoni

E’ bello, alle otto di sera di un lunedì uscire da un incontro di due ore portandosi a casa qualche cosa di più di un apprendimento, sentendo circolare tra sé e gli altri l’energia; è bello uscire e vedere che le persone si fermano a parlare perché vogliono prolungare e trattenere, ancora per un po’, la sensazione che qualche cosa sia successo… anche se in due ore, anche se tra persone che spesso si sono appena incontrate.

L’incontro del Club [1] è stato palpabilmente diverso questa volta: il tema non facile e sicuramente inusuale, un po’ una scommessa, alla ricerca di una sensibilità che a nostro parere i coach… i bravi coach… posseggono. E’ stato bello sentir parlare di mission… e di vision, e scoprire che ci sono persone che hanno la voglia e l’energia per vedere il mondo seguendo percorsi diversi, che si sentono un po’ sognatori, un po’ profeti, un po’ uomini di azienda, che cercano il giusto equilibrio tra numeri (in particolare quei numeri seguiti dal simbolico “€”) e di soluzioni nuove che permettano alle persone di esprimersi, di sentirsi parte in causa e di crescere.

L’incontro viene aperto da Renzo Provedel che parla della più moderna delle sfide: “gestire la complessità”, che richiede la capacità di trovare risorse sempre nuove e “di inventarsi qualcosa di diverso”.

La parola passa a Francesco Varanini: “Muoversi nella complessità significa accettare l’idea che non esiste nessun modo ottimale di gestire le cose, nessun modo che sia ‘in assoluto’ migliore degli altri. Le soluzioni stanno già dentro i problemi e più sono complessi e più bisogna indagare alla ricerca di indizi, di una diversa chiave di lettura, rinunciando alla linearità e alla sequenzialità di pensiero. Quando negli anni ottanta ero responsabile dell’organizzazione in una grande azienda e non trovavo il modo di uscire da un problema, dopo che avevo lo avevo scomposto pezzo per pezzo, ho scoperto un’estrema risorsa: mettermi a scrivere una poesia… In una poesia c’è un aspetto soggettivo, ci metto quello che sono, e un aspetto oggettivo, con componenti di analogia, paradosso. Creo situazioni che per analogia mi fanno capire qualche cosa di me, su come affronto le cose, sulle mie chiavi di lettura. Uso un linguaggio ‘altro’ che permette di leggere i fatti in modo diverso. Ed è proprio quello che accade in situazioni difficili: si scommette sulla propria capacità di leggere la situazione in modo diverso, via via che vivo l’esperienza.”

Come di consueto i presenti si dividono in gruppi: ogni gruppo ha l’obiettivo di produrre una poesia con un tema molto generale: “il mondo del lavoro”. Ecco i risultati prodotti dai diversi gruppi:

Gruppo 1: Francesca, Evelyn, Victoria, Gian Franco.

DIVERSITA’

Non trovo l’uscita

E neppure l’entrata

Che cosa mi aspetto

Sento un grande distacco

Egli saprà indicarmi la strada…

Egli…chi? Dentro o fuori di me?

Un attimo… gli altri camminano in fretta

A me non dispiace fermarmi

Sono già fermo da un pezzo

La felicità della nuova esperienza

La fatica e l’ansia

Ricordi di serenità

Respiro, sento la vita dentro il mio cuore.

Gruppo 2: Andrea, Edvige.

I sogni sono capaci di amare un mondo complesso

E trasformarlo in un mondo felice

Vita e lavoro

Essere e fare

Come coniugare tutti gli elementi

Nei ritmi frenetici della vita?

Sono sicuro di sapere chi sei

Io nel mio ruolo, tu nel tuo?

Lasciare galleggiare

Il fragile equilibrio.

Gruppo 3: Dianora, Rita, Cristina, Ilaria, Eliana

ERO-S-CHIVA

Non è sempre così

a volte è anche peggio

come sempre dipende da chi guarda l’intreccio.

Non è sempre così

è ben altra cosa, più impalpabile invero

ovverosia palpabile;

biondi orecchini riluggono

in estasiata pausa alla macchina del caffè

sguardo d’intrigo

adesso mi sbrigo

e colgo il momento

l’estasi e il tormento.

di atto creativo che resta furtivo

Non è sempre così

l’amato progetto non esce di getto

ciò che importa è l’effetto

di corsa, di ansia, di estrema tensione

al fine, dal cuore, esce la realizzazione

… Son’ora Regina

Gruppo 4: Daniela C., Laura, Giovanna, Alessandro, Daniela D.

PASSEGGIANDO

Voi come vi vedete?

Perché non farci una passeggiatina?

In attesa delle idee…

Curiosità

Semplicità

Finzione

Tentativo di capire dove si vuole arrivare

E l’argomentazione?

E’ una passeggiata

Tentativo di approfondire

tant’è si vuol sempre capire

In aiuto ci arriva un’altra voce

entrate nello spirito

Che cosa ci si deve inventare quando non si è contadini?

E chi sarà il nostro sole?

Dove camminano, dove arrivano

I bambini ridono perché è bello

i grandi ridono perché è giusto

Gruppo 5:  Alessandro, Renzo, Paola, Michele

E’ nuvoloso

Fuori piove

qualche tuono in lontananza

Il dubbio

la bella e bionda HR

suona il suo flauto

ma le fanno eco scarne, basse e brevi note

dalla gola dei principi.

Capire

il coaching…

vento nuovo, cosa porterà?

Consapevolezza

la consapevolezza fa “stormire” gli animi…

ma siamo manager!

Il vento è pericoloso

può far cadere le foglie…

ma nuovi germogli possono nascere!!!

Sdrammatizzare

E il Presidente un po’ invadente:

“il coaching non è boxing, ma nemmeno rosa shocking.”

E il coach: “Üé, diretür, te bala l’öc!”

Gran finale: top, tip top, tip tap

Ma dov’è il top?

Gruppo 6: Francesco Z.

Se volete parlare del mondo

dovete accettare la responsabilità di essere profeta

Il profeta corre tra il mondo e Dio

Ascolta Dio e lo rivela al mondo.

Ma il profeta poi si accorge di vedere Dio sempre uguale

di ripetere sempre le stesse profezie

che diventano parola stentata e noiosa.

Allora spera che gli altri diventino profeti

E riescano a strapparlo dalle profezie

Così da cominciare ad essere profeti insieme

E scrivere poemi epici e intimi

Ah se il piano strategico della Parmalat fosse stato un poema ritoccato ogni mattina dalle mani di tutti.

Come mi sento io?

Un profeta che sta scrivendo  il suo primo poema

e spero che si ascoltato perché non diventi mai prosa.

Dopo la lettura lo spazio viene lasciato alle domande:

“Nella sua esperienza come è stata utilizzata questa metodologia in azienda?”

Francesco risponde: “L’ho sperimentata in vari contesti di lavoro di gruppo, di cambiamento organizzativo, di formazione orientata al problem-solving e alla scrittura efficace. Noi stasera abbiamo messo qualche cosa di molto personale come la poesia al servizio  di un lavoro di gruppo, di una modalità; abbiamo trovato un metodo alla base del quale  c’è una dimensione molto personale che si combina con vincoli imposti e con motivazioni individuali.”

Il tema è appassionante e si apre un dibattito tra i partecipanti di cui riporto alcuni passaggi.

“… noi manchiamo di coraggio: bisognerebbe dire a chi fa strategia di scrivere poemi perché una buona strategia è bella e bisognerebbe dire anche a chi fa questo lavoro di scrivere perché facendo cose non interessanti ci portano all’inferno come fanno le cose noiose ad accadere? Nessuno si impegnerà davvero per realizzarle: una visione poetica è davvero l’unica vera risorsa,mentre noi abbiamo perso il piano della bellezza… della poesia.”

La domanda sorge spontanea: “ I profeti sono esempi di persone che hanno fatto una vita molto difficile questa nostra visione è quindi un sogno, una impossibilità e come tale va accettata o questa visione si può realizzare e coniugare con il successo? Io vedo un sacco di consulenti molto meno ‘poetici’, ma di grande successo.”

Per dirla con una battuta “il consulente visionario è anche un po’ missionario?”

Gian Franco interviene e racconta la sua filosofia che è poi anche quella intorno a cui si è costruita Scoa: “dobbiamo osare, avere il coraggio e l’umiltà di utilizzare questa visione con le persone e questo nel coaching sicuramente ha senso, si può fare e può dare grandi contributi.

Bisogna avere molto coraggio per esprimerla nei sistemi organizzativi le due dimensioni: quella dei numeri e quella della visione devono coesistere, anche se sicuramente quest’ultimo aspetto è stato sino ad ora il meno considerato e va valorizzato”

Francesco conclude tirando un po’ le somme: “Accettare i vincoli del ruolo trovando il modo di mantenere un equilibrio e un’integrità che tenga conto dei miei sogni e bisogni e allora nel ruolo riusciamo a starci, altrimenti si crea sofferenza. Un difficile bilanciamento e una costante manutenzione tra le proprie differenti pulsioni che ci consenta l’equilibrio”

Il messaggio alla fine è univoco: “la creatività ci viene tolta da chi ci dice che stiamo facendo cose cretine solo per un’ansia di salvaguardia del suo ruolo”

Io aggiungo: non permetteteglielo.



[1] Club Scoa (School of Coaching,), http://www.schoolofcoaching.it/home.php?lang=Ita&id1=10, http://www.schoolofcoaching.it/home.php?lang=Ita&id1=17&id2=2

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