BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 31/05/2004
DIPENDENTI, RISORSE... O PERSONE
di Davide Storni

Le parole che usiamo per descrivere la realtà indirizzano la nostra comprensione della stessa.

Le metafore condizionano la nostra capacità di leggere e comprendere il reale, ci offrono un punto di vista, ma ne negano altri.

A volte sono differenze sottili, ma significative.

Come ben ha dimostrato Gareth Morgan le metafore sono strumenti potenti di conoscenza, ma rappresentano anche una limitazione e alla nostra capacità di comprensione. Così la metafora meccanicistica ci consente di approfondire la conoscenza dell'organizzazione come macchina, ma limita la comprensione dei fenomeni culturali e psicologici presenti in ogni organizzazione e riduce la complessità del sistema che stiamo indagando riconducendolo a semplici modelli causa effetto di tipo lineare.

Oggi vorrei soffermarmi su una parola che comunemente usiamo per descrivere il rapporto fra persone e organizzazioni: dipendenti. Non so perché storicamente si sia scelto questo termine, ma so per certo che esso rievoca una visione molto limitante e limitata del rapporto fra individuo e organizzazione. Innanzitutto descrive un rapporto molto sbilanciato dove l'individuo è subalterno, debole, condizionato, dipendente appunto da qualcun o qualcos'altro. In empowerment si descrive questo stato come di powerlessness, cioè di mancanza di potere, di possibilità di scelta, di libertà.

Nella mia esperienza di analista di organizzazione ho spesso ritrovato nel reale questo stato di dipendenza, dove la persona è legata all'azienda per il salario che riceve, per le direttive che deve seguire, per la formazione che riceve. “L'azienda non mi ha mai mandato a fare corsi!”, “il mio capo non valorizza le mie possibilità”, “è l'azienda che deve dirmi cosa debbo fare”. Molte volte il rapporto è di reciproca manipolazione, dove da un alto si tende a rafforzare il concetto di dipendenza per legare a sè le persone, dall'altro si usa lo stesso come arma difensiva per giustificare la propria incapacità/mancanza di responsabilità.

Altri rapporti di dipendenza: da droghe, da alcool, sado-maso, vittima-carnefice. Perché il termine dipendenza viene usato in tali contesti come per descrivere il rapporto fra individuo e azienda?

A volte il concetto di dipendenza lavora in modo sottile, contaminando chi opera con spirito altruistico per aiutare gli altri, chi cioè si occupa di formazione e/o di sviluppo delle “risorse” umane. Sviluppare dei dipendenti? Come si può sviluppare il potenziale di chi ha un rapporto di dipendenza, di assuefazione, di accettazione passiva? Negli ambiti non lavorativi si opera per liberare la persona dallo stato di dipendenza. Quindi dal rapporto di lavoro? Licenziamento come forma di aumento della libertà? Outplacement come processo emancipatorio?

Prendendosi cura delle “risorse”, analizzandone il potenziale, indirizzandole verso il giusto corso di formazione, sensibilizzando i capi ad una gestione più attenta delle risorse aziendali .... ai rischia di aumentare l'incapacità dei singoli di arrangiarsi da soli, di indirizzare la propria vita professionale, di essere autonomi e autentici. Si, anche le relazioni di aiuto possono aumentare la dipendenza come ben sanno gli operatori umanitari impegnati nel terzo mondo. Come dovrebbero sapere quelli che si occupano di “risorse umane”, che curano lo sviluppo del potenziale dei “dipendenti”. Una contraddizione in termini che è colta dalle persone per quello che è, manipolazione, elitarismo, gestione del proprio potere, autoaffermazione.

Risorse, rievoca qualche cosa di ripetibile, sostituibile, sostanzialmente impersonale, coniabile, manipolabile e trasformabile. Perché invece non parlare di persone? ovvero individui, unici, irripetibili, sempre diversi, ricchi di energia e di competenze, che ricercano affetto, autoaffermazione, spazi di libertà.

Le risorse sono dipendenti da chi le utilizza, da chi le trasforma in un prodotto o servizio.

Gli individui hanno significatività per se stessi, sono portatori di diritti, sono capaci di scelta.

Dipendenti, risorse, perché l'utilizzo di termini riduttivi per indicare il rapporto fra azienda e persone?

Non si banalizzi, questa dipendenza è continuamente rafforzata e ribadita, dai capi che non condividono le informazioni, dai sistemi informativi che non condividono i dati, da chi protegge il proprio know how specialistico, da chi gestisce in chiave di potere le leve di sviluppo e crescita delle persone, da chi dà stipendi non meritati, da chi si contorna di incapaci e immeritevoli, dalle madri che non vogliono veder crescere i loro figli , da chi offre aiuti e prebende pubblici, da chi svalorizza l'insegnamento scolastico, e l'elenco potrebbe continuare, pensate alle relazioni in cui voi stessi siete coinvolti.

Rafforzare la dipendenza crea potere, crea relazioni che difficilmente si possono rompere, crea servitù.

Alla fine però riduce anche le capacità dell'azienda, dell'organizzazione in cui queste risorse, questi dipendenti lavorano, perché gli irresponsabili non creano grande valore aggiunto, perché i dipendenti non danno suggerimenti, perché i passivi non aiutano l'azienda a cambiare.

Dipendenza e resistenza al cambiamento, due facce della stessa medaglia, dipendenza indotta e poi biasimata. Chi resiste al cambiamento? Chi non sa imparare, crescere, pensare in altre parole essere responsabile, chi non sa prendersi in mano il proprio futuro, chi è dipendente.

Creiamo dipendenza, per poi chiederci il perché di comportamenti da “dipendenti”, biasimare le persone perché non sono propositive, perché non cambiano, perché ....perché sono dipendenti,...o mere risorse.

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