BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/02/1999

LA STAMPA QUOTIDIANA IN ITALIA

Aspetti critici e tendenze evolutive

Ricerca promossa dall’Istituto di Comunicazione dello IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione)

di Alessandra Formisano e Francesco Varanini

Premessa: scopo della ricerca e tecnica adottata
L’Istituto di Comunicazione della IULM, nell’ambito di una serie di indagini sui mass media, ha promosso una ricerca sullo stato attuale della stampa quotidiana in Italia. L’obiettivo della ricerca non risiede nel ricostruire la storia che ha portato all’attuale situazione, ma nel fotografare lo ‘stato dell’arte’ e nell’individuare le linee di tendenza delle evoluzioni in atto, così come degli sviluppi prevedibili nell’arco dei prossimi 5 anni.

A questo scopo si è sondato, tramite due approfonditi questionari paralleli, da un lato il punto di vista dei lettori, dall’altro il punto di vista di esperti ed addetti ai lavori.

Sono stati quindi intervistati

A tutti costoro è stato sottoposto un primo questionario. Successivamente, tramite un secondo questionario, è stato verificato il consenso attorno alle opinioni emerse. Sono state così eliminate le opinioni attorno alle quali il consenso era scarso o dubbio.

La ricerca, iniziata nel 1997, si è conclusa nel 1998.

Ricerca condotta presso ‘lettori fortissimi’

Il ruolo del giornalista
Il giornalista è senz’altro il grande protagonista del mondo della carta stampata, artefice e vittima, una figura ancora molto controversa che assume ora i tratti dell’intellettuale, critico e creativo, ora i tratti del portaborse, suddito e servo del potere.

Emerge il dualismo ancora irrisolto in cui versa il ruolo del giornalista; egli è contemporaneamente il prodotto e il produttore del sistema, pertanto accentra inevitabilmente in sé aspetti positivi e aspetti negativi di tale posizione strategica, difficile da gestire con equilibrio.

L’unico aspetto positivo del giornalista italiano sembra costituito da una specie di intuito, la capacità di fiutare i gusti del pubblico, le mode del momento, le tendenze della società.

Inoltre si riconosce che, negli ultimi tempi, la qualità media della professionalità giornalistica è migliorata, seppure entro limiti ancora bassi, in quanto si critica il permanere di una certa superficialità e incompetenza nell’affrontare le questioni su cui i giornalisti sembrano non documentarsi seriamente.

Tra gli aspetti negativi che riguardano la figura del giornalista, vi è la constatazione molto negativa dell’esistenza di una professionalità fortemente dipendente dall’appartenenza ad interessi politici e ad interessi economici: tutti gli intervistati fanno riferimento a questo aspetto, percepito come un vincolo molto forte, riduttivo della creatività e della libertà dei singoli professionisti.

"Sono troppo schierati travolgendo spesso l’ordine e la portata degli avvenimenti"; "hanno poca autonomia"

Inoltre nel modo di fare giornalismo si critica la mancanza di analisi, un orizzonte ristretto di vedute, l’assenza di precisione e chiarezza nel citare fatti e fonti.

"giornalisti spesso sono incompetenti su quanto scrivono"; "parlano di ciò che non conoscono"

Occorre sottolineare che i lettori non chiedono ai giornalisti un asettico, neutrale resoconto dei fatti, che viene considerato inutile e sterile perché le informazioni arrivano già da altre fonti (televisione, radio, televideo, ecc.), piuttosto si richiede ai giornalisti un punto di vista, una chiave di lettura, un orizzonte a cui riferire dei fatti che in fondo sono già noti attraverso altri media. Per questo motivo, tra i giornalisti più apprezzati, saltano fuori i nomi di professionisti noti per la loro passionalità, il loro coinvolgimento nei fatti di cui parlano, dallo stile spesso mordace, ironico, critico, a cui però si accompagna serietà delle fonti, completezza delle vicende, chiarezza e precisione nell’uso dei termini, in definitiva se ne apprezza l’onestà intellettuale e la competenza professionale.

"Offrono chiavi di lettura con cui confrontarsi"

Tra questi vi sono per lo più opinionisti, spesso visibili in tv, quali Enzo Biagi, Gianni Riotta, Gad Lerner, Indro Montanelli, Vittorio Feltri, Ernesto Galli della Loggia: di costoro si elogiano le doti di comunicatività e di professionalità formate in sintesi dai seguenti requisiti:

I contenuti dell’informazione giornalistica
Si evidenzia la richiesta ai giornali di un allargamento degli orizzonti sia per quanto riguarda i temi nuovi sia per quanto riguarda i temi consolidati.

Si sente la necessità di conoscenze più ampie e varie. La presenza di confronti tra punti di vista diversi dovrebbe aiutare giornalisti e lettori a sprovincializzarsi, realizzando un giornalismo costruttivo, costituito da cambiamenti e da scelte che inizialmente potranno apparire persino rischiose.

Significativo il suggerimento di inserire articoli tratti da testate straniere o articoli direttamente in lingua straniera.

Nel complesso si chiede di dedicare meno spazio ai temi legati alla politica di palazzo, ai pettegolezzi di corridoio, alle vite private di politici, a certa cronaca rosa legata soprattutto ai personaggi famosi, alla spettacolarizzazione delle loro vite private, e al calcio.

Ci sono infine i "buchi neri", temi considerati importanti per il cittadino ma che sono scarsamente esplorati. Ad esempio norme e diritti civili, che contribuiscono alla formazione culturale e civile del pubblico. La percezione è che manchi un orizzonte da cui leggere gli eventi, un panorama complessivo che consenta di capire le tinte del quadro.

Si lamenta la carenza di sevizi di inchiesta, di reportage che sono invece sentiti ancora come generi naturali del giornalismo. Le inchieste non dovranno necessariamente riguardare "grandi temi": ci aspettano

storie di vita quotidiana, problemi di disservizio e di disfunzioni affrontati dalle persone comuni.

Questo interesse è confermato/rafforzato dal fatto che la televisione è consapevolmente utilizzata proprio per colmare questo tipo di "sapere sociale". Si portano ad esempio trasmissioni quali Format, Moby Dick, Pinocchio e simili che hanno il merito, pur se con un tono considerato troppo spettacolare, gridato e a volte volgare, di scavare nei fatti e di offrire diversi punti di vista, puntando i riflettori su realtà che riguardano tutti e che spesso sono poco note o poco chiare per i non addetti ai lavori.

"Moby Dick, Pinocchio mi piacciono perché mi danno squarci di realtà"; "amo le trasmissioni con una varietà informativa sui fatti sociali". "Pinocchio fornisce una informazione chiara sui fatti della realtà"; "Pinocchio mi piace per la pluralità dei punti di vista e per la varietà dei temi".

Le funzioni della lettura
Nel quadro del ‘bombardamento’ di informazioni di ogni genere provenienti dalle fonti più diverse si chede ai quotidiani di rispondere a funzioni specifiche, in parte da ridefinite

"La stampa deve far riflettere". "Una informazione completa, che induca a riflettere".

Per fare ciò si richiede professionalità, un termine-cappello con cui gli intervistati intendono evocare approfondimento di fatti, precisione, chiarezza ed obiettività, intesa come onestà intellettuale del giornalista più che neutrale affermazione delle vicende.

"Si dovrebbero assumere giornalisti più competenti".

Si chiede insomma ai quotidiani di fornire argomenti e punti di vista tali da permettere di essere usati come risorse, come strumenti per migliorare la propria capacità di ‘muoversi nel mondo’.

In questo senso appaiono occasioni fallite alcune tendenze evolutive che hanno caratterizzato i quotidiani in anni recenti.

Il vero pericolo per il futuro dei quotidiani, a vantaggio di altri mezzi, sembra dunque risiedere nel preoccuparsi troppo poco di far percepire il quotidiano come unicum, come medium con una propria vocazione e una propria inequivocabile specificità.

Per fare ciò sembra necessaria una ridefinizione dei contenuti, più mirati all’approfondimento e alla varietà dei fatti, che non a dare le informazioni di base che il lettore, nel momento in cui si accosta al giornale, avrà sicuramente già apprese da altri mezzi.

"I quotidiani devono cercare una loro identità". "I giornali devono spiegare le cose come stanno".

Quotidiano vs. Televisione
Appare evidente la sudditanza della stampa nei confronti della televisione, visibile nella spettacolarizzazione, nel pettegolezzo, nella ribalta dei personaggi e del loro privato, nella pagine numerose dedicate al mondo della tv e dei suoi personaggi.

Tuttavia i lettori ‘fortissimi’ vivono l’utilizzo della stampa come strumento complementare alla tv e non sostitutivo: se alla televisione spetta l’immediatezza, la velocità e la tempestività, alla stampa tocca il gioco della riflessioni sui fatti, dell’ampiezza degli orizzonti e dei punti di vista, dell’approfondimento e della completezza.

Questo modus narrandi è esclusivamente della stampa quotidiana e va rilanciato in modo più deciso e coraggioso; in questo senso ci si aspetta che la stampa si ripensi come strumento con un proprio linguaggio e con proprie finalità, presentandosi non più come specchio deformato, ripetitore vuoto di quanto già sentito in televisione, bensì strumento necessario per l’esaustività del sapere.

Quotidiano vs. New Media
La diffusione di Internet e dei quotidiani on-line appare una minaccia. I new media non sembrano in grado di sostituire il quotidiano su supporto cartaceo; ma aleggia nelle dichiarazioni dei lettori il timore di qualcosa che sta cambiando, anche se non si sa bene ancora in quali direzioni e con quali conseguenze.

Il rapporto tra il quotidiano su carta e Internet sembra comunque poter avere sbocchi positivi, se sarà sfruttata l’opportunità di riqualificare, via Internet, il sevizio al lettore: tramite ulteriori informazioni, più mirate e tempestive, tramite banche dati, cd rom di consultazione, ecc.

"Temo una disaffezione dei lettori conquistati da internet". "Avranno un taglio da Internet".

Pregi e difetti

Più in particolare:

Al Corriere della Sera si riconosce un miglioramento complessivo nello stile e nei toni utilizzati, ed il migliore dosaggio del mix tra commento e informazione.

La Repubblica si segnala come il quotidiano che registra la maggiore disaffezione (anche di lettori precedentemente fedeli): per il linguaggio è troppo fazioso, gridato e a volte volgare; per la copertura di fatti di cronaca rosa giudicata eccessiva; come pure per lo spazio dato al pettegolezzo e alle beghe tra i personaggi del mondo della politica e dello spettacolo. "Repubblica è diventato troppo rosa nell’informazione"

Il Giornale è stato segnalato come quotidiano che "cerca veramente la verità", che ha avuto il coraggio di avviare delle inchieste scottanti, anche se i modi e toni sono considerati fastidiosamente faziosi.

All’Unità viene riconosciuto il merito di alcune iniziative nuove e interessanti, come l’approfondito inserto cultura e spettacoli e la vendita a basso costo dei film in videocassetta.

Al Sole 24ore si riconosce il merito di aver ampliato l’offerta per il proprio pubblico secondo delle modalità discorsive sempre più chiare, semplici ed esaustive.

Per il Messaggero le critiche riguardano in particolare lo spazio eccessivo concesso alla cronaca nera, alla rosa, ai pettegolezzi e alle voci. "Eviterei i titoloni". "I titoli devono corrispondere ai contenuti".

Iniziative promozionali
Le iniziative del recente passato maggiormente apprezzate:

Per quanto riguarda il ricorso alla vendita –in allegato al quotidiano– di libri, video, ed altro vi è consenso sul fatto che nel breve periodo nessuno potrà farne a meno.

Il ‘lettore fortissimo’ di quotidiani, affezionato al proprio prodotto, non pare particolarmente attratto da newsmagazine e altri allegati, anche di stretto contenuto editoriale.

Si ritiene comunque che l’offerta punterà su allegati caratterizzati da un’ottica di servizio, ed offerti senza eccessivi aumenti di prezzo.

La prevalenza dei contenuti informativi
I ‘lettori fortissimi’ considerano necessaria una ‘riqualificazione del quotidiano’, fondata su una più orgogliosa affermazione delle caratteristiche distintive della carta stampata. Il quotidiano dovrebbe ridefinire (o riscoprire) la propria mission, rivalutando la sua specificità soprattutto rispetto alla televisione.

"I giornalisti non scrivano articoli comprensibili solo ai lettori accaniti spesso i pezzi sono infarciti di riferimenti criptici a luoghi, persone, eventi la cui conoscenza è indispensabile per la comprensione dell’articolo ma l’assenza di contestualizzazione scoraggia i lettori occasionali".

 IN SINTESI

Aspetti criticabili:

"La notizia giornalistica rischia di appiattirsi su quella televisiva".

Mutamenti attesi:

 

Ricerca condotta presso osservatori indipendenti ed esperti del settore

 Il ruolo del giornalista
La situazione nella quale si trova oggi ad operare il giornalista italiano appare significativamente diversa dalla situazione tipica dei paesi stranieri più avanzati (Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna). Rispetto al collega straniero, il giornalista italiano appare più chiuso in un mondo separato, più lontano dai luoghi dove si origina la notizia e meno consapevole di lavorare in una organizzazione orientata al raggiungimento di risultati economici positivi.

"Le assunzioni sono sostanzialmente bloccate". "Si è affermato un modo di scrivere ‘vistoso’ e dedito al colore; il verosimile ha preso il posto del vero". "Il giornalista ‘diveggia’". "C’è servilismo nei confronti dei politici, che però non accettano un giornalista a meno che non sia servile".

I contenuti dell'informazione giornalistica
Nel mix dei contenuti dei quotidiani italiani, può essere colta una evoluzione. Tenendo conto di quanto è accaduto negli ultimi due anni e di quanto presumibilmente avverrà nei prossimi due appaiono evidenti linee di tendenza:

"L’attenzione all’informazione televisiva è scardinante".

Il mercato e lo scenario competitivo
La tendenziale caduta di diffusione della stampa è giudicata fenomeno strutturale: riguarda tutto il mondo (con la sola, peraltro spiegabilissima, eccezione del Far East). In questo contesto è possibile individuare una serie di fattori critici particolarmente rilevanti per quanto riguarda specificamente l'andamento del mercato italiano della stampa quotidiana.

Meno gravidi di conseguenze appaiono altri fattori: le dimensioni ridotte del mercato italiano rispetto ad altri mercati/aree linguistiche; il divario tra caratteristiche dei prodotti e aspettative del mercato pubblicitario; la competizione del mezzo radiofonico.

"La mancanza di valori conduce alla soppressione della lettura che è un valore in sé". "La concorrenza della televisione è decisiva molto più sul piano della pubblicità assorbita che sul piano giornalistico". "Significativo in particolare il divario tra prodotti, così come sono, e aspettative dei consumatori".

 Il modello organizzativo dei quotidiani
La suddivisione dei ruoli ed il sistema dei contrappesi che lega tra di loro i diversi attori -Direttore Responsabile, giornalisti, Direzione Generale, Marketing, Distribuzione e diffusione, Direzione tecnica, Concessionaria, ecc.- appaiono criticabili. Le responsabilità e le autonomie sembrano essere distribuite tra i diversi attori in modo non adeguato. Con riflessi negativi sia sull’autonomia giornalistica, sia sulle politiche di business.

Particolarmente valorizzati sono i ruoli del Direttore Responsabile e di Capiredattori, Capiservizio e Inviati. Scarsamente valorizzati invece i Redattori ordinari – ma il loro livello professionale, mediamente basso, giustifica i limitati margini di autonomia concessi.

Al di fuori dei ruoli giornalistici, riconosciuto e pesante appare il ruolo della Concessionaria.

Il ruolo del Direttore Generale –inteso come vertice della struttura manageriale- appare chiaramente definito, ma tendenzialmente ‘debole’ rispetto al Direttore Responsabile ed alla Concessionaria.

Scarsa l’autonomia decisionale riconosciuta al Direttore Commerciale (in genere alle funzioni Distribuzione e Diffusione) ed al Direttore Tecnico.

La complessiva responsabilità delle politiche di marketing sembra non trovare una collocazione precisa: risulta di fatto allocata con poca chiarezza ed in modo poco esplicito presso funzioni diverse: Direttore Generale, Direttore Commerciale, Concessionaria, oltre che presso lo stesso Direttore Responsabile.

I modelli organizzativi sono frutto di tradizioni –di volta in volta diverse- tramandatesi nel tempo, all’interno di singole aziende editoriali. Non appare visibile –a differenza di quanto accade in altri paesi- un coerente modello organizzativo ‘italiano’.

La distanza tra i diversi modelli organizzativi italiani ed i modelli organizzativi di Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, appare netta.

Il modello organizzativo italiano rende particolarmente difficile una gestione imprenditoriale delle Case Editrici – e costituisce uno svantaggio competitivo nel confronto con gli operatori stranieri.

"Le aziende italiane che fanno giornali sono molto differenti soprattutto per la cultura organizzativa: difficile metterle insieme". "Il ruolo del vero marketing è, nella maggior parte dei casi, assente".

 Stampa locale vs. Stampa nazionale
I veri quotidiani nazionali –‘nazionali’ per diffusione ma anche per peso politico-culturale– sono La Repubblica e Il Corriere della Sera. La diffusione di Repubblica è più equilibrata. La diffusione del Corriere della Sera è sbilanciata dalla forte concentrazione di vendite in Lombardia; ma non per questo può essere negata la vocazione e l’atteggiamento del ‘quotidiano nazionale’.

Nonostante i contenuti specializzati, ha un ruolo ed un peso simile alla Repubblica ed al Corriere il Sole 24 Ore.

Tra gli altri quotidiani il più vicino allo status di ‘quotidiano nazionale’ risulta essere –nonostante gli andamenti diffusionali non lusinghieri- L’Unità.

‘Quotidiani nazionali’ sono anche a loro modo i quotidiani sportivi, in particolare La Gazzetta dello Sport.

Il Corriere della Sera, La Stampa e Il Messaggero sono anche ‘quotidiani locali’. Ma il tipico quotidiano locale è la testata fortemente radicata in una realtà provinciale che supera il 40% di penetrazione sul totale dei lettori della zona: come Il Gazzettino di Venezia, Il Piccolo di Trieste. La misura della qualità del ‘quotidiano locale’ sta nella capacità di offrire un mix equilibrato di notizie locali e di notizie nazionali.

Né la ‘dimensione nazionale’, né la ‘dimensione locale’ appaiono significativi vantaggi competitivi. Sia la ‘dimensione nazionale’ che la ‘dimensione locale’ risultano vantaggiose, ognuna nel proprio ambito e con le proprie modalità operative. La ‘dimensione nazionale’ garantisce massa critica, e quindi la possibilità di attivare pesanti macchine promozionali. La ‘dimensione locale’ rende possibile una grande attenzione ai bisogni immediati dei lettori (cronaca, notizie utili, piccola pubblicità, necrologi).

Rispetto alla difficile situazione diffusionale che caratterizza il mercato nel suo complesso, sembrano sussistere migliori opportunità per i ‘quotidiani locali’.

Per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria, le opportunità sembrano essere leggermente migliori per i ‘quotidiani nazionali’.

 Quotidiano vs. Stampa di diversa periodicità
La stampa quotidiana italiana appare sempre più ‘settimanalizzata’, ovvero tesa ad occupare spazi già occupati dai 'settimanali' di attualità (newsmagazine), ed in genere dalla stampa periodica.

La settimanalizzazione dei quotidiani è ben nota da tempo agli operatori, ma continua ad essere proposta dagli addetti ai lavori come punto di partenza per l’analisi della competizione dei quotidiani con altri media.

Questa tendenza si manifesta sotto due forme:

Nonostante questo evidente spostamento i quotidiani mantengono in buona misura un loro specifico modo di comunicare con il lettore. Questo specifico modo appare un significativo fattore distintivo che avvantaggia i quotidiani rispetto ai periodici. Un patrimonio da difendere.

"Il quotidiano è diventato un contenitore privo di contenuti relazionati ai valori". "La cosiddetta ‘settimanalizzazione’ si concretizza in un ventaglio orizzontale di opinioni, ma non in un uso dell’inchiesta o in una varietà delle fonti".

Quotidiano vs. Televisione
La stampa quotidiana è sempre più succube del mezzo televisivo: tesa ad imitare le modalità comunicative tipiche della televisione; disposta a confondere ciò che accade con ciò che appare sullo schermo.

Gli aspetti caratteristici di questa sudditanza sembrano essere:

Nonostante tutto, i quotidiani appaiono però ancora portatori di un proprio specifico modo di trattare la notizia – opposto al modo tipico della televisione. Anche questo è un patrimonio da difendere.

"L’appiattimento dei quotidiani italiani sulle modalità espressive tipiche della televisione è senza paragoni nel mondo occidentale". "La dipendenza dei quotidiani dalla televisione è dimostrata dall’eccessivo spazio dedicato ai programmi e ai personaggi televisivi".

Distribuzione, Readership
Le modalità distributive adottate in Italia appaiono inadeguate. Esiste una rete che vede agire troppi attori -Direzioni Commerciali, Distributori nazionali e locali, ispettori, edicolanti, ecc.- e che –se pure garantisce l’arrivo giornaliero del prodotto sul punto vendita- appare eccessivamente complessa e rigida.

L’affollamento delle edicole ha raggiunto il livello di guardia, ed appare necessario che i quotidiani siano offerti al pubblico presso punti di vendita diversi e con modalità diverse: supermercati, librerie, bar, tabaccherie, panetterie, ristoranti, distributori di benzina, strilloni, distributori automatici. (Il rischio che la moltiplicazione dei punti di vendita -favorendo i giornali ad alta tiratura- danneggi il pluralismo, è presente, ma non per questo la situazione attuale può essere difesa).

Appare evidente che c’è molto da imparare da quanto accade all’estero, e in generale dalla distribuzione dei prodotti di largo consumo (non editoriali). Sotto due punti di vista:

Il servizio attualmente offerto dalle ricerche di accertamento della diffusione appare nel complesso soddisfacente. Miglioramenti appaiono auspicabili per quanto riguarda la tempestività nella fornitura dei dati e l’offerta di informazioni più dettagliate (ad esempio: spaccature per periodi inferiori).

Anche le ricerche di readership (Audipress) rispondono, in linea generale, alle esigenze. Più che per quanto riguarda le ricerche di accertamento della diffusione si sottolinea però l’esigenza di miglioramenti:

(Nota: la ricerca Audipress, in conseguenza del rapido evolversi delle esigenze del mercato e politiche, è oggetto di continui adeguamenti, molti dei quali corrispondono alle aspettative indicate dagli intervistati).

"Livellamento delle forniture in funzione degli andamenti di vendita". "Avvicinarsi sempre di più alle dimore dei lettori o ai loro luoghi di frequentazione abituale". "Siamo in linea con i parametri europei" (per quanto riguarda i dati di diffusione e di readership).

Il quotidiano come veicolo pubblicitario
Nella competizione con gli altri mezzi –televisione, radio, periodici- il quotidiano si colloca in una posizione intermedia. L’appeal del quotidiano in quanto spazio pubblicitario appare:

In prospettiva, non sembrano esistere spazi di manovra per agire sulle leve dell’aumento delle tariffe, dell’incremento della foliazione e del maggior affollamento. Il perseguimento di un migliore risultato economico –in particolare per i grandi quotidiani nazionali- sembra possibile solo attraverso:

Per i quotidiani locali la vendita di spazi su allegati sembra offrire scarse prospettive. I margini di miglioramento risiedono in un miglior sfruttamento delle opportunità legate alla

‘dimensione locale’: piccola pubblicità, necrologi, ecc.

"Ben diverse le prospettive per quotidiani nazionali e quotidiani locali" . "La raccolta pubblicitaria sarebbe migliore per i quotidiani locali (e sarebbe migliorabile anche per i quotidiani nazionali) se le redazioni non la boicottassero regolarmente".

Il quotidiano come oggetto di campagne promozionali e di sostegno
Sul mantenimento (o sull’incremento) dei livelli diffusionali e dei fatturati pubblicitari grande peso hanno avuto negli anni recenti politiche promozionali fondate su concorsi a premi ed allegati (allegati di natura non strettamente editoriale: videocassette, figurine, ecc., e prodotti più propriamente editoriali: ‘sotto-testate’ segmentate per tematica e target di riferimento).

Simili politiche continueranno ad essere usate, ma –complessivamente- con minore intensità e con minori aspettative di risultati significativi.

Si prevede un trend:

Esiste una generale tendenza a disinvestire, in particolare per quanto riguarda le azioni promozionali che utilizzano modalità e prodotti di natura non editoriale (concorsi, videocassette). Comunque, nel breve termine, nessun competitore può permettersi di disinvestire per primo.

"Il ricorso ai gadget continuerà, ma forse diventerà più legato alle tematiche dell’informazione". "Penso che nel prossimo futuro si affiancheranno alle formule già collaudate anche forme di fidelizzazione più innovative".

Il quotidiano e le nuove tecnologie
Il mutamento tecnologico più visibile –e ricco di influenze sul modo di lavorare dei giornalisti- è l’ingresso dei personal computer in redazione. Il mutamento tecnologico più ricco di influenze sulla complessiva progettazione del prodotto editoriale è la cosiddetta ‘infografica’: la costruzione di progetti editoriali e la videoimpaginazione assistite da computer. Il cambiamento strutturalmente più significativo –dal punto di vista dei costi e del ciclo di produzione- è la sostituzione dei complessi ‘sistemi editoriali’ con più leggere reti di personal computer collegati a server. Ma in generale tutte le fasi di lavorazione hanno subito mutamenti: la progettazione, il lavoro redazionale, l’impaginazione, la preparazione per la stampa (‘prestampa’), la stampa, la confezione, la logistica di magazzino e di distribuzione.

Le nuove tecnologie hanno reso possibile il taglio dei tempi intercorrenti tra la chiusura in redazione e l’uscita del quotidiano. Con le nuove tecnologie sono scomparse figure professionali: tipografo, correttore di bozze, e sta mutando il ruolo del giornalista (in Italia con più lentezza che altrove).

La familiarità con le nuove tecnologie e la conoscenza delle implicazioni del mutamento che esse comportano appare scarsa presso gli addetti ai lavori italiani –legati ad una formazione giornalistica o manageriale orientata al marketing-. Si tratta più di un mutamento subito che di un mutamento voluto e consapevolmente gestito. Ciò rende difficile la costruzione di scenari e la formulazione di previsioni. E pone gli operatori italiani in condizioni di svantaggio sul mercato editoriale internazionale.

Si coglie comunque una linea di tendenza, che collega l’uso di nuove tecnologie nella costruzione del prodotto editoriale tradizionale (su supporto cartaceo) all’evoluzione verso i new media. Il nesso consiste principalmente nell’alimentazione, tramite il lavoro giornalistico, di un ‘magazzino’ di informazioni: un archivio elettronico (datawarehouse) dal quale possono essere estratte di volta in volta le informazioni utili a costruire tanto giornali quanto new media.

"L’evoluzione dei sistemi editoriali verso sistemi di datawarehouse va capita pensando ad un a evoluzione del prodotto (soprattutto verso le forme elettroniche): se no ha poco senso".

Quotidiano vs. New Media
L’apparire sulla scena di nuovi mezzi di comunicazione di massa pone una sfida al quotidiano stampato su carta.

La sfida appare particolarmente dura, perché la cultura editoriale italiana –cultura uniformemente diffusa in ambito giornalistico, manageriale, tecnico-industriale, organizzativo– è strettamente legata al concetto del prodotto carteceo.

In questa luce appare accettabile e comprensibile nelle sue sue prospettive a medio termine lo spazio occupato dal Cd-Rom. E’ visto come un prodotto integrativo

Si prevede così che nell’arco di cinque anni tutti i quotidiani italiani saranno disponibili (semestralmente o annualmente) anche sotto forma di Cd-Rom. E che il Cd-Rom avrà un risultato di conto economico positivo.

Ben più minacciosa appare la prospettiva di un ‘quotidiano on-line’, diffuso via Internet (o Reti telematiche che costituiscano una evoluzione dell’attuale Internet). Si dà per certa la sopravvivenza del giornale cartaceo; ma questa opinione appare, più che una tranquilla convinzione, una difesa di fronte ad un avvenire imprevedibile.

"I giornali italiani sono del tutto impreparati ai new media, che oltretutto non sono neanche più ‘new’". "Prevedo un rapido sviluppo del quotidiano on-line, anche se non a scapito del quotidiano su carta"."Cosa accadrà dovremmo chiederlo a Bill Gates".

Quotidiani italiani vs. Quotidiani stranieri
Il mercato italiano dei quotidiani presenta significative differenze rispetto ai mercati esteri di riferimento (Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna).

"Più attenzione (sui quotidiani stranieri) ai grandi temi sociali e alle trasformazioni in atto". "Nostre carenze più grandi promozione e distribuzione".

Best practices
Guardando a quanto è accaduto sul mercato italiano dei quotidiani negli ultimi cinque anni:

Trend
Le prospettive, per i quotidiani italiani, non sembrano essere particolarmente lusinghiere.

Di fronte a questo quadro strategico, i quotidiani italiani dovrebbero ‘alzare il tiro’. Sembrano invece orientati ad una politica difensiva, di piccoli passi.

Più in dettaglio, si prevede che nei prossimi 5 anni assisteremo:

"C’è uno scadimento generale sul piano qualitativo ed una forte propensione ad adeguarsi al ‘regime’ (quale che sia)". "C’è troppa prudenza". "I quotidiani si sono suicidati abbassando il livello culturale".

Il quotidiano che non c’è
Pure nel contesto di un mercato caratterizzato da un eccesso di offerta, e dove sembra che tutto sia già stato tentato, si segnalano significativi spazi di praticabile innovazione, tesi a rispondere ad aspettative dei lettori attualmente insoddisfatte.

"Quotidiano popolare. Ma quale?". Un quotidiano di poche pagine destinato (solo o innanzitutto) alle maggiori aree metropolitane. "Un quotidiano a due tempi. Telegrafico nelle notizie, diffuso nelle inchieste e nei perché. Capace, nelle varie coste, di dare le due velocità anche ad argomenti specializzati".

Pagina precedente

Indice dei contributi