BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 04/06/2001

AZIENDA TRASPORTI MILANESI: AL SERVIZIO DI CHI

di Francesco Varanini

Due milioni di passeggeri al giorno, tremila veicoli distribuiti fra Milano e hinterland, più di 1300 chilometri di rete in superficie e 70 in metropolitana , 800 pensiline di fermata in città e milioni di documenti di viaggio venduti nel corso dell’anno. L’Azienda Trasporti Milanesi –recita un testo che si può leggere sul sito ufficiale- dal 3 gennaio 2001 si è trasformata in Società per Azioni. Come prevede il contratto di servizio stipulato con il Comune di Milano, l’ATM si occupa della gestione e dello sviluppo del trasporto pubblico, in tutte le sue modalità.

Sul sito (www.atm-mi.it) si trovano anche informazioni sui progetti e le strategie della società. Si tratta, è evidente, di una società destinata ad offrire servizi ai cittadini. Si legge infatti: "Per rendere gradevole, sicuro e quindi convincente l’utilizzo del mezzo pubblico rispetto a quello privato appare di fondamentale importanza l’introduzione di sistemi di trasporto e di veicoli più confortevoli e veloci, insieme a tutte quelle innovazioni tecniche e tecnologiche che possono contribuire ad offrire un servizio più funzionale alle esigenze della collettività".

Avendo scelto di non girare in città in automobile, sono un affezionato utente di questo servizio, titolare dell’abbonamento annuale ordinario urbano numero 235326. Chiedo al management dell’Azienda, e perché no anche al sindaco di Milano come si possa pensare che una recente iniziativa possa conciliarsi con l’obiettivo di rendere "gradevole, sicuro e quindi convincente l’utilizzo del mezzo pubblico rispetto a quello privato". Ben vengano innovazioni "che possano contribuire a offrire un servizio più funzionale alle esigenze della collettività". Perché certo, Milano ha meno linee di metrò forse di ogni altra metropoli europea, e alle otto di mattina l’affollamento è notevole.

Ma si vorrebbe perlomeno che la qualità del servizio non subisse gravi cadute. Perché purtroppo una recente innovazione costringe a porsi una domanda: a quali utenti si rivolge il servizio? Pensavo che il metrò fosse al servizio dei cittadini che si muovono. E devo invece dire che, forse, è innanzitutto al servizio degli utenti pubblicitari.

Certo, "ATM ha tutti i numeri per offrire all’utente pubblicitario ottime ragioni di investimento". Leggiamo sempre sul sito: "l’offerta pubblicitaria si è progressivamente ampliata, affiancando alla più tradizionale affissione formule nuove ed accattivanti, come la decorazione integrale dei mezzi. La recente acquisizione degli esercizi commerciali nelle 84 stazioni del metro, le promozioni periodicamente organizzate per incentivare l’uso del trasporto pubblico, gli avvisi commerciali sui documenti di viaggio e le iniziative nelle stazioni metropolitane hanno potenziato il ventaglio di offerte commerciali che A.T.M. mette a disposizione di imprese grandi e piccole".

Sì, ma quando è troppo è troppo. Noi clienti del trasporto pubblico milanese, noi che trascorriamo "in media un'ora al giorno, attesa compresa, su tram, bus e metrò". Noi, "circa un milione di persone", che viaggiamo ogni giorno sulle tre linee della metropolitana, non capisco perché dobbiamo sopportare, da qualche tempo a questa parte, un bombardamento di spot pubblicitari, spesso oltretutto sparati ad un volume altissimo.

Leggo sul sito: "proprio per raggiungere questo vasto pubblico è disponibile oggi un canale pubblicitario immediato ed efficace. Si tratta di Videometro: intrattenimento, informazione e messaggi commerciali sulle banchine di attesa delle principali stazioni della sotterranea, una formula di comunicazione innovativa già sperimentata negli aeroporti". Purtroppo, me ne ero accorto da solo, per non essere assordati è ormai impossibile, per esempio alla stazione di Piola, attendere le vetture sulla pensilina. Bisogna ritirarsi sulla scala.

"Su grandi schermi da 100 pollici posti in banchina tra i due binari, scorrono video musicali, spot pubblicitari e novità cinematografiche, che si alternano con altrettanti spazi informativi dedicati al trasporto pubblico, agli eventi cittadini, ai teatri, alla moda e al turismo". "Un sondaggio ha confermato l'alto gradimento dei passeggeri del metrò per questa inedita forma di intrattenimento". Ma quando? E dove? Vorrei conoscere come è stato svolto questo sondaggio. E i suoi risultati.

E poi, l’orientamento al servizio dovrebbe essere il primo obiettivo strategico di una Azienda che, in base a un contratto di servizio stipulato con il Comune, risponde a bisogni primari della cittadinanza. Perciò se anche solo una minoranza si ritenesse disturbata da una forma di pubblicità evidentemente invasiva, i diritti di questa minoranza di cittadini utenti dovrebbero essere rispettati.

Bel coraggio, comunque, chiamarla ‘forma di intrattenimento’. I cartelloni sono uno sfondo, uno può guardarli o no. Ma questi spot invece sono invasivi, violano la privacy del viaggiatore. La sua tranquillità. Se a casa mia accendo la televisione, scelgo di vedere pubblicità. Posso spengere o cambiare canale. Lo stesso se sfoglio un giornale. Decido io se e quando soffermare lo sguardo sulle pagine pubblicitarie. Questa, invece, è una imposizione. Sono forzato a subire il messaggio.

E la storia dell’intrattenimento è chiaramente capziosa. Chi chiede all’ATM di offrire intrattenimento? L’intrattenimento me lo cerco dove e quando voglio. Lo scopo dell’Azienda, mi pare, è offrire mobilità. Nei modi più tranquilli e gradevoli.

Mi si dica semmai che questa innovativa forma di pubblicità garantisce grandi introiti, e mi si chieda se sono disposto a subire la pubblicità in cambio di un abbassamento del costo del biglietto o dell’abbonamento.

Qualcuno poi spieghi le ragioni di una discriminazione. Il diritto al trasporto è uguale per tutti. Allora, perché devono esistere differenze tra chi usa una stazione del metrò o un’altra, solo perché in alcune è possibile sparare contro il muro questi spot, mentre in altre è impossibile. E si può quindi attendere tranquillamente l’arrivo del metrò.

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