PERCHE' FORSE POSSO DIRMI FORMATORE
di Francesco Varanini
Personalmente non credo ai metodi chiusi e diffido di ogni approccio predefinito. L'unico vero metodo, credo, è il metametodo, l'attitudine o la capacità, che sempre possiamo sviluppare, di trovare di volta in volta il metodo adeguato. Di far emergere il metodo dalla situazione.
Tuttavia, credo che il bisogno di punti di riferimento e di rassicurazioni, e la domanda di chiarezza, siano sacrosanti. Anche se per me può non essere importante, o addirittura può rendere meno efficace il mio intervento, se un cliente mi chiede che metodo userò, devo essere in grado di corrispondere all'aspettativa.
Così in qualche modo, forse mio malgrado, ho consolidato alcuni strumenti. Un modo di lavorare in aula fondato narrazione. Un metodo che può essere declinato, mi pare di aver capito, a più livelli: in una normalissima aula, in una situazione di formazione a distanza, o ancora attraverso una ‘messa in scena' quasi teatrale.
Niente di particolarmente nuovo, naturalmente. Efficace, credo, solo per un semplice motivo: mi piace raccontare, credo di saperlo fare bene; su questa capacità e su questo piacere ho costruito l'altra mia vita, la vita di una persona che scrive su temi che non hanno niente a che vedere con il management o l'Information Technology o la formazione o la consulenza.
Tutto in ogni caso parte dalla storia personale. Perché posso dirmi formatore? Perché ho in mente la folla dei ricordi che costituiscono la ma identità di persona prima che di formatore. L'autostima e il riconoscersi il diritto ad avere una autobiografia sono il principale messaggio che possiamo trasmettere alle persone che abbiamo di fronte in aula. Rispetto a loro non siamo né diversi né migliori. Il nostro professionismo non ci salva e non ci giustifica.
Anzi, il nostro ruolo ci impone di non difenderci dietro al ruolo, di non usare la nostra autorità e la posizione di vantaggio per ottenere apprezzamento, per riscuotere approvazione, applausi, o una buona valutazione.
Questa è l'etica della formazione. L'etica parte sempre dalla responsabilità individuale. La prima manifestazione della responsabilità personale, della responsabilità di fronte a noi stessi è il mantenere viva la nostra identità. Lo strumento quindi è la narrazione. Non mi importa parlare tecnicamente di ‘action learning', di ‘learning histories', di formazione analogica e via dicendo. Mi interessa il fatto che il formatore può e deve mettersi in gioco. Questo è il principale messaggio che può trasmettere ai discenti. Solo mettendo in gioco se stesso acquista credibilità e dà valore ai contenuti che trasmette.
Quali sono del resto i contenuti? In cosa consistono? Cosa resta da fare oggi in aula quando con la Rete e con la grande disponibilità di contenuti sono cresciuti enormemente gli spazi dell'autoformazione? La formazione più significativa, forse l'unica ‘formazione' utile, l'uinca formazione che esige l'aula come luogo e come tecnologia, oggi, sta nell'insegnamento a connettere tra di loro frammenti, tracce di conoscenza, spezzoni di discorsi. Sta nel ‘costruire il senso' a partire dalle informazioni parziali da cui siamo bombardati. La capacità da coltivare sta nel leggere tracce, di cogliere segnali deboli, intercettare trend, formulare ipotesi interpretative, inferenze, cogliere l'emergere di mondi. Immaginarli a partire da pochi elementi.
Ora, tutto questo non si fa se non si è coltivata la propria autostima e non si è rimasti legati alla nostra storia. Passato che sarebbe più semplice rimuovere, ricordi dai quali la nostra vita di oggi può sembrare troppo lontana, sogni, desideri irrealizzati.
Ma solo se ricordiamo e diamo valore alla nostra storia sappiamo veramente leggere tracce, cogliere trend. Cercare. "Il cercare può venire soltanto da un funzionare sconnesso, informe, o forse dal giocare rudimentale, come se avesse luogo in una zona neutra. E' soltanto qui, in questo stato non integrato della personalità, che ciò che noi descriviamo come creativo può comparire. (…) In quella zona grigia, zona di transizione, di illusione, spazio potenziale dove possono essere rivissute le forme primitive di relazione e gioco”: la zona alla quale sempre “dobbiamo tornare per elaborare le nostre ansie di abbandono, disperazione, solitudine, dove nasce e si realizza sempre l'attività creativa primaria”
La capacità alla quale alludo, la capacità chiave che mi interessa coltivare attraverso la formazione, sta infatti essenzialmente nel dare valore alla nostra creatività. E la creatività risiede nel gioco. L'artista è un adulto che gioca. “E' nel giocare e soltanto mentre gioca che l'individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell'intera personalità, ed è solo nell'essere creativo che l'individuo scopre il sé”.
Credevo d'aver chiuso alle mie spalle
stanze di cose vecchie, polverosi
oggetti d'amore consumati dagli sguardi
ma non ha senso dire: sono oramai diverso
perché le porte non si chiudono mai
ricordo quando tornai il Italia dall'Ecuador
cercavo lavoro e guardavo le offerte sul Corriere della Sera
non aprivo niente di quelle sigle, cosa vuol dire EDP
eppure sono diventato negli anni agli occhi degli altri
un rispettato esperto di information Technology
perché nel frattempo la cosa
ha cambiato nome
Ricordo quella sera di fine anni settanta
ultimo dell'anno ultimo colloquio
lei potrebbe essere un brigatista eppure
bisogna fidarsi dell'intuito e poi
ho un mente un progetto per il quale lei sebbene
non sappia nulla di lei…
mi disse il direttore del personale
ex sindacalista Cisl
e così venni assunto,
sia pure con contratto a termine ed in categoria zeta
perché posso fare il formatore
perché so di quello che parlo
ho fatto il budget ho fatto il capo
ho assunto e licenziato e per anni sono vissuto
nei sotterranei dell'organizzazione
sarò sempre diverso da chi è cresciuto alla scuola
di una scuola di formazione
perché posso fare il formatore
perché leggo romanzi e poesie
perché scrivo
un normale venditore… siamo tutti capaci
pensate a un artista sulla scena
che sa piangere dei suoi dolori
pensate a voi come a un artista sulla scena
che mette in gioco qualcosa si sé stesso
perché posso fare il formatore
perché so di quello che parlo
angoscia quotidiana e cazziatoni
parli veloce Varanini non divaghi
spero di non illudermi se mi credo
diverso da chi occupa il posto solo perché ha amici potenti
politicamente targati
e non scrive per comprendere e per aiutare a capire
ma solo per sentirsi membri di ristretta élite
composta da lui e da quattro
sociologi svedesi
eppure ho visto introno a me collusione, connivenze e palesi
conflitti di interessi e mazzette
ho visto una certa gestione dei finanziamenti europei
e sono stato accusato da un giudice di essere complice solo perché
avevo dichiarato che ero amico di una certa persona
che probabilmente aveva fatto cose che non potevo sapere
so di quello che parlo
così con me e non con altri credo
un ragazzo che lavorava in una banca romana tirò fuori una volta dal cassetto
e mi diede una cartella del Bingo delle Cazzate
e quella volta che facevo l'operaio aggiunto in stampa rotocalco
il capomacchina mi insegnava come ci si comporta si apre la porta al capo
lo si lascia passare per primo
e quella volta durante il turno di notte giù allo steacker
mi mostrarono anche se sapevano
che lavoravo alla direzione del personale
come si fa a sabotare la produzione, se per caso ce ne fosse bisogno
con la punta di una biro
quella volta che ero ancora abbastanza giovane
orgoglioso del mio nuovo ruolo di capoprogetto di organizzazione
volevo fortemente essere presentato al direttore generale
l'agende della segretaria non aveva spazi per me
allora mi trovai una volta pisciare accanto a Lui
pisciava accanto a me e intanto mangiava un panino e riuscii comunque
a presentarmi e a dargli la mano
quando quella volta posai
la penna sul tavolo
lavoravo alla formazione e intanto andavo a lavorare
a una radio e a un certo punto decisi di andare a lavorare lì a tempo pieno
mettendomi per questo in aspettativa sindacale non retribuita
di quel periodo ricordo la grande libertà espressiva
da solo di fronte al microfono parlando senza briglie in diretta
al costo da solo di farmi da solo la regia perché
c'è sempre un risvolto tecnico dietro la libertà
dopo un anno mi accorsi che a parte i pochi soldi
anche quella era una carriera e preferii a quei compressi
la relativa logica dell'organizzazione aziendale
e tornai, ma non mi volevano più
stetti quasi un anno a casa pagato in attesa di un posto
finché un giorno decisi di andare ugualmente in ufficio
mi sedetti a una scrivania della direzione del personale
al posto di un collega assente per matrimonio
andavo lì ogni mattina a leggere Delitto e Castigo
finché stufo di vedermi il direttore
mi trovo un posto in esilio
ad una redazione di libri illustrati
poi accadde che ci fu una crisi
ed arrivò con terribile folgore il Grande Manager Emergente
a gestire il taglio delle teste e la ristrutturazione
serviva un capo per i servizio organizzazione
e non si poteva assumere nessuno dall'esterno
allora qualcuno propose me come ultima spiaggia
mi fu chiesto esplicitamente di tagliarmi barba e capelli
e di assumere un atteggiamento consono al ruolo
giocatori di baseball, piloti di bob e di aereo
venditrici di gioielli e telefoniste che raccontavano
delle loro visioni della Madonna
calciatori di cui era facile comprendere il ruolo appena guardandoli
veterinari a fare preventivi e tariffe
e la mia storia non vale mai più della tua, no di certo
per questo il mio parlare del mio indicibile
può essere per te un modo
di raccontare il tuo indicibile
il non detto il non dicibile per tutti
lì sta nascosto l'oro il tesoro
segreto dell'organizzazione
c'è una organizzazione sommersa che può venire alla luce
ci sono competenze che uno non osa confessare
macro di excel occultate in una cartella privata
e ci si vergogna delle poesie che abbiamo scritto da ragazzi
e a chi chiede consigli sulla compilazione del curriculum diciamo
ragazzi, dovete parlare anche dei vostri hobby
forse negli hobby sta nascosto segreto vostro valore
ma il nostro atteggiamento si vede va oltre le parole
e fa pensare ai ragazzi che è meglio molto meglio
per non sbagliare, alla riga hobby scrivere
sempre e solo ‘letture e viaggi'
evitando per cautela di spiegare quali libri e quali viaggi
Eppure potremmo eppure possiamo
Mettersi in gioco mettersi in scena perché no
Ciò che non può essere detto altrimenti forse,
può essere detto in versi
Donald W. Winnicott, Gioco e realtà , p. 117.
Donald W. Winnicott, Playng and Reality , London, Tavistock Publications, 1971; trad. it. Gioco e realtà , Roma, Armando, 1974, pp.102- 103.
Felisberto Hern ández, El Cocodrilo , scritto nel 1960, è stato pubblicato solo dopo la morte dell'autore.
Può essere letto in lingua originale in Felisberto Hernández, Obras completas , México, Siglo Veintiuno, 1983, volume secondo, oppure in Narraciones incompletas , Madrid, Siruela, 1990.
In italiano sta in Felisberto Hernández, Nessuno accendeva le lampade , traduzione di Umberto Bonetti, con una Nota introduttiva di Italo Calvino, Einaudi, Torino, 1974.