ITALIA ON LINE, LIBERO, INFOSTRADA, WIND
Siamo alle solite. Come un tot di altre
persone ho avuto la sfortuna anni fa, quando ho scelto il mio primo Internet
Service Provider e il mio primo indirizzo di posta elettronica, di scegliere
Italia on Line. E' andata così: non ero allora granché esperto,
sono andato in negozio, c'era da scegliere tra la scatola di Tin e quella di
Iol, scelsi malauguratamente quella di Iol. Succede poi che uno si affeziona
al suo indirizzo, è una specie di nuova identità, una estensione
del proprio nome. Poi c'è il fatto che uno pensa: un servizio a pagamento,
offrirà pure garanzia. Perché io uso la posta elettronica per
lavoro, è uno strumento indispensabile: ditemi quanto devo pagare ma
chiedo un servizio affidabile, intendo sia per il collegamento che per il server
di posta. Gravissimo errore: sulla mia pelle ho imparato che il servizio a pagamento
è peggiore del servizio gratuito. Io sarei disposto a pagare più
di quanto mi viene richiesto, ma i clienti come me sono pochi, quindi per i
grandi Provider non sono interessanti, sono solo rogne, e nella sostanza e nella
forma il loro trattamento è allineato con il trattamento riservato agli
abbonamenti gratuiti.
Non dico quante ne ho dovute passare. Per rinnovare l'abbonamento, ogni anno
una procedura diversa, una modalità dio pagamento diversa, la necessità
di scegliere tra una pletora di offerte differenti difficili da confrontare
tra di loro e anche da comprendere (e qualche cosina ne capisco).
Ma, fino ad oggi, il momento peggiore lo vissi nel luglio 1999. Allora non si
riusciva a collegarsi, non si riusciva a scaricare la posta, non si riusciva
a inviare la posta. Quella volta mi presi la briga di scrivere a qualcuno di
Italia on Line, e poi raccontai qualcosa in un articolo su Espansione
(lo allego qua sotto).
Le risposte datemi erano parziali,
in effetti poco dopo sul mercato divenne nota sul mercato la storia: Infostrada
(nella quale era confluita Italia on Line), dovette dar vita in tempi rapidissimi
un servizio gratuito, che prese il nome di Libero, con vari mesi di anticipo
sulla data programmata: il fatto era che Tiscali aveva aggredito il mercato
con il suo servizio gratuito, Infostrada non poteva restare indietro.
Bene, però questo venne fatto pagare agli utenti. Non a coloro che si
abbonavano gratuitamente a Libero, che potevano ben accettare qualche disservizio,
ma agli utenti di Italia on Line, che avevano pagato per un servizio di qualità,
e che si trovavano con un servizio che per almeno un mese fu assolutamente disperante.
Qualcuno da Infostrada mi rispose.
Ma nessuno ammise il legame tra i disservizio di Italia on Line e l'avvio di
Libero.
Ora arriviamo a questi giorni. Anzi, prima vi racconto dell'ultimo rinnovo del
contratto, marzo scorso.
Mi arriva una mail che fatico a decodificare:
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Chi ci capisce qualcosa è bravo.
Già la profusione di punti esclamativi e di puntini di sospensione e
di parole scritte in maiuscolo ripugna il mio senso estetico, e mi fa capire
che è un messaggio non rivolto a me. Io non voglio telefonare Gratis,
sto cercando un Provider Internet affidabile. E poi vorrei anche capire come
fare a rinnovare questo benedetto abbonamento. Pagando separatamente, se del
caso i due servizi che richiedo, ISP e servizio di posta.
Ma non è solo un rifiuto estetico, il fatto è che non capisco
come fare, non capisco come ottenere quello che desidero. Tenete conto che sono
una persona che lavora, che ha poco tempo da perdere, ma che è disposta
e anzi interessata a fare tutto on line, anche a pagare tramite carta di credito.
Insomma, non riesco a capire, coinvolgo due miei amici esperti, uno è
il webmaster di Bloom. La questione è che non riusciamo a venirne a capo
nonostante mail di chiarimento e telefonate. A un certo punto lascio la questione
in mano a uno di questi amici. La conclusione, non chiedetemi perché
è che io che volevo un Provider Internet e un servizio di posta a pagamento
mi trovo ad essere abbonato a servizi gratuiti di ISP e di posta, e invece mi
trovo abbonato a pagamento ad un servizio telefonico di Infostrada che non volevo
e che non mi interessa e che non userò mai.
Poi succede anche che vado via per venti giorni. In quei venti giorni mi viene
mandato al mio indirizzo di posta una nuova password, ma siccome non ci sono
non posso cambiare la password. E così quando dall'estero cerco di collegarmi
via browser per vedere la posta mi accorgo che non esisto più come utente
Iol.
Tutto questo viene faticosamente messo a posto.
E adesso, in maggio, disservizi si succedono con regolarità disarmante.
Code sul server della posta in uscita, cioè impossibilità di spedire
mail. Difficoltà a collegarsi al Provider. Ancora stamani, sabato 1 giugno,
è impossibile collegarsi, al tentativo di connessione viene fuori quel
solito messaggio vago e non rispondenti alla realtà: 'Nome utente o password
non corretti.'.
Ora, non venitevi a scusare genericamente dei disservizi, come avevate fatto
la volta che Iol era confluita in Infostrada. E ammettete che tutto dipende
dal fatto che Infostrada è ormai parte di Wind, e che avete fatto i vostri
legittimi lavori di backoffice per razionalizzare i servizi. Tutto legittimo,
sì, ma pessimo esempio di Customer Relationship Management.
Naturalmente, se volevate perdere un cliente ci siete riusciti. Potevate più
elegantemente dire che un certo tipo di cliente non vi interessa.
APPENDICE
BEST & WORST PRACTICES
Italia On Line: I disservizi vissuti sulla propria pelle
Espansione, novembre 1999
La posta elettronica, per chi si trova
ad usarla come strumento di lavoro quotidiano, diventa presto indispensabile.
Accedere alla propria casella è come infilare la chiave nella toppa della
porta di casa o alzare la cornetta del telefono. Uno torna quando gli pare,
sicuro che la chiave girerà; e alza la cornetta sicuro di avere la linea.
Così funziona l'e-mail. Ventiquattrore su ventiquattro, quando ho tempo,
quando mi pare, invio i miei messaggi, scorro i messaggi arrivati, decido quali
leggere, decido a quali rispondere.
Questa libertà è garantita da un Provider. Ognuno si sceglie il
Provider che gli pare. Si abbona e paga per avere in cambio la sicurezza di
potersi collegare senza vincoli di orario.
Ora, io per i miei clienti e per i miei collaboratori non sono solo Francesco
Varanini. Sono anche, e per qualcuno sono innanzitutto, fvaranini@iol.it.
Perché ho scelto come Provider Italia On Line. Iol.it è diventata
una sorta di estensione del mio stesso nome. E della mia stessa immagine professionale.
Alla propria immagine ci si affeziona. E non la si vorrebbe più cambiare.
Ma a luglio inizio ad avere problemi. Ci sono ore della giornata in cui il collegamento
risulta impossibile. Poi arriva quella notte, tra il 15 e il 16 luglio. Termino
un lavoro che doveva essere necessariamente consegnato per la mattina successiva,
mi attacco alla posta, spedisco e mi vedo tornare tutto indietro. Quella notte
la passo in bianco invano. Perdo la pazienza. Cosa posso fare? Voglio parlare
con l'impresa che fino allora aveva goduto della mia fiducia, e che stavolta
mi ha provocato un vero danno. Voglio parlare con una persona con nome e cognome.
Allora cerco su Uomini comunicazione (un repertorio di addetti
alle relazioni esterne pubblicato semestralmente dalla rivista Prima
Comunicazione), lì trovo il nome del Direttore Operativo, Mario
Cinguino. Cerco tramite il motore di ricerca Yahoo il suo indirizzo di posta
elettronica, lo trovo, gli mando un messaggio.
Il 17 luglio, ore 19 e 27, ricevo risposta. "Gentile cliente, il problema
da Lei riscontrato è da attribuirsi ad un momentaneo disallineamento
nella notte tra il 15 ed il 16) di configurazione in uno dei numerosi sistemi
d'accesso (access servers) nel nodo di Milano, creatosi a causa dei lavori di
potenziamento della rete utilizzata dai clienti IOL".
Apprezzo. D'accordo, è stato un caso increscioso, ma eccezionale. Però
trovo sempre più spesso il 'nodo' di Milano occupato. Oppure trovo che
il server non è in grado di stabilire la connessione. Mando un nuovo
messaggio a Mario Cinguino. Il 22 luglio alle 10 e 49 ricevo un nuovo messaggio:
il mio gentile interlocutore ammette che "possono esserci momenti di saturazione
delle risorse di accesso ed essendone coscienti ci stiamo alacremente lavorando
assieme alle sempre più pressanti richieste di flussi che facciamo a
Telecom Italia".
Peccato che i disservizi continuino. Io potrei cambiare indirizzo di posta elettronica,
aprirne uno presso un altro Provider. Più d'uno, tra l'altro, offre il
servizio gratuitamente: tra gli italiani, Tiscali, da poco Tin, proprio da prima
dell'estate la stessa Infostrada, di cui Italia On Line ora fa parte.
Ma non voglio cambiare Provider: sono affezionato al mio indirizzo. E prima
di rivolgermi altrove vorrei avere una risposta a una domanda precisa. Uso la
posta elettronica per lavoro. È ancora in grado Italia On Line di offrire
-a pagamento, s'intende- un servizio certo, affidabile, adeguato alle mie esigenze?
Per intanto, sono diventato un utente
abituale del centro assistenza. Abbiamo verificato insieme il software, la mia
configurazione (perché forse sbaglio qualcosa io, vorrei solo che qualcuno
me lo dicesse e mi risolvesse il problema). Ma tutto risulta a posto. Mi viene
anche fornito un altro numero, sempre di Milano. Il servizio di cui godevo prima
di luglio, però, non è più tornato. Ho perso fiducia. (Continuo
a mandare messaggi a Mario Cinguino, mi scuso con lui per il disturbo).
Due i commenti di ordine generale, riguardanti le buone strategie di customer
care.
Il primo: è scorretto scaricare a monte le responsabilità. Può darsi che davvero tutto dipenda dal fatto che Telecom Italia non fornisce linee a sufficienza. Ma questo, io cliente, non lo devo e non lo voglio sapere. Italia On Line ha assunto un impegno con me. Cosa fa Italia On Line per mantenere la promessa è cosa che non mi riguarda.
Il secondo: è sbagliato l'atteggiamento di quell'addetto all'assistenza che mi dice per telefono: 'sa, c'è poca gente che protesta come lei'. Come dire: 'se più clienti protestassero, ci preoccuperemmo di più'. Non ci si può fare alibi del fatto che pochi clienti hanno voglia e tempo per far valere i propri diritti. E poi il senso del customer care sta proprio nel soddisfare ogni cliente. Diverso da ogni altro, portatore di propri bisogni.