BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/07/2009

 

NISHIDA, NONAKA E LA CRISI DEL MANAGEMENT

di Francesco Varanini

Nonaka
Ha senso parlare oggi di management? Si può considerare il management una disciplina, un'area di sapere autonoma? Non credo proprio. Basta guardarsi intorno per dire che il management ha fallito.
La mia diffidenza nei confronti della 'scienza' del management mi fa spinge a tenermi lontano da coloro che si autodefiniscono studiosi di management. Non solo, mi porta a diffidare  anche di coloro che, pur senza autodefinirsi studiosi di management, sono riconosciuti come fonte di riferimento autorevole dagli studiosi di management.
Faccio poche eccezioni. Una di queste  riguarda Ikujiro Nonaka.
Non tanto per un libro famoso, The Knowledge Creating Company, (1) che pure, nel mazzo dei 'libri di management', si distingue come una perla. Quanto piuttosto per una intervista rilasciata il 23 febbraio 1996, un anno scarso dopo l'uscita del libro. (2)
Intanto, trovo nell'intervista quei rimandi biografici, quegli accenni alla vita vissuta che sempre più mi sembrano necessari per dare senso a qualsiasi opinione. Più che una teoria, visto che ognuno di noi può costruirsela, interessa la storia di come una persona intelligente ha costruito la sua 'teoria'. C'è da imparare molto di più dalle tracce di questo percorso che dalla teoria in sé.
Già in The Knowledge Creating Company potevamo leggere:We have to go back to Plato and Descartes; this is the issue for contemporary management”. Preferirei altri filosofi, magari Spinoza e Wittgenstein, però mi sembra giusto il richiamo alla filosofia. Tornare alla filosofia, perché così come minimo si passa dalle riflessioni di seconda mano degli studiosi del management a 'pensiero nuovo'. Filosofia quindi intesa non come sapere filosofia codificato, ma come 'filosofare'. Chi sa pensare in modo originale, sa pensare anche come possono essere guidate e organizzate le imprese.
Apprezzo Nonaka proprio per questo: è un pensatore originale. Pur chiamato dall'intervistatore a parlare di management, non guarda il management, ma guarda  intorno, dietro, davanti al management.
“In my view, management is not about technique or methodology, but about value. What is good? What is beautiful? What is truthful?”. 
C'è un richiamo alla saggezza, al possedere e al mostrare -senza ostentazione- virtù morali. Si guarda ad un punto di incontro tra etica ed estetica. “Knowledge has something to do with truth, goodness, and beauty”.
In tempi in cui le regole da rispettare sembrano essere innanzitutto i dettami della comunità finanziaria, in tempi in cui si tende a considerare l'avidità una virtù, si può, si deve avere il coraggio di dire che esistono altri metri di misura. “Knowledge-creating companies”, ci ricorda Nonaka, “may not necessarily be good at making money, but in the long run they will win”.
Mi soffermo specialmente sul concetto di goodness, perché mi ricorda  il titolo dell'opera che ha reso noto in Occidente Kitaro Nishida.
Quando avevo letto per la prima volta The Knowledge Creating Company non sapevo nulla di Nishida, perciò non avevo fatto caso a come Nonaka, accanto ai filosofi occidentali, cita Nishida. Ma ora colgo nessi: lo sguardo di Nonaka, puro sguardo attento alla conoscenza che emerge qui ed ora, è anche lo sguardo di Nishida.

Nishida
Nei primi anni del Ventesimo Secolo, a partire da tradizioni filosofiche molto differenti,  in luoghi lontanissimi l'uno dall'altro, grandi pensatori ragionano sul senso dell'esperienza, arrivando a riflessioni convergenti: Edmund Husserl a Gottinga, William James a Harvard, Kitaro Nishida a Kyoto.
A Nishida mi avvicino con cautela. Non posso capire un pensiero che viene da un luogo così lontano. Ma credo che sia utile a tutti noi questo sguardo nutrito di cultura buddista e Zen, volto a rileggere la tradizione filosofica occidentale.
Diversa cosa è 'importare' nella tradizione e nella lezione della filosofia occidentale il sapere orientale. Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger, sono fortemente segnati da un modo di pensare legato a fonti orientali. Anche Kant forse aveva debiti nei confronti del pensiero cinese. Ma il nostro pensiero, per quanto corretto da questi apporti, resta un pensiero condizionato dalla trascendenza e dalla metafisica. Un pensiero che si depotenzia nel tentativo di costruire sistemi, nella ricerca di fondamenti.
Forse solo Spinoza, prima del Ventesimo Secolo, ci propone un approccio alla conoscenza privo di fondamenti: critica dell'intelletto, purificazione, panteismo e immanentismo.
Nishida ci porta oltre. Conosce la nostra filosofia e forse si sforza anche di conformarsi ai suoi codici. Ma al di là dei raccordi bibliografici, e di una contestualizzazione -aspetti che non vanno oltre la superficie- il suo pensiero il suo accede alla conoscenza ci appare 'altro'. Ci è impossibile non vedere la differenza (3). Differenza, appunto, non è gettare uno sguardo fuori, è accettare lo sguardo dell'altro, e la parola che nasce da questo sguardo.
La conoscenza è comprensione, lettura dell'immediato. Applicandomi a intendere,  da lontano, il  pensiero di Nishida, ricorro per analogia all'haiku. Poesia essenziale, trasparenza senza limite, richiamo alla natura circostante, all'emozione dell'istante. Così e qui emerge la conoscenza. Un modo di pensare lontano dal nostro 'comunicare una idea': è, invece, un invito a risvegliare ciò che abbiamo già in noi, immanente. Qualcosa che è nascosto, ma è potenzialmente presente, si manifesta come illuminazione. Il groviglio che ho in mentre si dissolve in una pacificante consapevolezza di comprensione: emerge conoscenza adeguata. In quell'istante il microcosmo personale si fonde con il macrocosmo dell'ambiente.
La conoscenza è “pura esperienza”. Non ha fondamento, ma ha basho. Basho: ubicazione, posto, topos, terra, focolare, base materiale e allo stesso tempo spirituale. Non radici alle quali siamo vincolati, ma luogo che abitiamo. L'esperienza che in ogni istante stiamo vivendo si situa in un qui. Solo se c'è basho c'è conoscenza.
Sensazioni, percezioni, corpo, contribuiscono al fenomeno emergente. Il fenomeno è questo, si manifesta così, solo in questo istante e solo in questo luogo. Colgo qui una spiegazione del perché ci lascia insoddisfatti la conoscenza strutturata, la conoscenza chiusa in libri, programmi di studio, Basi dati assoggettate a  un modello: la struttura non solo è data prima, è -innanzitutto- data a prescindere dal basho. Dobbiamo invece, con Nishida, pensare che una conoscenza che non sia un inganno per noi stessi non può che essere consonante con un basho. Solo se il basho, per sé e per gli altri, ognuno il suo basho, è accettato e vissuto, è possibile un pensiero globale che non resti affermazione vuota.

Stili di guida: oltre la giustizia, la saggezza
Guardare alle organizzazioni con questo sguardo, senza attaccamento, senza compromessi, senza fondamenti, non è facile. Ma credo che Nonaka voglia parlarci di questo. Scopriremo momento dopo momento cosa fare, se metteremo da parte i pre-giudizi e i modelli.
Se il management è, come appare, una leva che fa prevalere mediocri e arrivisti, dovremmo cercare altre vie. Se le imprese, così come sono, producono scarsi risultati, e allo stesso tempo generano frustrazione e stress,  dovremmo a come cambiarle, a come renderle più adatte a portare alla luce le conoscenze latenti, i talenti nascosti.
Abbiamo criticato il management dal punto di vista della giustizia. Ma l'affermare che l'organizzazione è ingiusta è vano. Per che non sappiamo come rendere le organizzazioni più giuste. Non sappiamo neanche definire la giustizia. Non sappiamo definire l'equità. Dobbiamo accontentarci di 'una certa giustizia'.
Forse invece dovremmo invece seguire, con Nishida e con Nonaka, la via della saggezza.

Forse il nuovo modo di guidare le imprese


1 - Ikujiro Nonaka, Hirotaka Takeuchi, The Knowledge-Creating Company: How Japanese Companies Create the Dynamics of Innovation, Oxford: 1995; trad. it. The knowledge-Creating Company. Creare le dinamiche dell’innovazione, Milano Guerini e Associati, 1997.

2 - Claus Otto Scharmer (ed.),  Knowledge Has to Do with Truth, Goodness, and Beauty. Conversation with Professor Ikujiro Nonaka, Tokyo, Japan, February 23, 1996, http://www.dialogonleadership.org/interviews/Nonaka-1996.shtml

3 - Kitarō Nishida, Zen no kenkū, Iwanami Shoten, Tokio, 1911; trad. inglese An Inquiry into the Good, New Haven : Yale University Press, 1990.

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