BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 30/12/2002

E-GOVERNMENT, FORMA-STATO E 'DEMOCRAZIA ELETTRONICA'

di Francesco Varanini

Politica, amministrazione, tecnologia, Business Process Reengeeniring
Le riflessioni sull’e-Government sono affrontate troppo spesso senza la necessaria chiarezza, anche a causa di certe deformazioni giornalistiche, e della scarsa familiarità con la tecnologia che caratterizza la classe politica e la burocrazia italiane.
Forse, anche, l’e-Government solleva resistenze, magari non consapevoli. Attraverso l’introduzione di tecnologie che passa il (necessario) tentativo di trasformare in maniera radicale il funzionamento della Pubblica Amministrazione, per ripensare il funzionamento degli organismi dello stato, delle regioni e degli enti locali. La burocrazia, e con essa la classe politica, sanno di dover cambiare – ma il cambiamento porta con sé una secca perdita di potere.
Tecnicamente, dunque, l’e-Government è un caso esemplare, e di vastissima portata, di Business Process Reengeeniring.
Ma è necessario allargare lo sguardo. Perché è evidente che se prendiamo sul serio l’idea dell’e-Government dobbiamo guardare non solo al funzionamento degli enti pubblici. Dobbiamo anche, e forse innanzitutto, guardare alla relazione tra enti pubblici e cittadini. La piattaforma tecnologica, dunque, non dovrà solo legare tra di loro i diversi enti dello stato, ma dovrà costituirsi come nuovo tessuto sociale, in grado di connettere, tramite tecnologie adeguate, rispettando l’uguaglianza nel diritto di accesso, innanzitutto i cittadini tra di loro, e poi di connettere i cittadini agli enti pubblici.
Tecnologia dunque come nuovo substrato, fondamento di nuovo mondo possibile, di una ‘democrazia’ avvenire, elettronica e virtuale. Non a caso -accade per esempio nei documenti della Unione Europea- l’ormai nota sigla I&CT, Information & Communication Technology, tende ad essere sostituita da un nuovo acronimo, IST: Information Society Technology.

Il software come cavallo di Troia
Naturalmente, in questa prospettiva, diventano particolarmente delicato il tema della proprietà del software e dei suoi diritti. Non è questione qui di entrare nel merito dei pro e dei contro dell’open source. Ma è chiaro che un conto è basarsi su software ‘pubblico’ e ‘aperto’, un conto è appoggiare il funzionamento della macchina democratica, e l’intero sistema di erogazione dei servizi pubblici, su standard universalmente diffusi, ma proprietari, detenuti da Microsoft o Oracle o Sun, organizzazioni portatrici di valori e interessi che vengono di fatto ad anteporsi ai valori e agli interessi della Pubblica Amministrazione. Il ruolo dello Stato, con la s maiuscola, per delega dei cittadini fonte di legge libera da vincoli, il ruolo dello Stato ne risulta di fatto sminuito e condizionato.
Detto della proprietà, si deve dire qualcosa anche a proposito dei modelli. Perché non si deve mai dimenticare che il software non è neutrale: è strategia, pensiero codificato. Un esempio facile, ma non banale, sta nella radicale differenza tra le metafore sottese da un lato all’informatica centrata sul Mainframe –il modello anni cinquanta-sessanta di matrice IBM–, e dall’altro all’informatica fondata su Internet. Sempre di reti si tratta, ma la prima ci si presenta come rete consona all’idea di ‘stato centrale’, burocrazia, organizzazione amministrata che si irradia ordinatamente verso la periferia, garantendo controllo ed unicità del comando. Mentre la rete di Internet è per sua natura, come si sa, un insieme pluricentrico di nodi aperto ed autoregolato.
Ora, proporre oggi un e-Government basato sul modello Mainframe appare fuori dal tempo. Ma d’altronde, basare l’e-Government sulla metafora di Internet pone affascinanti, ma gravi problemi.
Non sembra eccessivo dire che, alla luce delle nuove relazioni sociali rese possibili dalle tecnologie, ci troviamo costretti a ripensare la forma-stato.
SAP e Siebel, i modelli organizzativi ‘scolpiti nel software’ leader del mercato, sono naturalmente oggi proposti come punto di riferimento per l’e-Government. Ora, con la scusa di sapere poco di Information & Communication Technology, rischiamo di rifondare la forma-stato, la Pubblica Amministrazione, e il modo di intendere e gestire le relazioni tra cittadini ed enti pubblici, sulla base di un software che è un cavallo di Troia, perché porta con sé, implicite, scelte che vincolano la politica e l’amministrazione.
Il tema, dunque, è di enorme portata, e porta al centro della scena l’importanza di un ‘disvelamento’ dell’arcano nascosto nell’Information & Communication Technology. Troppo importante è l’I&CT per essere lasciata nel mano di tecnici specialisti.

Quale forma stato ci propone la tecnologia
Ci dobbiamo dunque chiedere: quale forma-stato possiamo immaginare leggendo le (migliori) metafore offerte dall’I&CT. Non ha senso pensare oggi lo stato come Mainframe, sistema centralizzato e gerarchico. La metafora di Internet, all’opposto, porta a pensare lo Stato come ‘servitore’ collocato in un contesto non gerarchico, che ha la forma di una rete aperta, caratterizzata da autonomie locali, da una pluralità di nodi, ognuno autonomo portatore di domande e di risposte. Una rete nella quale i cittadini (intesi come singoli soggetti o come gruppi) non sono passivi fruitori, ma all’opposto attivi nodi che interagsono da pari a pari con la cosa pubblica.
Di seguito qualche spunto per proseguire l’avvicinamento attraverso metafore.
Bazar. Semplificando, il Mainframe è la cattedrale e Internet è il bazar. La metafora nasce guardando al software, ma può ben essere allargatala come il software ridefinisce il panorama sociale. (Burt Raymond,, The Cathedral and the Bazaar, in italiano: http://www.apogeonline.com/openpress/doc/cathedral.html). La metafora che porta con se minacce e rischi: Internet è fear, uncertainty & doubt, ma rappresenta la società aperta, decentralizzata, globalizzata.
Impero. Negri e Hardt mostrano come lo scenario socio-politico planetario, in virtù delle connessioni garantire dalle tecnologie, appare come unico ‘impero’ che tutto abbraccia, dove i confini sono sempre fuzzy, ed è impossibile ragionare in una logica di dentro/fuori e centro/periferia. (Michael Hardt e Antonio Negri, Empire, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts e London, England, 2000, trad. it. Impero, Rizzoli, 2002).
Identità. Nello settembre 2002 Artur Mas, Conseller cap della Generalitat di Catalogna (Governo Regionale) ha annunciato che il Governo catalano ha cambiato il suo indirizzo Internet, per evitare il dominio .es, che identifica il web spagnolo. Ora l’indirizzo è www.gencat.net. Indirizzo che è, secondo Mas, è “più internazionale”. “Vorremmo che fosse .cat, ma, non essendo questo possibile, abbiamo optato per .net”, ha aggiunto. E’ un piccolo esempio, ma dimostra come sulla Rete siano possibili nuove scelte politiche, nuovi modi di intendere la propria identità ed il proprio ruolo. Oltre i confini ‘fisici’.
Elezioni. Tipica manifestazione di un e-Government evoluto sono le ‘elezioni elettroniche’. E’ una pratica adottata non solo in qualche Stato degli Stati Uniti: le recenti elezioni brasiliane sono state totalmente elettroniche. Con le elezioni elettroniche mutano radicalmente i tempi e le modalità di controllo. Così come i possibili brogli. Ma c’è anche qualche cambiamento più subdolo e preoccupante: si assottiglia il confine tra l’idea democratica di ‘elezione’ -scelta dei propri rappresentanti- e la pratica tecnico-statistica dell’indagine demoscopica. Già oggi si tende a confondere pericolosamente i risultati dei sondaggi con i risultati delle elezioni. Ma vale la pena di guardare a possibili scenari futuri, ricordando un racconto di Asimov. Una attenta ricerca di mercato svolta da un calcolatore elettronico individua ogni quattro anni l'elettore più adatto ad esercitare per conto di tutti i cittadini il libero ed inalienabile diritto di voto. Lui sceglierà per conto di tutti il Presidente. (Isaac Asimov, Franchise, 1955, trad. it.: Diritto di voto, in Tutti i Racconti, Oscar Mondadori, pp. 55-69)
Giustizia. In Germania è in avanzata fase di sperimentazione il ‘processo elettronico’. Internet sembra infatti offrire soluzioni innovative efficaci di fronte alle due principali cause di inefficienza del sistema giudiziario. Il mondo virtuale proposto dalla Rete permette di progettare un sistema giudiziario più rapido ed efficace, in quanto liberato dai vincoli di luogo e del tempo. Un Tribunale via Internet sarà efficace se non replicherà nel mondo della Rete il funzionamento del Tribunale tradizionale. (Il ragionamento, naturalmente, vale per tutte le attività che intendiamo spostare sulla Rete: solo se dimenticheremo il libro riusciremo a pensare al suo successore digitale; solo se smetteremo di pensare a negozi e supermercati ‘fisici’ riusciremo a pensare un modello vincente di ‘commercio elettronico’; solo se ci cancelleremo dalla testa le ricerche di mercato fatte convocando in un luogo un gruppo di consumatori potremo fare ricerche presso i consumatori che navigano tra i siti).
Accesso. Viaggiando in America Latina, si nota un cambiamento evidente. Cittadini di scarse risorse oggi traggono grande vantaggio dall’uso della posta elettronica. Chioschi dedicati, a basso costo, in luoghi pubblici e di affluenza massiva, per esempio nella metropolitana di Città del Messico, facilitano l’utilizzo. Cuba, in questa ottica, incrementa la sua emarginazione e la sua chiusura. Perché anche i pochi che hanno accesso alla Rete sanno di essere controllati. In Cina, la consolidata politica che coniuga controllo sociale con libertà economica, si è manifestata in questi mesi in scelte discusse in merito agli accessi a Internet. L’accesso a Internet è considerato fondamentale per la crescita degli scambi e del mercato, ma il controllo sociale impone di impedire l’accesso ad alcuni siti considerati eversivi. Di qui sofisticate scelte tecnologiche combattute dall’azione di hacker. (Ciò che vale per l’America Latina vale, fatte salve le differenze legate alla situazione economica e politica, vale per tutti i paesi in via di sviluppo; particolarmene significativo il caso della Cina).

Conclusione
Insomma, l’e-Government non riguarda solo la Pubblica Amministrazione, la sua riforma e la sua reingegnerizzazione. L’e-Government riguarda tutti i cittadini e passa attraverso l’alfabetizzazione elettronica, il superamento del Digital Divide. Nel complesso, l’e-Government va inteso come una lettura politica, strategicamente orientata, del nuovo scenario sociale prospettato dalle tecnologie dell’informazione.

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