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Pubblicato in data: 20/12/2010

 

SCACCHI

di Francesco Varanini

Del gioco degli scacchi conosciamo almeno alcune delle regole. Ma spesso ci si sofferma su letture superficiali. Lo scacco matto ci fa pensare alla fine del re, e quindi alla fine del gioco. Ma in realtà il persiano shah mat non sta, come vogliono alcune traduzioni, per 'il re è morto'. L'espressione ci colloca in una situazione di incertezza, precedente alla possibile morte. La morte non è che una delle possibili conseguenze. Il re (o se vogliamo, lo scià) è 'senza difesa'. Dice con precisione l'Oxford Dictionary of English Etymology: checkmate: 'the king is helpless'.
Di qui arriviamo dritti dentro l'economia, o meglio dentro la contabilità. Lo scacco -non necessariamente matto- ha a che fare con i titoli di credito, in particolare con l'assegno. L'inglese check, sia nel senso di 'arrest', 'stoppage', 'restriction', sia nel senso di 'counterfoil', 'identifying token', discende da quel persiano shah.
Da questo senso di 'counterfoil', nel 1700, lo stretto significato bancario di 'written order to  a banker to  pay out money'. Di qui il senso del Chancellor of the Exchequer, in Inghilterra ministro delle Finanze e dell'Economia. E così si capisce meglio la traduzione italiana Cancelliere dello Scacchiere...
Lo chèque (il francese deriva dall'inglese), l'assegno, prendono il nome non dallo scià, o dal re, non dal mondo storico e politico,  ma da quella particolare situazione che si determina sulla scacchiera, nel gioco degli scacchi.
Lì lo scià, il re, in realtà, è sempre in pericolo, ogni mossa richiede un check, una nuova analisi della situazione, una nuova lettura del mondo.
Potremmo anche dire, caro Claudio, che la vita in generale, e la vita economica in modo speciale, è un gioco giocato in questa zona di confine, dove viviamo privi di conforto, di sicurezze. Se il re è sempre helpless, figuriamoci noi sudditi.
Di fronte ad ogni sconfitta, ogni insuccesso, ogni fallimento ci conforta sapere che il gioco continua. Il rovescio della medaglia è che dobbiamo imparare a vivere in questa zona grigia, sempre in prossimità della fine.
Facile sentirsi come nel Finale di partita (Fin de partie, Endgame) di Beckett. Hamm, anziano signore cieco, incapace di reggersi in piedi, ed il suo servo Clov, incapace di sedersi, trascinano la loro esistenza in una casa in riva al mare. Ma forse in realtà fuori non esiste più nulla, né il mare, né il sole.
Non è facile coltivare comunque la speranza. Credere che il mondo esiste, e che noi partecipiamo, oltre ogni scacco, alla sua costruzione.

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