BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/12/2004

VIA GESU' DAI CANTI DI NATALE

di Davide Storni

È successo la scorsa settimana ed è apparsa la notizia sui quotidiani di domenica 16. In una scuola elementare del comasco le maestre hanno cambiato le parole alle tipiche canzoni natalizie togliendo i riferimenti alla cristianità per non creare difficoltà ai piccoli di altre religioni.

Non voglio qui su Bloom fare un'arringa pro o contro il Cristianesimo o l'Islam.

Però penso che qualche riflessione sia da fare.

Innanzi tutto ci potremmo chiedere perché tanta sensibilità non è stata in passato usata per ebrei o per i testimoni di Geova o per i non credenti.

Che sia la paura del terrorismo a suscitare tanto rispetto? O semplicemente la dimensione del fenomeno (ormai i bambini stranieri o comunque non cristiani rappresentano una cospicuo minoranza, ove non la maggioranza)?

Quale sia l'impulso che ha spinto le maestre comasche a questo passo, esse hanno comunque tracciato una differenza anche fra “diversi”, alcuni degni di attenzione e rispetto, gli altri ignorati per anni e decenni.

La cosa che più mi disturba è però un'altra. Se veramente si vuole affrontare il tema dell'integrazione, se si vuole che questi bambini con tradizioni e religioni diverse imparino domani a convivere pacificamente e nel reciproco rispetto, non è negando le rispettive diversità che otterremo questo risultato.

La tolleranza nasce dalla reciproca conoscenza, non dalla negazione della diversità. Solo conoscendo i valori che hanno fondato e che reggono le rispettive culture si può cominciare ad apprezzarne il valore, magari per riaffermare il proprio credo, questa volta però in modo consapevole, non dettato da diffidenza, ignoranza o preconcetti.

Quando si ragiona per categorie astratte, per categorie, è facile estremizzare e demonizzare. Solo conoscendo da vicino le persone vere, reali, che vivono accanto a noi possiamo andare oltre le generalizzazioni, e capire.

E allora permettiamo ai bambini di parlare delle loro tradizioni, anche religiose, di spiegare i propri riti e le proprie credenze, insegnando loro il valore della diversità e della tolleranza. La conoscenza spinge verso l'individuazione di valori comuni, mentre l'ignoranza offre spunto al travisamento e alla demonizzazione della diversità, temuta proprio perché non conosciute a fondo.

Questa mania del politically correct, che porta a negare la possibilità di manifestare la propria diversità come in Francia dove l'uso di qualsiasi simbolo religioso è proibito, è a mio avviso un terribile fraintendimento che porta verso un appiattimento verso valori futili, verso il frequentarsi senza conoscersi, verso una società dove la diversità e il confronto sono negati, in nome di un rispetto solo formale. Ritengo invece che il vero rispetto consista nel riconoscimento e nell'accettazione della diversità.

Nella Gerusalemme di inizio '900 i rappresentanti delle grandi religioni monoteiste avevano l'usanza di partecipare ai riti delle altre religioni. L'invito a partecipare a feste e funzioni religiose serviva a farsi conoscere reciprocamente e a favorire il dialogo. Le tre religioni hanno convissuto in Palestina per secoli, dando esempio di capacità di rispetto e dimostrazione del valore della diversità, prima che l'illusione dell'oro nero e le logiche di un bilanciamento politico globale spingessero la regione sull'orlo del baratro.

La coesistenza e l'integrazione saranno possibili solamente attraverso una conoscenza più profonda dei reciproci valori e delle differenti usanze. Allora invece che negare le tradizioni cristiane (e ebree, islamiche, laiche) invitiamo invece al racconto di sé e della propria cultura, abituiamo i bambini a valorizzare le proprie tradizioni, da riproporre come valori su cui fondare un dialogo fra persone che riconoscono gli altri come portatori di valori e di ricchezza culturale, sia pure diversidai nostri.

Solo chi conosce e rispetta la propria cultura può dialogare con altri che hanno la medesima conoscenza della loro. Solo interrogandosi criticamente sulle proprie credenze e valori possiamo comprenderli e nel contempo vedere ed accettare la ricchezza della diversità. Solo accettando la diversità possiamo muoverci verso il nuovo, verso sintesi creative che consentano una integrazione reale, rispettosa e vitale.

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