BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 28/01/2008

HOPEFULLNESS (SPERANZOSITA') E PARTECIPAZIONE

di Davide Storni

Barak Obama vince il primo turno delle primarie democratiche in Iowa. Lo fa in uno stato di bianchi, lui nero, figlio di un immigrato dall'Africa. Lo fa puntando su chi è stato emarginato dalla politica degli ultimi decenni, i neri, certo, ma anche o soprattutto i giovani e le donne. E puntando sulla speranza (HOPE) di una America diversa, attenta a chi soffre, meno prepotente, meno legata alle grandi lobby del petrolio e delle armi. "Il tempo del cambiamento è arrivato: sarò il presidente che riporterà a casa i soldati dall'Iraq, che garantirà la sanità a tutti gli americani e metterà fine ai regali fiscali alle grandi multinazionali"
Lo fa perché ci crede, perché crede che solo in America sia possibile che il figlio di un kenyota di razza Elo e di una donna bianca del Kansas possa ambire a guidare gli Stati Uniti.
Grande realismo, ma anche grande capacità di far sognare, di far credere alla possibilità di un cambiamento. “Voi siete stati capaci di fare quello che i cinici definivano impossibile - ha detto Obama alla festa con i suoi supporter - perché avete avuto il coraggio di combattere e ora possiamo cambiare questo Paese: è finita la politica della paura e del cinismo".
Certo ora verrà il difficile, le lobby che hanno in questi anni finanziato sia pure in modi diversi sia i Bush che Clinton, si muoveranno per cercare di spostare i voti verso candidati più controllabili. E i soldi spostano voti.
Però rispetto al passato c'è una novità: più votanti, soprattutto fra i giovani e le donne. Percentuali mai viste di affluenza alle primarie testimoniano una voglia di novità che Obama ha saputo leggere e interpretare.
In America le percentuali di votanti sono sempre state basse, specialmente nelle fasce di popolazione più disagiata. La politica di disincentivazione alla partecipazione fa comodo a chi vuole mantenere i propri privilegi. Meno votanti significa più facilità di controllo.
Ora se il segnale dato dall'Iowa sarà recepito in altri stati, se cioè giovani e donne, a cui potrebbero aggiungersi neri e ispano-americani, si mobiliteranno come non avveniva da tempo, allora la speranza di vedere un reale cambiamento in America potrebbero diventare realtà. Non parlo tanto di vedere il primo presidente nero, ma proprio della maggior partecipazione alla politica, addirittura ad una politica diversa, fatta non più o non solo dal danaro, ma anche dalle persone.

HOPE, speranza, e lavoro insieme sono due punti cardine di Obama. Partecipazione e speranza: proprio la speranza anzi la hopefullness (speranzosità, capacità di sperare) è un elemento fondante dell'empowerment sia esso visto come processo di aiuto al singolo o ad una comunità. Senza speranza non ci si muove. Senza speranza gli obiettivi ri riducono al mantenimento dei privilegi e alla ricerca di espedienti. 
Se la speranza è un elemento importante dell'empowerment, la partecipazione è l'essenza stessa di un processo di empowerment. Senza partecipazione non si crea nulla di realmente utile, ma solo apparenza.

Speranza e partecipazione sono anche quello che manca da noi, Paese dove la politica nasce, ma anche muore nella ricerca costante del compromesso e della conservazione delle propria rendita, piccola o grande che sia. Paese senza sogni dove si fronteggiano politici che definire tristi è un atto di ottimismo. Italia, paese di furbi, che cercano sempre di trarre il massimo vantaggio di oggi a scapito del domani.

Abbiamo un sistema scolastico pessimo (principalmente non per colpa dei professori e dei presidi), infrastrutture insufficienti (ne sa qualche cosa chi per lavoro frequenta la zona milanese), una politica economica inesistente, una politica che non rappresenta più nessuno, se non le lobby di potere che si contendono favori e prebende.
Eppure HOPE esiste anche da noi; nel momento in cui la Spagna sostiene di averci superato nel PIL, da noi piuttosto stagnante in effetti, scopriamo che le esportazioni aumentano verso tutte le aree economiche mondiali (abbiamo superato anche la Gran Bretagna). Non certo per effetto di politiche lungimiranti e stavolta neanche per effetto dell'inflazione, ma per opera di poche centinaia di aziende, medio-piccole, che hanno capito l'economia dell'oggi e forse anche del domani, e che vanno avanti nonostante l'inefficienza del sistema Italia giocando con successo al gioco della competizione mondiale.
Hope è anche vedere che FIAT rinasce dalle sue ceneri e che a fronte di un sistema sanitario nazionale non certo efficiente, possiamo contare su un sistema sanitario privato di primo livello, tutto sommato accessibile in modo convenzionato e a costi inferiori rispetto a realtà come gli Stati Uniti.
Quello che invece continua a mancare in Italia è la partecipazione, reale, autentica (a meno di considerare partecipazione le primarie del partito Democratico).

Speranza e partecipazione sono leve forti e vincenti anche in azienda oltre che in politica e  possiamo sperare che storie di successo (comunque vada Obama ha già vinto, perché nessun nero aveva vinto primo di lui una tappa elettorale) possano aiutare la loro diffusione anche da noi così come pina piano sta avvenendo in altri ambiti, ad esempio nell'ambito della cooperazione internazionale, dove tecniche come i  participatory rural appraisals sono ormai divenute una opzione comune per le organizzazioni umanitarie.

Ma attenzione, mentre è relativamente facile far sorgere speranza, la partecipazione è più difficile da attivare. Statistiche americane ci dicono che il 90% dei lavoratori agisce conformandosi, ma senza una reale partecipazione.
Mentre la speranza è ancora potenzialità, la partecipazione implica una scelta di attivazione e questa avviene solo quando vi è credibilità; infatti mentre è facile proporre idee e sogni, difficile è far capire di crederci veramente e di possedere la capacità di portarli avanti. Pare che Obama sia riuscito a trasmettere questa sensazione all'elettorato americano (proprio oggi arrivano le notizie della sua sconfitta di misura nel New Ampshire, ma con una percentuale quasi uguale a quella dello Iowa, circa il 37%).
Io ho visto questo accadere in azienda, quando lo scetticismo che si manifesta in passività e resistenza improvvisamente si tramuta in azione, in partecipazione. Non è una cosa meccanica, non sempre sono riuscito a creare le condizione perché ciò accadesse, però è un fenomeno reale e potente. Quando la credibilità si sposa al sogno, la speranza si riaccende e nasce azione, si manifestano allora risultati che fino al giorno prima sembravano impossibili. 
Dove trovate resistenza troverete anche scarsa credibilità o sogni inesistenti, pragmatismo e piccola gestione.

Il primo passo di Obama va nella direzione giusta, non possiamo che sperare che ci fornisca argomenti di discussione e di diffusione dell'empowerment (e di speranza per noi).

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