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Pubblicato in data: 31/07/2006

L'INVASIONE DEGLI ULTRARICCHI: BILL GATES IL FILANTROPO (2)

di Guido Tassinari

Anche prima della discesa nel campo della carità di Warren Buffet e Bill Gates, le donazioni in beneficenza dei quattrocento contribuenti più ricchi degli Stati Uniti (due miliardi di dollari all’anno), ammontavano al sette per cento delle donazioni totali (circa trenta miliardi). Il loro reddito costituiva, invece, solo l’un per cento del totale.

Gli ultraricchi sono dunque – sette volte! – più generosi degli altri cittadini?

Le reazioni pubbliche a questi dati (e sulle notizie ancora più eclatanti come le recenti sparate di Buffet e Gates che han dichiarato di voler donare – attraverso la fondazione dello stesso Gates – oltre trenta miliardi a testa) si concentrano generalmente sulla quantità donata, sulla destinazione degli aiuti, e sulla motivazione dei donanti.

Le tre cose – a costo di sembrare paradossali – sono invece poco o punto rilevanti.

Propongo piuttosto di guardare all’effetto che l’impiego di tali somme – e, in certo senso, più vaste le elargizioni, più forte l’effetto – sulla libertà individuale dei beneficiati, sulla raccolta delle tasse, e sulla condivisione sociale di finalità pubbliche.

Ho già affrontato la questione che per entrare nel mondo parallelo degli ultraricchi filantropi, la parola-chiave è controllo. E che alla loro progressiva occupazione di tutti gli spazi, compresi quelli di soddisfacimento dei nostri bisogni primari non soddisfatti dal mercato (secondo la loro idea di cosa debbano essere tali bisogni), corrisponda per noi altri, la diminuizione di spazio, ossia di libertà.

Ciò avviene direttamente – ossia, appunto, con la rivendicazione di un uso dei propri soldi per il bene comune al di fuori dell’ingerenza pubblica – ma anche indirettamente, con la sottrazione di enormi capitali alla tassazione, e con il discredito che quelle elargizioni gettano sul fisco anche per i comuni cittadini. Il messaggio infatti è: noi possiamo essere esentati dalle tasse e usare i nostri soldi come meglio crediamo.

A ciò segue il corollario: le finalità pubbliche perseguite con le risorse raccolte con le tasse non sono altrettanto degne di essere perseguite di quelle che sorgono dalla vision dei mecenati (e infatti negli Stati Uniti i periodi storici di maggiori donazioni private corrispondono a quelli di restrizione del welfare e di saccheggio delle risorse comuni).

Rimarrebbe da chiederci se questi sianodanni collaterali o piuttosto il primo obiettivo degli ultraricchi (in ogni caso è un altro, ennesimo loro cortocircuito etico), ma anche questo – come le motivazioni generali – non dovrebbe interessarci; almeno non quanto la difesa dei nostri spazi, della nostra libertà, della nostra vita in comune, e quindi dei fini che ci diamo insieme, autonomamente.


1 - L'invasione degli Ultraricchi: Bill Gates Il Filantropo, del 25/06/2006: http://www.bloom.it/tassinari6.htm

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