BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 03/05/2004

BASTA CON I COMITATI SCIENTIFICI

di Francesco Varanini

Basta con le bibliografie, con gli articoli legati a un formato predefinito, e passati al vaglio di occhiuti referee. Basta con le riviste legittimate da Comitati Scientifici e Comitati Direttivi.
Anche perché spesso le bibliografie le citiamo da altri articoli, alzi la mano chi ha davvero letto tutto quello che cita. Anche perché le bibliografie rimandano a fonti spesso presso invecchiate, la Rete e i rapidi tempi dell’innovazione rendono presto i contenuti obsoleti.
Anche perché il vaglio d ei referee non è sempre ‘cieco’ ed equanime come dovrebbe essere. Il giudice –l’esperto, il direttore, il giornalista– è in realtà un gatekeeper, che fa passare sempre gli articoli di amici e sodali, anche quando fanno abbastanza pena; e che non fa passare non solo gli articoli che non condivide, ma –peggio– innanzitutto non fa passare gli articoli che non capisce.
Anche perché i Comitati Scientifici corrispondono a una idea della conoscenza ‘scarsa’: un sapere detenuto e mantenuto da pochi. Mentre oggi, di fronte all’abbondanza ridondante e rumorosa, e per questo ricca in un nuovo modo, di fronte all’abbondanza di saperi diversi, il governo ed il controllo ed il filtro risultano sempre più capziosi e impossibili e vani e dannosi.
Anche perché i Comitati Scientifici e i Comitati Direttivi sono composti sempre dalle stessi autorevoli esperti. Per restare al piccolo mondo del management italiano, fate questo esperimento: confrontate i Comitati Scientifici di Sviluppo & Organizzazione, Economia & Management, L’Impresa. È sconfortante. Sempre le stesse persone. Troppo chiuse, mi permetto di dire, a parlare tra di loro.
Di fronte a questa realtà potremmo dire che le riviste –penso qui in particolare alle riviste-su-carta–sono superate. O anche che non c’è bisogno di un’altra rivista. Personalmente, risponderei di no in altri casi.
Le riviste esistenti restano un utile punto di riferimento. Ma C’è spazio, direi meglio bisogno, di qualche rivista fatta in un altro modo. Dirlo naturalmente non basta. Invito quindi chi è interessato a ricevere in omaggio il numero uno, o perché no, a abbonarsi da subito, a scrivere a info@personeeconoscenze.it o a este@edizionieste.it.
Propongo qui sotto l’Editoriale del numero uno. E a seguire l’Editoriale del numero zero, scritto nel novembre 2002. Questo per mostrare come si è nel tempo sviluppato il progetto. Le idee si evolvono e, spero, migliorano.
In particolare, due anni fa pensavo che la purezza dell’idea sarebbe stata salvaguardata dall’assenza si un Editore. Pensavo che bastasse utilizzare il outsourcing le competenze dell’editore. Ora penso che l’editore, specie se è un editore che crede nel progetto, è molto meglio averlo.

Editoriale del numero uno
Spero che questa rivista circoli molto anche in azienda; spero che diventi uno strumento utile per chi si occupa di sviluppo delle risorse umane, di formazione, di gestione delle conoscenze. Spero che questa rivista, in senso più lato, interessi gli educatori e gli insegnanti. Ma questa rivista si rivolge innanzitutto alle persone. Agli imprenditori, ai manager, ai professionisti, ai tecnici, agli studenti, ai neolaureati, a chi lavora in proprio – a tutti coloro che sanno che il proprio futuro, nel mondo del lavoro e non solo, è legato al costante aggiornamento del proprio bagaglio di conoscenze. Ed ancor più è legato alla costante disponibilità al cambiamento, all’apprendimento continuo.
E’ stato detto da più parti ed in più modi: più dell’apprendimento di nozioni, più del dominio di strumenti –nozioni e strumenti che rischiano sempre di diventare presto obsoleti– conta il ‘deuteroapprendimento’, l’‘imparare ad imparare’.
Non si tratta quindi né di diffondere conoscenze consolidate, né, in senso stretto, di ‘insegnare’. Si tratta di contribuire all’autostima e alla costruzione di un progetto personale.
La forte motivazione e l’orientamento ad investire su sé sessi riguardano le persone. Ma riguardano anche le organizzazioni: nessuno metterà in dubbio che le persone più motivate sono forse le più difficili da gestire, ma sono anche le risorse che contribuiscono in misura più alta alla costruzione di buoni risultati. Perciò ci piace immaginare che singole persone si abbonino a Persone & Conoscenze. Ma anche che imprese abbonino a Persone & Conoscenze i propri talenti. E che scuole di formazione abbonino alla rivista i partecipanti ai corsi. E che associazioni abbonino alla rivista i propri appartenenti.
Persone & Conoscenze: una moltitudine di persone, ognuna portatrice di un proprio progetto; diverse culture; diverse comunità di pratiche, ognuna portatrice di un proprio sapere. Punti di vista ed approcci differenti non possono essere tenuti insieme da nessun maestro, da nessun docente. Nessuna scuola è migliore di un’altra. E’ vano cercare l’ottimo. Ogni best practice è tale solo nel suo contesto, ed in ogni caso si è dimostrata valida solo altrove e nel passato.
Si è anche abusato, di recente, con i riferimenti alla ‘complessità’ e alla ‘rete’. Ma credo che sia terminata l’era del Broadcasting: l’antenna centrale che sparge il suo segnale su vaste periferie, l’elaboratore centrale che governa e controlla ogni informazione, il seminatore di verità che sparge il seme, il docente che parla ex cathedra, l’intellettuale mediatore necessario. Siamo invece, come recita la copertina di questo primo numero, ‘tutti docenti e tutti discenti’. La conoscenza è dono, scambio, negoziazione, transazione – ma in ogni caso si accresce esponenzialmente dove viene presa consapevolezza dell’esistenza della rete: ciò che conta, più che i nodi, sono le connessioni.
Lettura e scrittura, nella logica della rete, si intrecciano: l’esperienza di ognuno di noi ha valore, siamo –anche– tutti lettori e tutti autori. Tutti contribuiamo a un grande testo complessivo. Sempre in costruzione e in via di cambiamento.
Per questo Persone & Conoscenze, più che offrire quadri d’insieme, si propone di offrire tracce, indizi, spunti, coni di luce. Brani di discorso utili ad ognuno per costruire un proprio quadro, per intraprendere un proprio percorso. Perciò si privilegiano l’autobiografia ed il racconto in prima persona. E si propongono, l’uno a fianco all’altro, linguaggi diversi. E si cerca di restare lontani il più possibile da linguaggi tecnici –troppo spesso inutilmente selettivi, troppo spesso difensivi.
Testimonianze e proposte. Pratiche, teorie e tecnologie. C’è dietro un progetto (che vi invitiamo ad approfondire all’indirizzo www.personeeconoscenze.it). Ma un progetto che vuole crescere e cambiare con le proposte ed il contributo di ogni lettore.
Una rivista, mi piace pensare, da leggere non solo sul posto di lavoro. Ma anzi, soprattutto, da leggere a casa, la sera o il sabato. Del resto, il confine tra ‘tempo libero’ e ‘tempo di lavoro’ è sempre più labile. E allora ogni momento è buono per riflettere su come usiamo le conoscenze come fonte di ricchezza, personale e sociale, individuale e collettiva.

Editoriale del numero zero
Credo che ogni tanto si debba scommettere su una idea. Questa rivista parte da una idea, e da una scommessa.
Intercettiamo bisogni, cogliamo segnali deboli, vediamo emergere nuovi trend. Le nuove tecnologie cambiano radicalmente il modo di rapportarsi con la conoscenza; cambiano altresì le relazioni tra persone, sia sul lavoro, sia nel ‘tempo libero’. (E questa stessa distinzione tra lavoro e tempo libero, del resto, ha sempre meno senso). Il mercato del lavoro, oltre gli slogan ed i partiti presi, ci impone di accettare mobilità, flessibilità e autoimprenditorialità - non come astratti temi, ma come questioni che toccano le nostre personali certezze, la nostra vita, il nostro ruolo. La globalizzazione, oltre ogni presa di posizione politica, ci impone modelli estranei al nostro modo di essere, ed allo stesso tempo di obbliga a confrontarci con culture diverse, lontane dalla nostra. La complessità del sistema ci toglie la speranza di evoluzioni lineari, di sviluppi prevedibili a priori - perdono così valore gli schemi consolidati.
Eppure, in larga misura, continuiamo a comportarci come prima, come se nulla di veramente nuovo fosse accaduto. Come se sotto gli occhi il mondo non stesse cambiando.
L’orientamento a prendere le distanze dal mutamento in atto si fonda, credo, sul timore di ‘non sapere cosa fare’. In effetti, alla lettera, di fronte ad un quadro in continuo cambiamento è impossibile saper cosa fare. Si può però investire su noi stessi, incrementando la nostra capacità di leggere i segnali deboli, di individuare direzioni di azione, di indirizzare in una o in’altra direzione l’evoluzione della nostra professionalità.
Al centro della scena stanno le conoscenze. La ‘scoperta’, la condivisione, la conservazione delle conoscenze. In termini stretti, si tratta dunque di porre attenzione alla formazione, intesa in tutti i suoi aspetti: ‘istruzione’ di base e superiore, pubblica e privata, formazione universitaria, formazione manageriale, formazione professionale. Si tratta però anche di riflettere su come le conoscenze sono rese fruibili n modo nuovo dalle tecnologie: Internet ci propone una nuova metafora, un nuovo modo di accedere alla conoscenza; e dietro i tecnicismi del Knowledge Management e dell’e-Learining si nascondono novità importanti.
Questa rivista parlerà dunque di come siamo tutti docenti e tutti discenti, di come possiamo avvicinarci alle conoscenze, di come possiamo farle nostre.
Questo è, nelle linee essenziali, l’idea di Persone & Conoscenze. La troverete descritta in modo dettagliato all’indirizzo www.personeeconoscenze.it.
Qualche parola ora sulla scommessa. Avremmo potuto fare una rivista per addetti ai lavori. Avremmo potuto proporre l’idea a una qualche Casa Editrice. Ma non credo abbia senso pensare, oggi, ad una rivista senza tener conto di come funziona il Word Wide Web: una enorme ricchezza è disponibile sulla Rete. A una nuova rivista non compete il ruolo di informare. Nemmeno, direi, quello di fornire letture autorevoli, ex cathedra (di riviste così ce n’è già qualcuna; anche se nessuna strettamente dedicata al tema della formazione e della gestione delle conoscenze).
Credo che una nuova rivista, in particolare una rivista dedicata a questi temi, no debba ‘insegnare’. Deve proporre possibili letture, nuove connessioni, stimoli alla costruzione di un personale percorso di avvicinamento al sapere.
Coerentemente con l’idea, nel far partire questa iniziativa, vogliamo seguire la via della rete, della comunità di pratiche che riconosce l’esigenza di un luogo di incontro e se lo costruisce.
Questo primo numero, dunque, mostra come la rivista può essere. Non è però il primo passo di una iniziativa editoriale già totalmente definita, che cerca clienti. E’ invece il segno tangibile di un progetto che cerca partner.

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