BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 17/05/2008

PORRAJMOS

di Guido Tassinari

Milano si prepara all’Expo 2015. Ci sarà tanto lavoro. Bisognerà ripulire la città.  

“Di solito nell’attuazione e nella razionalizzazione dell’impensabile c’è una divisione del lavoro. Le brutalizzazioni e le uccisioni vengono effettuate da un gruppo.. mentre altri lavorano per sviluppare la tecnologia (un migliore gas crematorio, un Napalm che brucia più a lungo..).. Normalizzare l’impensabile.. per l’opinione pubblica `e funzione degli esperti e dei media” (1)

”Definire significava originariamente, nel lessico prevalentemente agricolo dei Romani, porre dei confini (fines), delimitare un campo, stabilire una separazione tra quello che stava dentro e quello che stava fuori.” (2) 

“Con l’estendersi delle funzioni dello stato moderno, ebbero un grande impulso quelle che furono chiamate le politiche di popolazione.. tecniche di gestione della massa dei sudditi/cittadini mediante la divisione della popolazione.. in unità.. classificate.. con variabili giuridiche, economiche o culturali, e accompagnate da provvedimenti specifici per ognuno di tali gruppi..Dalla seconda metà del XIX secolo.. la possibilità di enucleare un gruppo.. dal corpo complessivo dei cittadini si fece sempre più concreta.. Tutte le potenze.. con popolazioni nazionalmente eterogenee (gli Imperi orientali sul territorio metropolitano, gli stati occidentali nelle colonie extraeuropee) erano soliti compilare classifiche di affidabilità delle reclute e delle popolazioni loro soggette…Prima che i massacratori acquistino potere sulla vita delle loro vittime, devono aver acquisito il potere sulla loro definizione. E’ quello il primo ed essenziale potere che rende a priori irrilevante ogni cosa che le vittime già predefinite come indegne di vivere possono fare o astenersi dal fare. Il genocidio inizia con la classificazione e si realizza come uccisione di categoria. Diversamente dai nemici in guerra, le vittime del genocidio non hanno personificazione in quanto soggetti che possono essere giudicati in base alle loro azioni. Non hanno personificazione neppure come colpevoli o peccatori. Il loro unico e sufficiente crimine è di essere stati classificati in una categoria definita come criminale o malata.” 

“Come cittadini italiani appartenenti alla minoranza.. ebraica, ci opponiamo alla cacciata dei rom da Roma:
1) Come ebrei abbiamo memoria della storia di questo popolo vittima insieme a noi della più grande barbarie prodotta dalla civiltà occidentale, la Shoah. E' il popolo che ha pagato più di ogni altro l'industrializzazione del mondo occidentale con una crescente emarginazione produttiva ed esistenziale. Mentre con l'avvento della società moderna la maggior parte dei cittadini acquistava nuove libertà, i rom venivano stigmatizzati per la loro improduttività (d'altra parte l'accusa di devianza rispetto all'ottica della produttività non è molto dissimile da quelle portate storicamente contro noi ebrei), additati a pubblico disprezzo e discriminati, impedendo alla loro diversità culturale di mescolarsi a tutte le altre.
2) Come cittadini di fronte al problema della sicurezza, evidente nelle nostre metropoli (ma le cui cause vanno ricondotte ad un processo involutivo dovuto alle politiche urbanistiche degli ultimi decenni), riteniamo che la deriva securitaria che hanno preso alcuni sindaci di sinistra.. rappresenti non solo una perdita di memoria storica ma anche un pericoloso rincorrere gli umori della cosiddetta gente aizzati a bella posta dai cosiddetti imprenditori politici del razzismo nostrano.. Un politico.. non cedendo sulle infrazioni della legge commesse dai singoli, dovrebbe porsi rispetto ai gruppi sociali con l'ottica dell'integrazione per promuovere la conoscenza reciproca tra le culture e nel caso specifico innanzitutto «fare storia della cultura rom».
3) È in atto una campagna virulenta che partendo da specifici fatti di cronaca e ignorando altri episodi che vedono come vittime gli immigrati, vede schierate le televisioni, i giornali.. Si alimenta un clima di paura che porta ad identificare nello «straniero» il capro espiatorio. Il concetto di «sicurezza» è declinato totalmente in chiave di ordine pubblico. Per noi sicurezza significa anche sicurezza di un posto di lavoro (o di un reddito), sicurezza di una casa, sicurezza di poter accedere a quei beni comuni, dall'acqua all'istruzione, fondativi di una comunità civica basata sull'inclusione e non sull'emarginazione sociale. La sicurezza o è sociale o non è! Con questo nostro appello sollecitiamo l'associazionismo politico, sociale e culturale, i singoli sensibili a fermare questa deriva, e parte della stessa classe politica non disposta a farsi arruolare in questa nuova, grave, crociata securitaria a prendere l'iniziativa e.. dare un segnale di civiltà e di opposizione a questa indecente campagna." (3)

“Molte società hanno punito la trasgressione.. trasformando i devianti in estranei, assimilati agli schiavi.. Si è formato quindi nel loro seno una speciale categoria di non-persone, di morti viventi che devono interagire tuttavia con i vivi e che devono in qualche modo essere integrati.. La soluzione più praticata è consistita nella colloaczione degli schiavi e dei devianti in una cruciale zona di confine della società e del suo universo simbolico.. Lo schiavo risiede in quel limbo che marca I confini tra dimensioni altrimenti non comunicanti. Il suo stato di morte sociale lo fa vivere in quell’area che si trova al limite tra la comunità e il caos, tra la vita e la morte, tra ciò che è sacro e ciò che non lo è.. È il padrone con la sua autorità che lo mette in contatto con il mondo dei vivi a pieno titolo, e gli consente di esistere. Lo schiavo non può fare a meno del padrone perché.. egli non esiste senza di esso. Il culmine del rapporto schiavistico viene raggiunto quando lo schiavo stesso si convince di ciò." (4)

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!" (5)

 “Che l’uomo sia destinato.. a vivere schiacciato fra gli orrori della storia, che lui stesso produce, e la matta bestialità naturale.. non è certo una scoperta di oggi. Ma la novità.. è che oggi la progressiva naturalizzazione dell’intero processo annulla le procedure di salvaguardia e incivilimento e pone fine per sempre alle dinamiche (individuali e collettive), con le quali si è fatto fronte di volta in volta alla violenza e alla sopraffazione." (6)

Porrajmos nella lingua dei Rom significa Divoramento e indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò nei loro confronti. Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime del nazionalsocialismo e dei suoi folli progetti di dominazione razziale. La storia dello sterminio degli zingari è una storia dimenticata e offesa dalla mancanza di attenzione di storici e studiosi: ancora oggi la documentazione risulta frammentaria e la relazione dei fatti lacunosa... proprio come gli ebrei, infatti, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto " razza inferiore" destinata, secondo l'aberrante ideologia nazionalsocialista, non alla sudditanza e alla servitú al Terzo Reich, ma alla morte. Ma proprio questo è il nodo centrale del problema. Per molto tempo dopo la guerra, infatti, lo sterminio nazista degli zigani non è stato riconosciuto come razziale ma lo si è considerato conseguenza - in un certo senso anche ovvia - di quelle misure di prevenzione della criminalità che, naturalmente, si acuiscono in tempo di guerra. Una tesi che trova fondamento nella definizione di " asociali" con la quale, almeno nei primi anni del potere hitleriano, gli zingari vengono indicati nei vari ordini e decreti che li riguardano. Come sappiamo, però, la terminologia nazista non è sempre esplicativa dei fatti: in questo caso il termine " asociale" viene usato per indicare coloro che, per diverse ragioni, non sono integrabili o omologabili col nuovo ordine nazionalsocialista. In realtà, gli zingari furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati, utilizzati per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio, perché zingari e, secondo l'ideologia nazista, " razza inferiore" , indegna di esistere. Gli zingari erano geneticamente ladri, truffatori, nomadi: la causa della loro pericolosità era nel loro sangue, che precede sempre i comportamenti." (7)

“Il rapporto che ricevo da lui, nella mia veste di magistrato, è breve. Durante il corso dell’interrogatorio sono emerse contraddizioni evidenti nella testimonianza del prigioniero. Messo di fronte a quelle contraddizioni il prigioniero si è infuriato e ha aggredito il funzionario che lo interrogava. È seguita una colluttazione durante la quale il prigioniero è andato a sbattere violentemente contro il muro. Ogni sforzo per fargli riprendere conoscenza è stato vano.
Per scrupolo di completezza.. convoco la guardia e le chiedo.. una dichiarazione..
Il prigioniero, perso il controllo, ha attaccato l’ufficiale. Sono stato chiamato in soccorso, ma quando sono arrivato la lotta era già finita. Il prigioniero era privo di sensi e perdeva sangue dal naso.
Gli indico dove apporre la croce e lui prende con deferenza la penna che gli porgo.
   Te l’ha suggerito l’ufficiale cosa dire? – gli chiedo pacatamente.
   Sì, signore, - mi risponde
   Il prigioniero aveva le mani legate?
   Sì signore. Anzi no, signore.
Lo congedo e compilo l’autorizzazione per la sepoltura." (8)

Grave non è il clamore dei violenti, ma il silenzio degli onesti.

Non oso dire altro: ma i tempi sono crudeli
Se siamo traditori e noi stessi non lo sappiamo,
Se ascoltiamo voci nate dal nostro timore
Eppure non sappiamo ciò che temiamo,
Ma galleggiamo su un mare violento e tempestoso,
Sbattuti da ogni parte


1 - Edward Herman

2 - Giuseppe Pontiggia

3 - Campo della Pace

4 - Zygmunt Bauman

5 - Dante Alighieri

6 - Alberto Asor Rosa

7 - Giovanna Boursier,  Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice

8 - J.M. Coetzee

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