BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 31/03/2008

UN PROGETTO PER AIUTARE (DAVVERO) L'OCCUPAZIONE E L'IMPRENDITORIALITA' NEL DISAGIO

di Guido Tassinari

La sottoesposizione della condizione che si vive nei quartieri di degrado e di esclusione e delle politiche connesse.. richiede studio, capacità e coraggio di una visione critica della città. Abbiamo svolto per diciotto anni, dalla mattina alla sera, un lavoro di ricerca, sperimentazione, elaborazione dal basso di indirizzi di politiche, accanto all’impegno della relazione con gli abitanti per l’assistenza, la tutela, la rappresentanza, nel rapporto con i responsabili e rappresentanti istituzionali, nell’inadeguatezza culturale delle Istituzioni... Continuiamo a lavorare per un cambiamento"
Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti, L’impegno dal basso per la città [2007]

La vita si omaggia davvero solo se a tutto ciò che
ha storia, e non è meramente luogo dove
la storia accade, si riconosce di avere vita propria
Walter Benjamin, Angelus Novus. Saggi e frammenti
                                                                                                   

Il tasso di occupazione a Milano–seppur più basso delle grandi città europee a cui vorrebbe/dovrebbe accostarsi- è a livelli di quasi massima occupazione. Però, quasi la metà della ricchezza prodotta in città va a beneficio d’un decimo della popolazione.

Crescon così i conflitti sociali e comunitari per mettersi al servizio di quei fortunati e per spartirsi le risorse residue, dovuti in gran parte a poca conoscenza reciproca: Milano in vent’anni ha sostituito un quinto dei cittadini [più che altro lavoratori] con immigrati poveri, con conseguente e progressiva perdita di diritti e protezioni per tutti, specie i più giovani, imputata al facile capro espiatorio del nuovo arrivato.

La popolazione di Milano è infatti sempre più variegata, m'anche sempre più segregata. I nostri quartieri popolari, che vengon usati come discarica delle emergenze, han invece un bisogno urgente di migliorare le prospettive e le opportunità per tutti, cioè lavorare tanto per l’integrazione socio-lavorativa delle minoranze, compresi i Rom dei vicini campi, che per migliori opportunità per i lavoratori poveri italiani e le loro famiglie.

Nel 1998, il Ministero dei Lavori Pubblici per frenare e invertire la tendenza generale verso il degrado di tutte le periferie delle grandi aree urbane italiane, promosse i Contratti di Quartiere [CdQ] (1), che avrebbero dovuto stimolare la rinascita dei quartieri popolari con l’urbanistica partecipativa, cioè con il coinvolgimento diretto degli abitanti nella riprogettazione e ristrutturazione [architettonica, sociale, economica] dei loro habitat naturali.

A distanza di dieci anni, i CdQ stipulati a Milano, son giudicati pressoché unanimemente –almeno per ora- un'opportunità persa: continuiam a viver in società dove la voce di intere comunità è inespressa o inascoltata: a esse non si riconosce d'avere vita propria.
                                              
Uno di questi CdQ, ancora in corso, interessa da oltre un lustro i quartieri Molise e Calvairate, edificati fra il 1929 e il ’37; ex periferia storica ora a metà fra l’Autostrada del Sole e il Duomo, e casa di una delle esperienze di partecipazione e coesione sociale dal basso più durature –oltre vent’anni- e incisive in Italia, il Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti. Da qualche mese il Comitato ha unito le forze con indi.Genti -una rete di artisti e professionisti della comunicazione, che coordino- per cercare di riempire di contenuti innovativi la scatola del CdQ con il coinvolgimento diretto dei cittadini e delle rappresentanze della società civile -italiane e immigrate- sia nella continuazione dell'urbanistica partecipativa prevista dai CdQ I e II [ma mai realizzata istituzionalmente], sia attraverso la realizzazione di progetti e iniziative proprie. Quindi, programmi di ascolto di bisogni e formazione in nuovi media, per la promozione dell’integrazione sociale, e per assistere immigrati e vecchi residenti nell’apprendimento e nell’uso di strumenti originali per raccogliere, dar forma, condividere, valorizzare le loro storie di individui e comunità; gettando le basi d'un archivio di quartiere: mediar i conflitti comunitari, dovuti a poca conoscenza reciproca, parte dal potersi incontrare, raccontare, riconoscere come pari, autovalorizzare. Accompagnare cioè il quartiere a vedersi e rappresentarsi come comunità con una voce unica, tanto dei lavoratori immigrati quanto dei loro pari autoctoni, e contrastarne l’invisibile ma reale separazione di aspirazioni e rivendicazioni, facendone uscire e risaltare i vincoli trasversali di scambio/solidarietà. Potenziando la voce del quartiere verso le istituzioni, e la visibilità e vendibilità di saperi e professionalità verso le imprese. 

Il primo passo sarà creare una narrazione collettiva di passato presente futuro del quartiere, con un uso creativo e partecipativo di molti media diversi, e aprire un Centro popolare di documentazione e di promozione culturale, che venga riempito di tutti i materiali culturali realizzati collettivamente e paritariamente da tutti gli abitanti interessati e coinvolti –e formati con gli opportuni corsi e laboratori-, dal Comitato Inquilini e dalla rete indi.Genti. Attuare così [davvero!] la partecipazione prevista dai CdQ: esser soggetti di cambiamento delle proprie condizioni di vita passa dalla convinzione che inclusione e integrazione sian possibili solo in percorsi di coesione degli abitanti, visti non come categorie di bisogno, ma come portatori di risorse sapere sentimento racconto.  Poi, conferma, rilancio, espansione dell'intesa parziale con le istituzioni [Comune, Aler, Regione, Prefettura] per il CdQ II, mediante nuove alleanze con le altre realtà associative di quartiere, con le università, con grandi imprese milanesi disponibili a stimolare e appoggiare la realizzazione della parte economica del programma di ristrutturazioni, presenti nei CdQ e finora decisamente lettera morta.

Infatti, il momento espressivo -pur fondamentale, per tutte le ragioni suddette- pensiamo debba condurre anche a un percorso di emancipazione dal degrado, e quindi va affiancato dal varo d’un Progetto lavoro e imprenditoria locale, che contribuisca a rendere sempre più autonomi gli abitanti [dall’assistenza pubblica, dalla beneficenza, dalla condizione d;inferiorità] nel rispondere primariamente ai bisogni presenti in quartiere, e che ne stimoli l’autoimpiego, l’autopromozione professionale e l’imprenditorialità [nei servizi, nell’edilizia, nella riconversione eco-sostenibile].

Una Società di mutuo soccorso del nuovo millennio: dato che buona parte della popolazione ha bisogni primari di assistenza fortissimi [vecchiaia, invalidità, disagio psichico, famiglie numerose..], e i giovani [italiani e stranieri] un forte bisogno di lavoro [e non solo di lavoretti]: si vuole [coinvolgendo le persone/organizzazioni del caso] puntare ad appoggiare la creazione di cooperative di servizi nel/del/per-il quartiere stesso [facendo formazione imprenditoriale e normativa e organizzativo/progettuale], che:
-risponderebbero ai bisogni emersi e precisati nelle prime fasi del progetto;
-sosterrebbero l'occupazione [e l'autoimpiego] in quartiere;
-ne stimolerebbero l'imprenditorialità e l'autosufficienza;
- farebbe qualcosa di molto concreto ed efficace per valorizzare agli occhi degli italiani la presenza di stranieri, diminuendone la paura di essere in competizione, e per il senso di comunità del quartiere tutto [pensate che bello se i vicini si occupassero l'un dell'altro, e ne traessero pure un beneficio economico].

Quello che serve, ora –come sfacciatamente accennavo sopra- sono medie e grandi imprese disposte ad appoggiare questo progetto -economicamente ma non solo e non necessariamente: ci aiuterebbe molto anche solo ricevere dichiarazioni d’interesse che ci confortino nell’idea di avere intrapreso un cammino lungo, difficile ma necessario, e che mostrino alle istituzioni pubbliche, come ad altri enti coinvolti nella ristrutturazione sociale, che la ristrutturazione economica è parimenti importante e possibile. (2)


Anche queste riflessioni –come quelle contenute negli altri miei articoli- sono parte di un lungo lavoro di ricerca [che da qualche anno conduco autonomamente e, più recentemente, come parte di indi.Genti, una piccola rete di artisti e lavoratori precari e del Comitato Inquilini Molise-Calvairate-Ponti, storici quartieri popolari milanesi] e fan da sfondo all’elaborazione di un progetto integrato di intervento nelle periferie milanesi, e a un romanzo/saggio/fotoreportage non ancora pubblicato ma che posso inviare in forma elettronica a chi fosse interessato [scrivendo a:  js697@libero.it].

1 - I contratti di quartiere sono programmi integrati di recupero urbano finalizzati alla promozione dello sviluppo sociale, economico ed occupazionale a livello di quartiere o d'area. Sono piani complessi ispirati dai programmi comunitari europei URBAN e dai contracts de ville francesi e belgi. La prima esperienza italiana è stata quella del bando di concorso ministeriale per I contratti di quartiere del 1998, relativo ad interventi di riqualificazione di insediamenti di edilizia residenziale pubblica. Il bando prevedeva il finanziamento delle sole opere urbanistico-edilizie, ma si poneva comunque obiettivi generali di sostenibilità e richiedeva forme di partecipazione degli abitanti, l'uso di tecnologie per il risparmio energetico e l'integrazione degli interventi con iniziative sociali ed economiche. Una seconda generazione di CdQ venne finanziata dalle Regioni, per esempio dalla legge della Regione Lazio n. 10 del 2001 per programmi di riqualificazione della periferia romana. Il finanziamento in questo caso era diretto a interventi di sviluppo locale e finanziava sia gli interventi urbanistico-architettonici che le misure di sostegno sociale e di promozione dell'economia locale. Il Ministero delle Infrastrutture con decreto 30 dicembre 2002 lanciò poi il bando di concorso per contratti di quartiere II. Rispetto al bando del 1998 vennero specificati meglio gli obiettivi sociali ed economici e il ruolo della partecipazione dei cittadini nella definizione degli obiettivi del contratto.

2 - Chiunque fosse interessato ad approfondire la questione, o a segnalarci imprese che potrebbero esserlo, può scrivermi direttamente: js697@libero.it

 

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