BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 28/06/2004

PERCHE' FORSE POSSO DIRMI FORMATORE
di Francesco Varanini

Personalmente non credo ai metodi chiusi e diffido di ogni approccio predefinito. L'unico vero metodo, credo, è il metametodo, l'attitudine o la capacità, che sempre possiamo sviluppare, di trovare di volta in volta il metodo adeguato. Di far emergere il metodo dalla situazione.

Tuttavia, credo che il bisogno di punti di riferimento e di rassicurazioni, e la domanda di chiarezza, siano sacrosanti. Anche se per me può non essere importante, o addirittura può rendere meno efficace il mio intervento, se un cliente mi chiede che metodo userò, devo essere in grado di corrispondere all'aspettativa.

Così in qualche modo, forse mio malgrado, ho consolidato alcuni strumenti. Un modo di lavorare in aula fondato narrazione. Un metodo che può essere declinato, mi pare di aver capito, a più livelli: in una normalissima aula, in una situazione di formazione a distanza, o ancora attraverso una ‘messa in scena' quasi teatrale.

Niente di particolarmente nuovo, naturalmente. Efficace, credo, solo per un semplice motivo: mi piace raccontare, credo di saperlo fare bene; su questa capacità e su questo piacere ho costruito l'altra mia vita, la vita di una persona che scrive su temi che non hanno niente a che vedere con il management o l'Information Technology o la formazione o la consulenza.

Tutto in ogni caso parte dalla storia personale. Perché posso dirmi formatore? Perché ho in mente la folla dei ricordi che costituiscono la ma identità di persona prima che di formatore. L'autostima e il riconoscersi il diritto ad avere una autobiografia sono il principale messaggio che possiamo trasmettere alle persone che abbiamo di fronte in aula. Rispetto a loro non siamo né diversi né migliori. Il nostro professionismo non ci salva e non ci giustifica.

Anzi, il nostro ruolo ci impone di non difenderci dietro al ruolo, di non usare la nostra autorità e la posizione di vantaggio per ottenere apprezzamento, per riscuotere approvazione, applausi, o una buona valutazione.

Questa è l'etica della formazione. L'etica parte sempre dalla responsabilità individuale. La prima manifestazione della responsabilità personale, della responsabilità di fronte a noi stessi è il mantenere viva la nostra identità. Lo strumento quindi è la narrazione. Non mi importa parlare tecnicamente di ‘action learning', di ‘learning histories', di formazione analogica e via dicendo. Mi interessa il fatto che il formatore può e deve mettersi in gioco. Questo è il principale messaggio che può trasmettere ai discenti. Solo mettendo in gioco se stesso acquista credibilità e dà valore ai contenuti che trasmette.

Quali sono del resto i contenuti? In cosa consistono? Cosa resta da fare oggi in aula quando con la Rete e con la grande disponibilità di contenuti sono cresciuti enormemente gli spazi dell'autoformazione? La formazione più significativa, forse l'unica ‘formazione' utile, l'uinca formazione che esige l'aula come luogo e come tecnologia, oggi, sta nell'insegnamento a connettere tra di loro frammenti, tracce di conoscenza, spezzoni di discorsi. Sta nel ‘costruire il senso' a partire dalle informazioni parziali da cui siamo bombardati. La capacità da coltivare sta nel leggere tracce, di cogliere segnali deboli, intercettare trend, formulare ipotesi interpretative, inferenze, cogliere l'emergere di mondi. Immaginarli a partire da pochi elementi.

Ora, tutto questo non si fa se non si è coltivata la propria autostima e non si è rimasti legati alla nostra storia. Passato che sarebbe più semplice rimuovere, ricordi dai quali la nostra vita di oggi può sembrare troppo lontana, sogni, desideri irrealizzati.

Ma solo se ricordiamo e diamo valore alla nostra storia sappiamo veramente leggere tracce, cogliere trend. Cercare. "Il cercare può venire soltanto da un funzionare sconnesso, informe, o forse dal giocare rudimentale, come se avesse luogo in una zona neutra. E' soltanto qui, in questo stato non integrato della personalità, che ciò che noi descriviamo come creativo può comparire. (…) In quella zona grigia, zona di transizione, di illusione, spazio potenziale dove possono essere rivissute le forme primitive di relazione e gioco”: la zona alla quale sempre “dobbiamo tornare per elaborare le nostre ansie di abbandono, disperazione, solitudine, dove nasce e si realizza sempre l'attività creativa primaria”

La capacità alla quale alludo, la capacità chiave che mi interessa coltivare attraverso la formazione, sta infatti essenzialmente nel dare valore alla nostra creatività. E la creatività risiede nel gioco. L'artista è un adulto che gioca. “E' nel giocare e soltanto mentre gioca che l'individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell'intera personalità, ed è solo nell'essere creativo che l'individuo scopre il sé”.

Credevo d'aver chiuso alle mie spalle

stanze di cose vecchie, polverosi

oggetti d'amore consumati dagli sguardi

ma non ha senso dire: sono oramai diverso

perché le porte non si chiudono mai

ricordo quando tornai il Italia dall'Ecuador

cercavo lavoro e guardavo le offerte sul Corriere della Sera

non aprivo niente di quelle sigle, cosa vuol dire EDP

eppure sono diventato negli anni agli occhi degli altri

un rispettato esperto di information Technology

perché nel frattempo la cosa

ha cambiato nome

Ricordo quella sera di fine anni settanta

ultimo dell'anno ultimo colloquio

lei potrebbe essere un brigatista eppure

bisogna fidarsi dell'intuito e poi

ho un mente un progetto per il quale lei sebbene

non sappia nulla di lei…

mi disse il direttore del personale

ex sindacalista Cisl

e così venni assunto,

sia pure con contratto a termine ed in categoria zeta

perché posso fare il formatore

perché so di quello che parlo

ho fatto il budget ho fatto il capo

ho assunto e licenziato e per anni sono vissuto

nei sotterranei dell'organizzazione

sarò sempre diverso da chi è cresciuto alla scuola

di una scuola di formazione

perché posso fare il formatore

perché leggo romanzi e poesie

perché scrivo

un normale venditore… siamo tutti capaci

ma invece, diceva Felisberto,

pensate a un artista sulla scena

che sa piangere dei suoi dolori

pensate a voi come a un artista sulla scena

che mette in gioco qualcosa si sé stesso

perché posso fare il formatore

perché so di quello che parlo

angoscia quotidiana e cazziatoni

parli veloce Varanini non divaghi

spero di non illudermi se mi credo

diverso da chi occupa il posto solo perché ha amici potenti

politicamente targati

e non scrive per comprendere e per aiutare a capire

ma solo per sentirsi membri di ristretta élite

composta da lui e da quattro

sociologi svedesi

eppure ho visto introno a me collusione, connivenze e palesi

conflitti di interessi e mazzette

ho visto una certa gestione dei finanziamenti europei

e sono stato accusato da un giudice di essere complice solo perché

avevo dichiarato che ero amico di una certa persona

che probabilmente aveva fatto cose che non potevo sapere

so di quello che parlo

così con me e non con altri credo

un ragazzo che lavorava in una banca romana tirò fuori una volta dal cassetto

e mi diede una cartella del Bingo delle Cazzate

e quella volta che facevo l'operaio aggiunto in stampa rotocalco

il capomacchina mi insegnava come ci si comporta si apre la porta al capo

lo si lascia passare per primo

e quella volta durante il turno di notte giù allo steacker

mi mostrarono anche se sapevano

che lavoravo alla direzione del personale

come si fa a sabotare la produzione, se per caso ce ne fosse bisogno

con la punta di una biro

quella volta che ero ancora abbastanza giovane

orgoglioso del mio nuovo ruolo di capoprogetto di organizzazione

volevo fortemente essere presentato al direttore generale

l'agende della segretaria non aveva spazi per me

allora mi trovai una volta pisciare accanto a Lui

pisciava accanto a me e intanto mangiava un panino e riuscii comunque

a presentarmi e a dargli la mano

quando quella volta posai

la penna sul tavolo

lavoravo alla formazione e intanto andavo a lavorare

a una radio e a un certo punto decisi di andare a lavorare lì a tempo pieno

mettendomi per questo in aspettativa sindacale non retribuita

di quel periodo ricordo la grande libertà espressiva

da solo di fronte al microfono parlando senza briglie in diretta

al costo da solo di farmi da solo la regia perché

c'è sempre un risvolto tecnico dietro la libertà

dopo un anno mi accorsi che a parte i pochi soldi

anche quella era una carriera e preferii a quei compressi

la relativa logica dell'organizzazione aziendale

e tornai, ma non mi volevano più

stetti quasi un anno a casa pagato in attesa di un posto

finché un giorno decisi di andare ugualmente in ufficio

mi sedetti a una scrivania della direzione del personale

al posto di un collega assente per matrimonio

andavo lì ogni mattina a leggere Delitto e Castigo

finché stufo di vedermi il direttore

mi trovo un posto in esilio

ad una redazione di libri illustrati

poi accadde che ci fu una crisi

ed arrivò con terribile folgore il Grande Manager Emergente

a gestire il taglio delle teste e la ristrutturazione

serviva un capo per i servizio organizzazione

e non si poteva assumere nessuno dall'esterno

allora qualcuno propose me come ultima spiaggia

mi fu chiesto esplicitamente di tagliarmi barba e capelli

e di assumere un atteggiamento consono al ruolo

giocatori di baseball, piloti di bob e di aereo

venditrici di gioielli e telefoniste che raccontavano

delle loro visioni della Madonna

calciatori di cui era facile comprendere il ruolo appena guardandoli

veterinari a fare preventivi e tariffe

e la mia storia non vale mai più della tua, no di certo

per questo il mio parlare del mio indicibile

può essere per te un modo

di raccontare il tuo indicibile

il non detto il non dicibile per tutti

lì sta nascosto l'oro il tesoro

segreto dell'organizzazione

c'è una organizzazione sommersa che può venire alla luce

ci sono competenze che uno non osa confessare

macro di excel occultate in una cartella privata

e ci si vergogna delle poesie che abbiamo scritto da ragazzi

e a chi chiede consigli sulla compilazione del curriculum diciamo

ragazzi, dovete parlare anche dei vostri hobby

forse negli hobby sta nascosto segreto vostro valore

ma il nostro atteggiamento si vede va oltre le parole

e fa pensare ai ragazzi che è meglio molto meglio

per non sbagliare, alla riga hobby scrivere

sempre e solo ‘letture e viaggi'

evitando per cautela di spiegare quali libri e quali viaggi

Eppure potremmo eppure possiamo

Mettersi in gioco mettersi in scena perché no

Ciò che non può essere detto altrimenti forse,

può essere detto in versi

Donald W. Winnicott, Gioco e realtà , p. 117.

Donald W. Winnicott, Playng and Reality , London, Tavistock Publications, 1971; trad. it. Gioco e realtà , Roma, Armando, 1974, pp.102- 103.

Felisberto Hern ández, El Cocodrilo , scritto nel 1960, è stato pubblicato solo dopo la morte dell'autore.

Può essere letto in lingua originale in Felisberto Hernández, Obras completas , México, Siglo Veintiuno, 1983, volume secondo, oppure in Narraciones incompletas , Madrid, Siruela, 1990.

In italiano sta in Felisberto Hernández, Nessuno accendeva le lampade , traduzione di Umberto Bonetti, con una Nota introduttiva di Italo Calvino, Einaudi, Torino, 1974.

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