BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 18/05/1999

LA GUERRA SECONDO BILL GATES
FalconView, Windows e il Kossovo
di Francesco Varanini

Bill Gates, si legge sulla quarta di copertina, "devolverà i proventi di questo libro in beneficenza". Ciò non toglie che il suo ultimo libro, appena tradotto nella nostra lingua (Business @lla velocità del pensiero, Mondadori), resti un impressionante monumento a se stesso. Un raro esempio di narcisismo.

Bill Gates impartisce al mondo lezioni di business; insegna a ognuno, bontà sua, come muoversi nel nuovo scenario dell’economia digitale. Parla ovviamente di come Internet cambierà il mondo. Ma di passaggio, già che c’è, non manca di fare quel che può per convincerci che le porte di questo mondo, o se vogliamo le finestre, sono quelle che ci fornisce lui, Windows.

Una visione totalizzante, una Weltanschauung Microsoft-centrica, che raggiunge il culmine nel capitolo dedicato alla guerra. Sì, perché nella visione gatesiana delle cose, la soluzione dei problemi economici, strategici e logistici di ogni esercito sta nell’uso di software Windows based.

Racconta Gates che durante la guerra del Golfo gli strateghi si resero conto di un fatto: l’anello debole stava nella pianificazione delle missioni. Obiettivi scritti su una lavagnetta, mappe conservate in un armadio, fotocopiate e rimesse insieme col nastro adesivo.

Che fare? La soluzione sta in un software basato sull’uso integrato, in tempo reale, delle tecnologie GPS e GIS. GPS: individuazione delle coordinate di un qualsiasi luogo a partire da informazione fornite dal satellite. GIS: sistemi informativi geografici, mappe digitali capaci di descrivere in ogni dettaglio il territorio, continuamente aggiornate via satellite. Su questo tutti d’accordo.

Divergono invece le opinioni sulla piattaforma hardware e sul sistema operativo. Il personale dell’aeronautica militare in servizio attivo pensa di affrontare la questione utilizzando i tradizionali sistemi computerizzati in dotazione al Pentagono. Ma non l’hanno vinta, perché –racconta Gates con malcelato orgoglio– "membri della riserva speciale dell’aeronautica militare statunitense e della guardia aerea nazionale con un’esperienza nell’aviazione civile dissero immediatamente che si sarebbero dovuti utilizzare i PC".

I riservisti, convinti della loro idea, si rivolgono a sviluppatori di software commerciale e al Georgia Institute of Technology. Il risultato è FalconView for Windows, un sistema per la pianificazione delle missioni basato su PC, sviluppato in 18 mesi. Con FalconView il tempo standard di pianificazione di una missione viene ridotto dalle sette ore del processo manuale a meno di venti minuti. FalconView, tra i cinque finalisti per la categoria ‘core business’ al Word Windows Open del 1977, è premiato dallo stesso Bill Gates nella primavera di quell’anno ad Atlanta, in occasione del Comdex.

Il programma raggiunge presto una diffusione capillare presso le forze aeree statunitensi.

Anche perché garantisce alla Difesa grandi economie: si possono infatti sostituire costose workstation con normali PC. Programmare le missioni con FalconView permette di ridurre i costi e snellire l’organizzazione. Ma –cosa più importante– dovrebbe garantire anche una maggiore precisione nell’individuare e nel centrare i bersagli.

Si raccontano meraviglie: presso una base italiana che non ha ancora accesso al nuovo software le forze NATO cercano vanamente da tre giorni su ogni mappa un certo ponte bosniaco. Allora un pilota tira fuori la sua copia di FalconView, la carica su un qualsiasi PC, e in quattro e quattr’otto individua il ponte e pianifica la missione ideale.

Gates ricorda che durante la guerra del golfo l’aeronautica militare statunitense avesse dovuto inviare fino a dodici caccia F-16 per colpire un unico bersaglio. Mentre ora l’uso di FalconView consente di ridurre notevolmente il numero dei velivoli necessari. Tramite FalconView, insiste Gates, i bombardieri B-2 sono messi in grado di attaccare fino a 16 bersagli in un’unica missione.

Dunque: "notevole risparmio di vite umane e di denaro".

Sul risparmio di denaro, niente da dire: Gates ricorda che lo sviluppo di FalconView è costato solo 2 milioni e mezzo di dollari, appena l’1% della spesa complessiva necessaria per lo sviluppo dei precedenti programmi per la pianificazione delle missioni. Ma sarebbe interessante sapere se l’uso del nuovo applicativo Windows based garantisce davvero, al contempo, un incremento della ‘qualità del servizio’, che nel caso specifico consiste nella capacità di colpire senza errori i bersagli voluti.

Secondo il tenente colonnello incaricato di sovrintendere al progetto, proprio questo sarebbe il maggior pregio di FalconView: "Il popolo americano", ha recentemente dichiarato, "non è disposto ad accettare un singolo incidente; quindi ogni minimo progresso che sapremo ottenere in termini di precisione e certezza assume un valore immenso".

Questo però veniva detto prima che il software avesse il suo vero ‘battesimo del fuoco’. Prima della guerra del Kossovo, il conflitto che –se Bill Gates ha ragione– resterà nella storia come vero esordio della Computer Aided War. Una guerra, per questo, bizzarramente più vicina a noi. Progettata e gestita con software il cui vanto è essere del tutto simile a quelli che noi, volenti o nolenti, quotidianamente lavoriamo. Una guerra dove la velocità del pensiero di generali e piloti gode del supporto di Windows, proprio come accade a me mentre ora scrivo.

Purtroppo, ci informano i telegiornali, qualche errore è stato commesso. Il popolo –non solo quello americano, ma quello kossovaro, quello serbo, italiano, e di ogni contrada del mondo– è stato costretto ad accettare l’idea che qualche ‘incidente’ continua ad accadere.

Se dobbiamo credere a Bill Gates quando ci dice che il software è determinante nel trasformare una missione in un successo; se dobbiamo credere che la "capacità di colpire senza errori i bersagli dovuti" è affidata a FalconView for Windows, quale conclusione dovremo trarre? A chi dare la colpa? Al software applicativo? Al sistema operativo?

Nella sua megalomania Gates potrebbe essersi tirato la zappa sui piedi. Mentre lui già immagina con entusiasmo ogni marine dotato di computer tascabile, Windows non rischia forse di apparire determinante nel trasformare le missioni in un insuccesso? E se, come sembra, la guerra deve prendere lezioni dal business, non avranno forse ragione quelle Corporation che non si fidano a far girare sotto Windows le loro ‘applicazioni critiche’?

E siamo poi sicuri che sia veramente vantaggioso rendere ‘user friendly’ la programmazione delle missioni di bombardamento? Non c’è il pericolo di ‘rendere tutto troppo facile’? Non c’è il pericolo di favorire la confusione tra simulazione e realtà, tra videogioco e drammatico impegno?

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