BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/06/2002

E-learning come possibile spazio intercreativo

di Francesco Varanini

Perché ‘e-Learning’

Cominciamo con qualche definizione, ed anzi con il significato delle parole. Perché molte parole si affollano l’una vicina all’altra, ognuna portando con sé un diverso senso.

Formazione, la dizione italiana più diffusa, porta con se una idea di adattamento del soggetto a un modello a lui esterno, a un ‘dover essere’. Come un albero piegato ad una certa forma da un esperto giardiniere.

Studiare rimanda all’idea di ‘applicazione’, ‘zelo’. Apprendere è ‘afferrare con la mente’.  Educazione, e l’inglese education, trasmettono l’idea del ‘portar fuori’, del far  venire alla luce le potenzialità, le conoscenze implicite o tacite già a disposizione del soggetto.

Più interessante e ricco il senso di learn. Senso condiviso con last: ‘footprint’, ‘shoemaker’s wooden or iron model of foot’. In antico tedesco lais, ‘follow a track’. E in latino lira, ‘solco’. (Da cui il passaggio ad una idea apparentemente lontana: ‘delirare’ è in origine ‘uscire dal solco’, ‘andare fuori strada’).

Ma, soprattutto, il verbo inglese to learn porta con sé una gran differenza. Non c’è qui in partenza la coppia, sperequata e composta da soggetti in situazioni diverse. Non c’è il formatore e il formato, non c’è l’educatore e l’educato. To learn esprime una idea di relazione perfettamente speculare e paritaria; non connotata dal punto di vista dell’autorità. Significa, in generale e contemporaneamente, tanto acquire knowledge quanto impart knowledge to, teach to.

E’ evidente che, per questo, il learning ci risulta -più della ‘formazione’ e dell’‘education’- attuale e consono ai tempi. Dobbiamo infatti immaginare oggi i processi sociali realizzati sulla grande e globale Rete. Processi che connettono tra di loro nodi diversi- ma nodi, sempre, in partenza, di uguale valore e natura: della Rete, che è senza centro, siamo tutti nodi. Io come la grande Corporation: l’architettura della rete segna la fine del privilegio del Broadcaster, di chi dal centro aveva la possibilità di predefinire forma e contenuti della relazione. Viene quindi messa in discussione, in quanto non più tecnicamente necessaria la figura dell’insegnante. Tutti siamo al contempo docenti e discenti -coinvolti in un processo di learning. Perché in definitiva ogni processo che connette nodi della Rete riguarda innanzitutto trasferimento e socializzazione di conoscenze.

Si dice, e non è solo un luogo comune, che la vera ricchezza sta nel knowledge. E che il knowledge cresce ed incrementa il valore attraverso lo scambio. Potremmo dunque dire che il learning -e mettiamo ora la e- davanti: l’e-Learning è il learning realizzato per mezzo delle tecnologie che ci connettono alla Rete e ci permettono di accedere alle risorse della Rete-, potremmo dunque dire che l’e-Learning è la modalità attraverso la quale soggetti connessi alla Rete producono, socializzano e condividono conoscenze.

e-Learning come (parte di un) trend

Trend: l’evoluzione di un fenomeno che prende la forma di una pietra che rotola, fino a creare un irreversibile effetto valanga. Più che un trend a sé, l’e-Learning sembra appartenere a un più complessivo trend. Potremmo dire che tre coni di luce illuminano un unico luogo virtuale.

Il Customer Relationship Management. Il customer è il soggetto che liberamente si muove sul mercato, ed oggi anche in quella rappresentazione virtuale del mercato che è la Rete. Il dire che siamo tutti, in un momento o in un altro della nostra vita, clienti, non è che una declinazione della più generale affermazione: ‘siamo tutti nodi della Rete’. Se questo è vero, come è vero, la stessa impresa, qualsiasi fornitore di prodotti, servizi o conoscenze, appare, in una nuova luce: non è altro che un luogo dal quale i soggetti attingono le risorse necessarie a costruire la risposta ai propri bisogni. Per dirla altrimenti: il valore dell’impresa risiede innanzitutto nella sua capacità di rispondere costruttivamente agli stimoli, riadattando in continuo l’offerta alla domanda.

La stessa chiave di lettura qui sopra applicata al mercato può essere applicata ad ogni organizzazione, ogni impresa. Qualsiasi organizzazione, oggi, ‘sta insieme’ in una logica di rete; ‘sta insieme’ in virtù di tecnologie che forniscono un substrato condiviso, tutti connettendo. Non a caso la proliferazione delle sigle vede affermarsi, accanto all’ormai consolidato CRM, l’ERM, Employee Relationship Management. Il vecchio software HR, l’insieme delle procedure legate alla gestione ed allo sviluppo delle Risorse Umane, in questa luce appare come un luogo di incontro e di scambio. Così come su Internet i soggetti-consumatori, sull’Intranet si incontrano, e trovano risposta ai loro bisogni, i soggetti-dipendenti, o comunque legati ad una organizzazione.

Il Knowledge Management. Le conoscenze detenute dai soggetti -customer o employee- risiedono, oltre che nella mente delle persone, in luoghi tecnologici che abbiamo imparato a chiamare data bases. La conoscenza è riproducibile, il vantaggio insito nel detenere una singola porzione di conoscenze tende ad essere sempre più basso. Perché è probabile che in un altro luogo della Rete la stessa conoscenza sia disponibile.

La socializzazione delle conoscenze si realizza però solo se si supera la soglia dell’interesse soggettivo. Ognuno si chiederà: perché dovrei condividere con altri il frutto del mio pensiero? La domanda ha una risposta chiara: perché è nel tuo interesse socializzare. I (pochi) contenuti che tu metterai a disposizione risulteranno incrementati nel loro valore dal gioco di connessioni con i (molti) contenuti già messi in circolo.

L’e-Learning. Le comunità virtuali, mediante la Rete sempre più svincolate da confini di tempo e di luogo, si scambiano e condividono conoscenze. Ognuno è al contempo fornitore e cliente, customer e employee, docente e discente. Non si tratta di una utopia, ma di un ‘modo di fare’ che già oggi pratichiamo: apprendendo dalla Rete, cercando attraverso l’e-mail o la partecipazione a newsgroup risposte a nostre domande. Il docente in aula, o il docente on-line non fanno altro che aggiungere elementi ad un percorso di autoapprendimento.

E’ però un modo di fare ancora per noi nuovo. Riesce ancora difficile coglierne la centralità. Non è facile -né per chi finora ha vissuto il ruolo del docente, né per chi ha vissuto il ruolo del discente- accettare l’idea che i processi di trasferimento di conoscenze che sono sempre al contempo acquire knowledge e impart knowledge to; sono uno scambio tra pari. Non è facile accettare che la scuola, in quanto luogo alto, altro, non sta più al centro. Non è facile accettare che la scuola si debba adeguare alla logica della Rete, e non certo viceversa.

e-Learning come nuova metafora

Qualche lettore dirà a questo punto: scendiamo con i piedi per terra. Ma continuo così, invece. E’ importante guardare ai nuovi scenari che le tecnologie ci aprono. Troppo spesso usiamo poco delle opportunità offerte dalle tecnologie, perché agiamo come se fossero presenti vincoli che sono conseguenza di tecnologie superate.

Guardiamo ora in particolare a un vincolo legato all’idea di libro, vincolo tecnologicamente inesistente, e che pure per retaggio culturale continuiamo a considerare invalicabile.

Il libro è un oggetto chiuso e finito. Il libro è scritto una volta per tutte. Ma soprattutto l’idea di libro si basa su una forma prefissata, pre-esistente. Una forma alla quale i contenuti si devono adattare. Il libro è una sequenza di parole scritte, segmentate ed ingabbiate in pagine (non a caso la griglia di impaginazione usata dai grafici si chiama gabbia). E’ tanto difficile per noi pensare ai contenuti prescindendo da una forma, che abbiamo importato il vincolo anche lì dove non è più tecnologicamente necessario.

Sotto molti aspetti, la Rete di oggi rispecchia il vecchio modello del libro. Il Web è una infinita biblioteca di pagine. Pagine che a differenza di quanto accade con il libro possiamo liberamente connettere a prescindere da quanto prevedeva l’autore. Ma sempre pagine chiuse. Non modificabili, non in grado di accogliere l’apporto del lettore. In altre parole le pagine Web sono semplicemente un’‘immagine’ delle informazioni, non sono l’informazione. 

Siamo dunque ancora lontani da quello ‘spazio intercreativo’ immaginato da Tim Bernes-Lee, l’artefice del Word Wide Web.

Lontani, ma forse non molto. Questo vincolo tecnologico sta ora probabilmente per essere superato  con il passaggio dall’Html all’Xml. Nel visualizzare i contenuti l’Html resta legato alla metafora del documento chiuso, mentre l’Xml sblocca i dati consentendo di organizzarli, programmarli, modificarli e scambiarli.

Se ci occupiamo di e-Learning dobbiamo dunque prepararci ad affrontare la sfida, andare oltre la pagina, pensare a galassie sempre mutevoli di contenuti senza forma.

Come vedremo sullo schermo queste conoscenze proteiformi? Ci sono già in giro nuovi browser che vanno oltre lo ‘sfogliare pagine’, e che ci mostrano le informazioni sotto forma di figure multidimensionali.

Trovare un modo per dare senso ai contenuti, un modo per renderli fruibili, prescindendo dall’idea di documento delimitato a priori: come spesso accade la fantascienza ci indica un cammino. Nel 1981, in Burning Chrome (La notte che bruciammo Chrome, Mondadori), William Gibson ci mostra le informazioni rappresentate come “torri e campi si dispiegano nel non-spazio incolore della matrice”, “colori primari, luminosi in maniera impossibile in quel vuoto trasparente, collegati da innumerevoli linee orizzontali in azzurro e rosa confetto”.

Solo affacciati su questo scenario, potremo ragionare intorno al software, ai diversi tool ed ai sistemi integrati dedicati all’e-Learning. Ragioniamo pure di piattaforme e di strumenti, ma per favore, facciamolo ricordando che è in gioco un cambiamento più vasto.  L’e-Learning è molto di più che Formazione a Distanza (FAD). Con l’e-Learning l’idea di scuola e di apprendimento e di trasferimento delle conoscenze sia sempre la stessa. Qui siamo tutti docenti e discenti. Qui la conoscenza ci si presenta in forme inusitate, anzi, ci si presenta prima di forma. E certo il libro, rassicurante oggetto, non è più al centro della scena.

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