BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 23/07/2001

La formazione che serve davvero

di Francesco Varanini

La formazione, presa di per sé, come abitudine, come strumento di mera ‘manutenzione del clima’, come ‘atto dovuto’ magari negoziato con la controparte sindacale, ha ormai fatto il suo tempo. Esistono fornitori di formazione che stanno vivendo situazione di grave crisi, proprio perché continuano ad offrire questa formazione standard, da anni uguale a se stessa. Ma che senso ha parlare oggi del ruolo del capo, o del lavoro di gruppo, o della delega, così, astrattamente, quando oggi le risorse si guidano attraverso strumenti di workflow, e ogni lavoratore è innanzitutto un knowledge worker? Si può parlare di comportamenti organizzativi solo se si parla degli strumenti attraverso i quali i comportamenti organizzativi si oggettivano. Basta dunque con i corsi generici, basta con la psicosociologia generalista.

Ha senso, semmai, fare formazione sull’uso degli strumenti: Lotus Notes, la posta elettronica, la Intranet, la rete locale. Un uso che sarà diverso in funzione del ruolo. Il capo dovrà apprendere ad usare gli strumenti in termini di coordinamento, e perché no di controllo – per esempio dovrà comprendere cosa chiedere, o imporre all’amministratore di sistema rispetto all’uso delle risorse disponibili sulla rete locale: quali contenuti mettere a disposizione, quali barriere di accesso imporre a gruppi di lavoratori o a singoli lavoratori.

E d’altro canto il lavoratore vorrà apprendere come, in concreto, entrare in possesso di contenuti ed informazioni significative. Si tenga conto di come sia oggi importante fare leva sul coinvolgimento, e si ricordi che il coinvolgimento si fonda sulla condivisione del sapere. Se io, lavoratore dovunque collocato lungo la scala gerarchica, ho ha disposizione più informazioni, lavorerò meglio. Ed allo stesso tempo sarò più disposto a mettere a disposizione le informazioni da me detenute. Spesso si tratta di informazioni ricche, utili per tutta l’organizzazione. per andare sul concreto informazioni elaborate tramite un database Access, o attraverso macro di Excel.

Vedete che siamo passati da alti temi di pragmatica della comunicazione a questioni terra terra, del tipo ‘come usare un applicativo software’. I consolidati fornitori di formazione non sono preparati per questo: come, noi uomini di cultura metterci a parlare di banali questioni di software? Si tratta, evidentemente, di una resistenza al cambiamento. Resistono di più al cambiamento i fornitori di formazione che i loro clienti. Con questo, le scuole di formazione che sono rimaste legate agli alti temi stanno andando fuori mercato. E badate: non si tratta di sostituire formazione con puro addestramento all’uso del programma. Si tratta di fare una cosa più difficile: trovare formatori che sappiano anche usare gli applicativi, che abbiano una relazione personale amichevole con la tecnologia, che comprendano che i comportamenti passano attraverso l’uso degli strumenti.

E siccome di formatori così se ne trovano poco, i clienti disinvestono in formazione tradizionale e si concentrano sull’addestramento. Così un esperto di Office si troverà involontariamente, senza essere preparato per farlo, a erogare, di fatto, formazione sui comportamenti organizzativo.

Da tutto ciò si potrebbe trarre una conclusione: la formazione ‘a catalogo’, che tanto piace ai fornitori (perché si fonda sul riutilizzo di materiale standard, da tempo ammortizzato), questa offerta formativa ha sempre meno mercato.

Cosa resta, ci si potrebbe chiedere, al di là di questa formazione che sta al confine con l’uso degli strumenti software (e altrettanto si potrebbe dire della formazione all’uso di altro tipo di strumenti di base, e cioè le lingue straniere)?

Resta in realtà spazio per un solo tipo di formazione. Quella finalizzata al sostegno dello sviluppo organizzativo. La formazione è una leva del cambiamento. Senza formazione, non c’è cambiamento. Se una organizzazione non mantiene vivo un costante orientamento al cambiamento, difficilmente sopravviverà nel mercato di oggi.

Ma –a questo scopo- non esiste formazione buona per tutte le aziende e tutte le stagioni. La formazione dovrà essere centrata su temi specifici, strettamente collegata alla cultura aziendale ed agli obiettivi di business.

La formazione, inoltre, dovrà saper rispondere contemporaneamente a due obiettivi, ovvero ad un doppio bisogno. Da un lato ci sono i sacrosanti bisogni dell’organizzazione. La formazione dovrà quindi guardare a ciò che serve per fare business, per soddisfare le concrete esigenze dei concreti clienti della nostra impresa. Dall’altro ci sono i bisogni delle persone, intese come singoli individui. Ogni lavoratore è oggi, sempre più, un ‘imprenditore di se stesso’.

Una impresa non miope lascerà spazio alla singola persona nella costruzione del percorso formativo. Nell’ambito di un quadro di vincoli definito in funzione degli obiettivi dell’organizzazione, viene lasciato sempre più spazio alla persona in merito al come formarsi, presso quali fornitori, su quali contenuti.

Crediti formativi da spendere: così indicano le direttive europee, e così, in Italia, dovrebbe essere il complessivo ridisegno dei percorsi formativi alla base della riforma dell’istruzione superiore ed universitaria.

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