IL MODELLO
INTERSTIZIALE
di Francesco Varanini
Argomento
A partire: da una esplicitazione del funzionamento reale delle grandi organizzazioni dalla ricostruzione di un diffuso percorso di crescita di nuove organizzazioni
é possibile proporre un modello utile ad osservare in modo non consueto le grandi organizzazioni, mettendo a fuoco opportunità trascurate in particolare
Scenario
Nel mondo dell'industria,
dei servizi, delle organizzazioni no-profit, ci muoviamo all'interno di uno scenario
sovrappopolato. Le organizzazioni saturano gli spazi, si sovrappongono e si intersecano.
Si controllano e si soffocano l'una con l'altra.
Ci troviamo di fronte a
organizzazioni iper-articolate, burocratizzate, lente, malamente conosciute anche dalle
funzioni aziendali deputate a conoscerle. Caratterizzate da sempre più alta dissipazione
di energia, sempre meno capaci di produrre ricchezza, capaci di produrre solo a costi
preventivamente calcolati e non comprimibili, in grado di muoversi solo su percorsi
prefissati, per tappe predefinite.
Il dire che il sistema é
efficace perché esiste e sopravvive significa sostituire la riproduzione alla produzione,
la conservazione all'innovazione, la sopravvivenza alla competizione.
L'inefficienza genera
inefficienza che genera inefficienza che genera inefficienza.
Le grandi strutture sono
impermeabili al lavoro di smontaggio/alleggerimento/cambiamento. La ricerca e l'intervento
sull'organizzazione sono subordinati a un modello riproduttivo. Gli interventi orientati
al mutamento restano all'interno della meta-organizzazione, ovvero sempre sotto la cupola
dell'ideologia che ha prodotto l'organizzazione. Le funzioni aziendali deputate a
promuovere lo sviluppo -siano funzioni interne o consulenti- fanno parte di quella stessa
classe dirigente che governa le organizzazioni: lavorando per il mutamento negherebbero le
condizioni della propria sopravvivenza.
I mutamenti sono
finalizzati alla modifica dei rapporti di potere, non allo sviluppo e alla creazione di
ricchezza.
Dato lo scenario
sovrappopolato, é sempre più difficile trovare spazi per creare nuove organizzazioni.
Data la saturazione degli
spazi, é sempre più difficile trovare ambiti di crescita e di espansione all'interno
delle organizzazioni.
La superficie non é
'liscia' come viene fatta apparire. Il tessuto non uniforme ma a pelle di leopardo:
all'interno delle stessa organizzazione esistono aree di efficienza e sacche di
inefficienza, luoghi di sviluppo, di stagnazione, di recessione. Ma le procedure aziendali
collegano le zone presupponendo un tessuto uniforme.
L'innovazione
schumpeteriana é bloccata dal peso della burocrazia.
In nome della propria
sopravvivenza l'organizzazione rinuncia ad utilizzare il desiderio di fare, le pulsioni,
le emozioni, la creatività dei soggetti lavoratori dipendenti.
Ma d'altronde
- i soggetti lavoratori non riescono a rinunciare al bisogno di oggettivarsi (lavorare, costruire, produrre)
- l'organizzazione esprime un 'biologico' orientamento alla propria sopravvivenza. Ma lo esprime per lo più attraverso comportamenti 'segreti' e 'clandestini', comportamenti che gli strumenti di controllo e di regolazione standard (procedure, sistemi valutativi) non sono in grado di rilevare.
Dalla parte delle grande organizzazione
Il lavoro nella grande organizzazione e negli interstizi
- esplicitando l'organizzazione di fatto, legittimando la collaborazione dei propri dipendenti con organizzazioni interstiziali (con vantaggi dal punto di vista delle relazioni interne)
- interpretando i propri dipendenti come 'imprenditori di se stessi', ovvero trasformando ruoli aziendali appetiti dal mercato in centri di profitto, con obbligo di recupero sull'esterno di una parte del costo di struttura.
Punto di vista interstiziale
Cenni a casi
Cenni bibliografici
Ivan Illich: illusorietà
degli strumenti di misura economico-statistici; centralità del concetto di scarsità;
'lavoro ombra': Shadow Work. London & New York: Marion Boyars, 1981; trad. it. Lavoro-ombra,
Mondadori, Milano, 1985. Toward History of Needs, New York: Pantheon Books; trad.
it.: Per una storia dei bisogni, Milano: Mondadori, 1981.
Hernando De Soto:
esigenza di 'leggi buone' se si vuole portare alla luce l''economia informale';
imprenditorialità diffusa offesa dalla burocrazia: Hernando De Soto, El otro sendero,
Lima: Instituto Democracia y Libertad, 1986 (disponibile anche in altre edizioni, p. es.
Bogotà: Oveja Negra, 1987).
Guy Debord: guardare
fuori dal cono di luce della comunicazione di massa, e della informazione ufficiale:
La Société du spectacle, Paris: Lebovici, 1971. Commentaires su la Société du
spectacle; trad. it. Milano: Sugarco, 1990.
Dietrich Bonhoeffer:
etica della sofferenza accettata (portare la propria croce); farsi carico di tutti i pesi
possibili come stile di lavoro: Widerstand Ergebung, prima ed. 1951, ora München.
Chr. Kaiser, 1970; trad. it. Milano: Edizioni Paoline, 1988.
René Thom, Edgar Morin:
catastrofe, momento di rottura, evento come oggetto d'indagine. Edgar Morin (a cura di)
Teorie dell'evento, Milano: Bompiani, 1972.
Paolo Fabbri: sguardo
capace di cogliere (positive) differenze anziché deficit: "Le comunicazioni di massa
in Italia: sguardo semiotico e malocchio della sociologia", VS, 5 (1973).
Philip K. Dick, Ursula Le
Guin, William Gibson (esemplari tra gli scrittori di fantascienza): scenari futuribili
popolati di ruderi tecnologici; grandi organizzazioni che si autoperpetuano in lontananza,
senza nessun collegamento con la quotidianità del soggetti.
Ancora a proposito di
metafore letterarie: Francesco Varanini, "L'organizzazione dei sotterranei, ovvero
l'organizzazione sotterranea" (a proposito di Georges Simenon, Les caves du
Majestic, 1942): sta in Sviluppo & Organizzazione, 147, gennaio-febbraio
1995.
IL MODELLO
INTERSTIZIALE
Paralipomeni, ovvero
approfondimento da un punto di vista metodologico
1. La ricerca é di norma riproduttiva. Non guarda -sceglie di non guardare- agli interstizi.
1.1. Non si può guardare agli intestizi nei modi tipici della ricerca riproduttiva.
1.2. Gli interstizi non riconoscono nessun status al ricercatore. Perciò il ricercatore non si avventura negli interstizi se non per 'parlarne male'.
1.3. Negli interstizi le gerarchie e i rapporti di potere non corrispondono a gerarchie e rapporti di potere visibili dall'esterno, ovvero alle gerarchie e ai rapporti di potere delle organizzazioni formali.
1.4. Guardare agli interstizi, "aprire spiragli": vedere fessure negli oggetti altrimenti visti come superfici lisce e prive di fessure. Guardare agli interstizi: parlare almeno per accenni di ciò che normalmente non viene guardato-detto.
2. Ogni ricerca sulle organizzazioni può essere riletta in chiave interstiziale. Tutte le organizzazioni contemplano interstizi - tutte possono essere guardate dal punto di vista delle loro fessure, buchi neri, zone grige.
Per una volta mettere l'accento sull'altra faccia delle organizzazioni. Quella trascurata dalla ricerca 'normale'. La faccia calda, empatica, affettiva, ludica, presente in ogni organizzazione, ma costretta negli interstizi della 'forma' organizzativa.
3. L'organizzazione intersitziale, per essere osservata, necessita di un modello, un approccio euristico, un modo di fare ricerca e guardare ai risultati della ricerca. Significa chiedersi: cosa apparirebbe dietro al Fordismo, al Taylorismo, alle Human Relation, alla Qualità Totale, al Rengeenering, se il ricercatore sapesse guardare agli aspetti non immediatamente visibili dell'organizzazione?
4. L'organizzazione interstiziale funziona sotto/dentro. Vive dietro la facciata dell'organizzazione liscia. Emerge, viene alla luce dove e se non se ne ha timore.
5. Si potrà costruire una mappa dove accanto all'approccio orientato alla formalità -ciò che é normalmente visibile e che si vuole che venga visto- sia affiancato ciò che é invisibile, e che può essere visto solo apprendendo a guardare negli interstizi.
ORGANIZZAZIONE LISCIA |
ORGANIZZAZIONE INTERSTIZIALE |
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Forma | Contenuto | Forma | Contenuto |
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ordini di servizio |
ruoli e gerarchie |
voci di corridoio, passaparola |
visibilità, autorevolezza, line informale |
disposizioni operative |
norme e regolamenti |
lettere e telefonate |
relazioni sociali di fatto |
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archivi |
documenti di rilievo legale |
cassetti e cestini |
tesi e modelli ufficialmente scartati |
basi adti host |
il dover essere |
cartelle sul discofisso di personal computer |
voler essere |
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orario di lavoro |
praxis |
pausa mensa e coffee break |
poiesis |
Appendice poetica
Interstizi
Ho conosciuto palombari,
piloti di Cessna e di bob,
commercianti di monili,
portaborse,
poeti davanguardia,
guardacaccia,
ali destre, catchers,
veterinari, collezionisti
di farfalle,
autisti di ambulanze,
falegnami,
studioso di cimbro e di
eschimese
ma per lAzienda solo
anonimi impiegati
al massimo di primo livello