BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 03/11/2008

 

COSA PUO' INSEGNARCI LA CRISI DELLA FINANZA

di Francesco Varanini

Questo è l'Editoriale nel n. 42 di Persone & Conoscenze, rivista che come sapete ha molto a  che fare con Bloom! La crisi dei mercati finanziari non si risolve se le Borse riprendono a crescere. E' una crisi di modelli e di cultura. Come si può credere agli inviti alla fiducia formulati da persone di cui non si ha fiducia? Come si può misurare il valore con metriche differenti dalla contabilità orientata al bilancio, e dal giudizio della Borsa? Di quale management avremmo bisogno oggi? Se imparassimo la lezione, cosa faremmo di diverso?

Cosa ci dice la crisi della finanza? Possiamo essere Amministratori Delegati, o Chief Information Officer che dir si voglia, possiamo essere Chief Financial Officer, possiamo essere consulenti esperti di Capital Markets, Corporate Finance, Private Equity, Structured Finance, Asset Management, Risk Management. Alzi la mano chi ha voluto vedere stava succedendo, alzi la mano chi ha detto che le cose potevano essere guardate da un altro punto di vista.
Il pensiero unico, il pensiero forte, è sempre pericoloso. Tutti ragionano allo stesso modo, discorso conferma discorso. Ci si conferma a vicenda che l'unico schema possibile è questo. Perché i master danno una formazione uguale per tutti. Le grandi  società di consulenza leggono il mondo in base a un unico modello. I talenti presi in considerazione sono persone preparate a non cambiare una virgola.  Anche gli head hunter contribuiscono per la loro parte: per coprire una posizione di vertice scoperta, non si riesce a pensare ad altri che a chi sta già ricoprendo la stessa posizione in un'altra azienda. E anche il sistema premiante concorre: le remunerazioni sono legate a questo modello, dominato dalla finanza. Per ogni manager che si rispetti il futuro professionale, insomma, è visibile solo dentro questo mondo.
Non abbiamo saputo dubitare. Non abbiamo pensato che più le parole sono incomprensibili, più il funzionamento di un prodotto (finanziario o no) risulta inspiegabile in parole povere, più dovremmo pensare che c'è qualcosa che non va.
Non abbiamo pensato che crescere a dismisura non è sano. Non abbiamo pensato che cercare rendimenti sempre più alti è insensato.
Sapevamo, ma abbiamo fatto finta di dimenticare, che un conto è l'economia reale, la produzione di beni e servizi, un conto è produrre valori fittizio per mezzo di valore fittizio. Sapevamo che  il mercato finanziario danneggiava l'economia reale, anziché servirla.  Sapevamo che un credito inesigibile resta inesigibile anche se spezzettato, nascosto qua e là. Sapevamo che nei prodotti finanziari era nascosta immondizia triturata, e non immondizia qualsiasi, ma immondizia dannosa per la salute. Ma abbiamo fatto finta di nulla.
Qualcuno che predicava nel deserto ci sarà anche stato, ma chi aveva tempo di starlo ad ascoltare?
Eppure la crisi finanziaria -forse parlare di crisi è riduttivo- c'è, è sotto i nostri occhi. Ci siamo fatti trovare impreparati.
Non ho risposte. Racconto però un fatto accaduto pochi giorni fa. Una grande società di consulenza offriva i suoi servizi a una grande azienda. Contro le aspettative, il dirigente della grande azienda rifiuta l'offerta della società di consulenza e sceglie una via diversa, meno battuta, più rischiosa. Il partner della società di consulenza non riesce a capacitarsi. Dice: “ma come, se sceglieva noi, che siamo il leader del settore, si parava il culo; tutti fanno così: perché lui non l'ha fatto?”. Vuole convincersi di non aver sbagliato nulla nel formulare l'offerta, vuole convincersi che la scelta del manager è stata determinata da oscure pressioni. Non vuole, non può accettare che quel manager abbia avuto il coraggio di fare una scelta non consueta, controcorrente. Non vuole credere che la scelta del manager sia fondata su atteggiamenti morali, sensazioni, intuizioni.
Certo, questo manager, questo dirigente, che ammiro molto per la scelta fatta, si è preso un bel rischio. Ma ha fatto il suo lavoro, il lavoro per il quale è pagato. Ogni manager dovrebbe comportarsi così.
Questo manager ha saputo far leva sulla propria autostima. L'autostima libera dalla dipendenza dai modelli esterni. L'autostima si fonda su valori che uno porta con sé. Valori che vengono prima del valore che è il mercato della finanza vuole vedere. Anchedi questo parleremo nell'incontro-confronto organizzato da Persone & Conoscenze a Padova, il prossimo 25 novembre. (1)
Tra i valori che vengono prima di ciò che la finanza sa e vuole vedere, c'è certamente la diversità. Leggete anche in questa ottica la sezione speciale che trovate in questo numero della rivista: contro il pensiero unico si combatte dando spazio a persone che portano nel management, e in genere nel mondo del lavoro, modi differenti di vedere le cose.


1 - www.este.it/cosa_convegni.html

Pagina precedente

Indice dei contributi