BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/01/2005
LA FORMAZIONE COME MACCHINA ANALOGICA

di Francesco Varanini e Gianluca Bocchi

È stato recentemente pubblicato un libro, che credo possa interessare gli amici di Bloom.Oltre l’aula. Strategie di formazione nell’economia della conoscenza, a cura di Daniele Boldizzoni e Raoul C.D. Nacamulli, Apogeo, 2004.

Il libro contiente contributi di Gian Franco Goeta (L’executive coaching), Claudia Piccardo e Monica Reynaudo (Counselling individuale e di gruppo per insegnare la leadership), Alessia Rossi (Coaching e mentoring fra formazione e consulenza), Sergio Caprinico (Sessioni outdoor e teatro d’impresa), Francesco Varanini e Gianluca Bocchi (La scienza, la letteratura e la macchina analogica), Claudio G. Cortese e Chiara Ghislieri (Il cinema), Paolo Ferri e Patrizio Regis (Comunicazione e Formazione), Cristiano Ghiringhelli e Barbara Quacquarelli (Il Blended e-Learning), Luca Scolari e Francesco Paoletti (Il knowledge management: apprendimento dell’assenza), Fulvio Carmagnola (Formazione: per quale valore?), Luca Quaratino (La valutazione qualitativa dei processi formativi), Antonio Martelli (Il ROI della formazione), Trevor Boutall (Certificazione, formazione e standard di competenze), Daniele Boldizzoni e Giorgio Ghezzi (Corporate University: nascita ed evoluzione di un fenomeno), Maurizio Cappellari (La balanced scorecard e il controllo delle attività formative).

Il libro sarà presentato martedì 1 febbraio 2005 mattina a Milano, con un incontro, aperto a tutti, di cui in nota trovate la presentazione.

Di seguito propongo l’incipit del capitolo che ho scritto con Gianluca Bocchi, seguito da alcune schede comprese nel capitolo. Non importa se non si capisce dove andiamo a parare. C’è appunto il libroda leggere.

Del resto il tema –‘La formazione analogica’– è già stato trattato più volte su Bloom. Basta che cerchiate ‘analogia’, ‘analogie’, ‘formazione analogica’ nella finestra ‘Cerca nei contributi’: troverete molti testi.

F.V.

Siamo in aula.

Il docente parla di segnali deboli, tracce. Abbiamo portato alla luce coincidenze, abbiamo detto di come sia importante imparare a leggerle, e prima ancora di come sia importante lasciare che le coincidenze si manifestino. Abbiamo ricordato quali letture hanno illuminato in modo inatteso la vita di ognuno di noi. Abbiamo cercato di ricordare insieme occasioni e momenti della vita in cui abbiamo vissuto situazioni che nascondevano una verità segreta, eventi dotati di un significato nascosto, sintonie sottili e inattese ma profonde tra pensiero e azione: quella volta che mi sono avvicinato soprappensiero allo scaffale e ho aperto a caso un libro e la pagina mi ha illuminato sull’argomento che mi stava angustiando, quella volta che ho preso la decisione tirando in aria una moneta e sentendo che ne sarebbe venuta fuori la scelta giusta, quella volta che ho lasciato la valigia al deposito bagagli della stazione, dentro c’era tutto quello che avevo, ho perso lo scontrino e l’ho ritrovato due ore dopo per terra in piazza del Duomo, quella volta che ho lasciato in casa le chiavi e dovevo assolutamente entrare, ho pensato che la porta si sarebbe aperta con una spallata, e si è aperta davvero, quella volta che pensavo ad una persona e immediatamente dopo mi ha telefonato, o è apparsa all’angolo della strada.

Tutto il lato sinistro dell’aula è una vetrata che si apre su un panorama squallido, lontano da ogni ‘poesia’, e forse anche da ogni buon contesto didattico. Una tangenziale a doppia corsia colma il panorama, le automobili e i camion ronzano di là dai doppi vetri. Sullo sfondo enormi cartelloni pubblicitari.

Uno dei partecipanti prende la parola, rivolto al docente. Inizia un discorso faticoso per dire qualcosa apparentemente fuori contesto, del suo rapporto con il lavoro, il tempo libero, come mantenere legato quello che si desidera fare e quello che si è costretti a fare.

Intanto gira lo sguardo, alza ilbraccio destro, e si accorge che sta indicando un cartellone, di là dalla strada, un cartellone che porta scritta a grandi caratteri la frase che lui ha appena pronunciato.

Tutti vivono l’attimo, ma nessuno commenta. Non ce n’è bisogno e non si può. L’esperienza resta soggettiva.

Dopo qualche giorno una partecipante scrive un messaggio di posta elettronica al docente. Solo per dire che di notte le era venuto in mente il nesso che l’aveva portata a citare in aula, senza sapere perché, la Notte di mezza estate di Shakespeare. Non spiega il nesso, ed è giusto così. 

Sincronicità.

Così Jung (1950) chiama certe particolari coincidenze. Ne parla per la prima volta scrivendo la prefazione a un’edizione tedesca del classico cinese I Ching. Nel concetto c’è quindi un evidente rimando al pensiero tradizionale cinese. Dove il pensiero occidentale vede un rapporto causa-effetto, il pensiero sincronico vede un evento (soggettivo o oggettivo) come elemento di una totalità. Ed è in funzione della sua appartenenza a questa totalità che l’evento trova la sua spiegazione. L’I Ching, o Libro dei Mutamenti fu in primo luogo una raccolta di segni destinata a servire come oracolo. Manipolando quarantanove steli di millefoglie, o lanciano tre monete, si traggono gli auspici sul momento. L'esagramma elaborato in un dato momento rappresenta il momento: è un indicatore della situazione essenziale prevalente. Un incitamento non alla passività, ma all'attenzione: se si percepisce il divenire della situazione, a questo divenire si può partecipare. Così l'uomo partecipa alla formazione del destino. Un destino che non è solo suo.

Gioco, realtà, creatività

Donald W. Winnicott è acutissimo esploratore della zona grigia tra realtà e immaginario. "Il cercare può venire soltanto da un funzionare sconnesso, informe, o forse dal giocare rudimentale, come se avesse luogo in una zona neutra. E' soltanto qui, in questo stato non integrato della personalità, che ciò che noi descriviamo come creativo può comparire. (…) E' nel giocare e soltanto mentre gioca che l'individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell'intera personalità, ed è solo nell'essere creativo che l'individuo scopre il sé”. (Winnicott, 1971).

E’ il termine coniato dallo scrittore inglese Horace Walpole per indicare l’atteggiamento difelice scoperta del dilettante che si occupa di cose di cui non è specialista. Secondo un’antica fiaba persiana tre principi vivevano un tempo la loro felice vita nell’isola di Serendib –antico nome arabo dell’isola di Ceylon, o Sri Lanka–. Letta la fiaba, Walpole (1926) ne scrive nel 1754 all’amico Sir Horace Mann, citando in particolare quel punto in cui i tre principi “scoprivano continuamente, per caso e per acume, circostanze nuove intorno ad argomenti di cui non si erano mai occupati”.

Cyberspazio

William Gibson nasce nel 1948 in un piccolo centro della Virginia. "Non c'era neanche una libreria, e il mio mondo erano i paperback di fantascienzacomprati all'edicola. Avevo tredici anni e leggevo Heinlein, Bradbury, Sturgeon." Laureato in letteratura inglese, disoccupato, scrive quasi per caso, nel '77, le prime pagine di fantascienza.

In quei primi concisi racconti, scritti entro la metà degli anni '80, Gibson (1984, 1986) mostra uno straordinario livello di concentrazione e immaginazione. Aveva capito che il computer "era la clessidra dei tempi moderni". "E che non era più possibile immaginare il mondo senza telematica". Nasce qui la nozione di Cyberspace, che sarà seriamente presa in considerazione da progettisti di hardware e di software, futurologi, sociologi, da studiosi di scienze cognitive, di neuroscienze, di teoria del caos e di mondi virtuali.

Cyberspace, o Ciberspazio: universo parallelo di mere informazioni, luogo fittizio, ma vissuto come 'reale': "l'indefinito 'posto' nel quale tu e il tuo interlocutore vi incontrate e comunicate effettivamente" - quando le relazioni sono mediate da reti di computer; quando distanze geografiche e differenze culturali sono azzerate; quando la stessa realtà è ri-dfinita attraverso le caapctà ri-costruttive del software.

Complexity Science

Nel Settecento si era affermata l’idea di un universo meccanico, una sorta di grandioso meccanismo a orologeria. Questo modello appare del tutto inadeguato a descrivere il mondo. Tende ad affermarsi oggi una nuova idea: i sistemi viventi sono reti auto-organizzate, le cui parti sono inteconnesse ed interdipendenti.

E’ in atto uno spostamento dell’attenzione: dagli oggetti alle relazioni, della quantità alla qualità, dalla sostanza alla configurazione. E cambia l’approccio: è impossibile prevedere quali siano i valori delle variabili di un sistema caotico in un dato istante, ma possiamo prevedere quali siano gli aspetti qualitativi nel comportamento del sistema.

Possiamo sottolineare in particolare tre aspetti – che implicano un nuovo approccio alla conoscenza.

Non linearità. Causa e effetto non sonoproporzionali. Il tutto è più (o meno) della somma delle parti.

Evoluzione. Le specie (e le organizzazioni) vanno e vengono, alternando adattamento e interazione.

Emergenza. La realtà non è data, ma si evolve in continuo, ed appare quindi sempre diversa, di momento in momento.

Abduzione

Charles Sandes Peirce, filosofo e scienziato americano vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, troppo geniale, eccentrico ed innovatore per essere compreso dai suo contemporanei, ci spinge a dare valore alla nostra capacità di ‘tirare a indovinare’.

Anche quando disponiamo di pochi elementi, non ci è negata la possibilità di formulare ipotesi interpretative.

Peirce racconta questa storia: “Sbarcai una volta in un porto di una provincia turca. Mentre mi dirigevo al luogo che dovevo visitare, incontrai un uomo a cavallo, circondato da altri quattro cavalieri che sostenevano un baldacchino sul suo capo. Siccome il governatore della provincia era l’unico personaggio che potevo pensare venisse tanto onorato, inferii che si trattasse proprio di lui. Questa fu un’ipotesi.”

Con Peirce, possiamo descrivere tre tipi di inferenza.

La deduzione è ‘logica’. C’è una regola già da tutti condivisa. Di fronte ad un nuovo evento, la conoscenza della regola ci permette di inferirne con certezza le conseguenze.

Con l’induzione ci avventuriamo nel regno del ‘probabile’. Dato un evento, e viste le conseguenze da questo prodotte, si inferisce l’esistenza di una regola.

Ma come si vede, in entrambi i casi abbiamo in mano un appiglio forte: l’evento che abbiamo di fronte non ci sorprende, perché sappiamo quanto basta per ‘leggerlo’, per dire: ‘ho visto questa cosa’.

Peirce ci mostra come, al di là della deduzione e dell’induzione, esista un più incentra, ma più ricca inferenza: l’abduzione.

Immaginiamo infatti di trovarci di fronte a un evento per il quale non abbiamo spiegazione: chi sarà quel personaggio protetto da un baldacchino, onorato e riverito? Non ci resta che formulare ipotesi in merito alla natura dell’evento. Dovremo, insomma, ‘tirare a indovinare’. Onori e riverenze sono forse il risultato di una regola: ‘nelle province turche sono onorati e riveriti i governatori’. E dunque probabilmente il caso ha voluto che io abbia visto un governatore.

L’abduzione, arte praticata dai ricercatori scientifici, ma anche dai critici d’arte e dai detective, è il cuore di ogni gioco, e forse anche di ogni ragionamento che si proponga di andare al di là di ciò che già si sa.


 

LA FORMAZIONE ALLARGATA

Strategie di formazione nella società della conoscenza

1° febbraio 2005

Assolombarda

Via Pantano 9

Milano

INVITO

in collaborazione con AIF, AIDP, EFFEBI

Nell’era della società della conoscenza la formazioneè un anello forte della catena del valore delle aziende,delle istituzioni e del Paese. Per questola formazione non è più residuale ma“allargata”, fino a comprendere molte fasi della vita lavorativa, luoghi diversi e molteplici metodologie. Entro questo scenario una sfida chiave risultaquella diriformare e ristrutturarel’architettura ed il funzionamento del sistema formativoper renderlo adeguato alleesigenze del nostro tempo. Nell’epoca attuale cisi rende cioèsempre più conto che il mondo della formazione può realizzare un vero salto di qualitàsolofacendo sistema fra l’ampio ventaglio dei metodi d’aula , centrati sul trasferimento diconoscenze e dischemi concettuali e quello altrettanto ampio ed ancora più variegatodelle metodologie fuori dall’aula fondati sull’experiential learning lacomunicazione e la formazione info-tech, i sistemione-to-one e le contaminazioni formative. La manifestazionepromossa da Assolombarda e Università di Milano Bicocca in collaborazione con AIDP, AIF, ed EFFEBI costituisce un momento di discussione sulle strutture ed i metodi più adeguati per la formazione in un contesto nel quale flessibilità, miglioramento ed apprendimento sono divenute le parole chiave. L’iniziativa intende anchepresentare il volume “Oltre l’aula: strategie di formazione nella società della conoscenza” a cura di Raoul C. D. Nacamulli e Daniele Boldizzoni edito da Apogeo

PROGRAMMA

9,30 Welcome Coffee

9,45 UN SALTO DI QUALITÀ NELLA FORMAZIONE

Michele Perini, Assolombarda

Susanna Mantovani, Università di Milano-Bicocca

10,15 LE LEVE DELLA FORMAZIONE ALLARGATA

Raoul C. D. Nacamulli, Università Milano-Bicocca

Daniele Boldizzoni, Università IULM

11,30 LA FORMAZIONE ALLARGATA A VALORE AGGIUNTO

Maurizio Castro, Inail

Piero Celli, Unicredito

Gianfrancesco Imperiali, ABB

Alberto Meomartini, Italgas

Dario Scotti, Riso Scotti

Santo Versace, Gianni Versace

Modera: Umberto Napolitano Il Sole 24 Ore

Intervengono Gianluca Bocchi, Trevor Boutail,Sergio Caprinico, Fulvio Carmagnola, Maurizio Cappellari, Claudio Cortese, Paolo Ferri, Giorgio Ghezzi, Cristiano Ghiringhelli, Gianfranco Goeta, Antonio Martelli, Francesco Paoletti, Claudia Piccardo, Patrizio Regis, Monica Reynaudo, Alessia Rossi, Barbara Quacquarelli, Luca Solari, Luca Quaratino, Francesco Varanini

Per informazioni: barbara.quacquarelli@unimib.it

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