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Pubblicato in data: 25/03/2002

L'EURO COME TALSIMANO E IL DOPPIO SENSO DEL DONO

di Francesco Varanini

Su ogni oggetto cerchiamo subito la scritta che ne determina il valore. Ma poi il trascorrere del tempo rende obsoleta quella misura. E dunque una etichetta, appiccicata sopra, copre la prima indicazione, e poi una nuova etichetta copre la vecchia, e così via all’infinito. I prezzi si appiccicano ai beni. Anche dove è impossibile apporre materialmente il valore, sul muro di una casa o sulla carrozzeria di un’automobile, sempre immaginiamo esistente una simbolica etichetta. Ora dobbiamo abituarci a nuove etichette. Dobbiamo appiccicare sopra le etichette alle quali siamo abituati una nuova lettura del valore, in euro.

Il prezzo è sticky, ‘appiccicoso’. Non solo il prezzo: ritroviamo lo stesso concetto nelle nuove metriche usate per rilevare il valore degli asset intangibili. Di fronte ad un asset dalla natura sfuggente: un brand, un software, un sito web, si usa l’idea di stickiness, ‘appiccicosità’, per parlare della capacità di mantenere ‘attaccato a sé’ il cliente. [1]

La stickiness è strettamente connessa alla loyalty: lealtà e fedeltà ‘tengono attaccate’ le persone ai beni capaci di soddisfare i bisogni. Questa capacità non è, in fondo, una efficacia materiale. E’ innanzitutto una efficacia simbolica.

A ben pensare, ci affidiamo a un prodotto o a un servizio così come, i membri di una comunità ‘primitiva’ si affidano allo sciamano. Lévi-Strauss, lucidamente, ci mostra come lo sciamano non è sciamano perché guarisce. Guarisce perché è riconosciuto dalla comunità come sciamano, testimone e manifestazione dell’orientamento alla salute, alla guarigione diffuso nella comunità. [2]

Come la capacità dello sciamano è frutto della fiducia che si ha in lui, come le merci ‘funzionano’ se ci fidiamo di loro,  la moneta vale per il valore che le è attribuito da una comunità. “La moneta non è per nulla un fatto materiale e fisico”, ci dice Marcel Mauss, “è essenzialmente un fatto sociale; il suo valore è quello della fiducia che in essa si ripone”. [3]

Così intesa, nessuna moneta può essere realmente imposta, né il suo valore può essere deciso o progettato da tecnici o a governi. Il suo valore è il valore attribuitole dalle “persone comuni”. Psicologi ed economisti  parlano talvolta di persone “inesperte e turbate” di fronte alla moneta. In realtà esse non sono affatto “inesperte di fatti economici”, e sanno benissimo cosa è “il valore relativo dei beni”. Le ‘persone comuni’ sanno meglio degli esperti come in realtà funziona il “sistema delle prestazioni totali” (ancora Mauss). Sistema non solo economico, ma giuridico e politico e religioso, che funziona in base a un fitto tessuto di scambi, di prestazioni e controprestazioni. Molti scambi sono talmente importanti da un punto di vista sociale, che solo una modesta parte del loro valore può essere espressi in moneta. Si pensi al meccanismo dello scambio di mogli tra gruppi sociali diversi mostrato da Lévi-Strauss. [4] E si pensi oggi al caso di Linux, un software al quale nessuno può negare un valore, ma al quale non sappiamo né possiamo attribuire un valore in moneta. Si pensi, in generale, a tutti gli scambi  che si fondano sull’idea di dono e di baratto. Le ‘persone comuni’ sanno benissimo donare e barattare. E sempre si torna al dono e al baratto come reale risposta alle crisi (come oggi in Argentina). Dono e baratto portano con sé l’idea di reciprocità, che è il fondamento di ciò che possiamo chiamare ‘valore relativo dei beni’.

La moneta viene dopo. E’ ancora Marcel Mauss a dirci che il suo senso profondo risiede nel suo essere ‘talismano’. La ricchezza del capo o del mago risiede prima di tutto “negli emblemi che incarnano i loro poteri magici, la loro autorità, in una parola, o che simboleggiano la forza del clan”. Dunque: l’euro è oggi per i cittadini europei emblema, un simbolo della nostra forza collettiva? O quando lo diventerà?

Il fondo, il valore dell’euro, prima che un valore riconosciuto dalla comunità finanziaria internazionale, prima che un valore attribuito dal mercato globale, è il valore attribuito (‘appiccicato sui beni’)  dalla comunità costituita dai cittadini europei. Conosceremo il valore dell’euro solo quando i cittadini europei si toglieranno dalla testa la doppia etichetta.

Torniamo, per concludere, allo scambio non mediato dalla moneta. Perché gift assume un senso totalmente diverso in inglese, ‘dono’, e in tedesco, ‘veleno’? Mauss ci mostra come con questa domanda ci si avvicini al cuore del ragionamento sul ‘valore relativo dei beni’.  Le ‘persone comuni’, nella loro profonda saggezza, sanno che stabilire il valore di prestazione e controprestazione è operazione di grande difficoltà. Ed ecco tutto questo simboleggiato nel doppio senso del gift: nello scambio, e di conseguenza nella moneta, sta sempre una opportunità e una minaccia. [5]

La moneta è allo stesso tempo salvifica e gravida di pericoli. L’euro è come il miele secreto dalle api degli indios Bororo, così denso e dolce e appiccicoso da essere bevanda inebriante, ma anche, al contempo, se malamente usato, veleno mortale. [6]



[1] Baruch Lev, Intangibles: Management, Measurement, and Reporting, Brookings Institution Press, 2001.

[2] Claude Lévi-Strauss, Anthropologie structurale, 1958.

[3] Marcel Mauss, Les origines de la notion de monnaie, in “Comptes-rendus des séances de l’Insitut français d’anthropologie”, II, tomo I, supplemento a “L’Anthropologie”, 25, Paris, 1914.

[4] Claude Lévi-Strauss, Les structures élémentaires de la parenté, 1949.

[5] Marcel Mauss, Gift-gift, in “Mélanges offert a Charles Andler par ses amis et ses élèves”, Strasbourg, 1924.

[6] Claude Lévi-Strauss, Mythologiques: du miel aux cendres, 1967.

 

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