BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/02/2005

RISVEGLIAMO PENSIERO, PASSIONE E SENSO DI RESPONSABILITA'

di Stefano Verza

 

Roma (Reuters) - Italia schiacciata dal presente e incapace di proiettarsi sul futuro.

È quanto emerge dal Rapporto Italia 2005 di Eurispes

Indipendentemente dalla possibilità che il Rapporto Eurispes, come qualsiasi altra ricerca su temi rilevanti e di ampia portata, possa risentire di qualche forzatura, qualche pressione o qualche manipolazione; io questo peso che ci schiaccia lo avverto: indirettamente grazie a confronti con colleghi e amici che operano nel sociale e direttamente dalla mia esperienza professionale diretta in qualità di psicologo del lavoro. Non fosse altro per il fatto che le organizzazioni riflettono la realtà sociale.

Da tempo sto cercando di trasmettere alle persone e alle aziende quello che reputo il senso della mia professione:sensibilizzare anche su modi alternativi di fare management per essere capaci di proiettarsi nel futuro. Credo infatti che ciò che ci sta schiacciando nel presente sia il deteriorato rapporto mentale, emotivo e morale che abbiamo con la nostra vita individuale e sociale.

Gli stimoli che sto disseminando qua e là insistono sulla la necessità, l’urgenza, ma anche e soprattutto la bellezza di riappropriarsi in particolare di pensiero, passione e senso di responsabilità (e di tutto ciò che non è solo razionalità e scientificità).

Pensiero

Risvegliare il pensiero per me vuol dire principalmente combattere quell’aspetto dell’abitudine che reputo deleterio: la mancanza di stupore e curiosità. A colpire è principalmente la novità delle cose. Alle cose cui siamo abituati non facciamo caso, come del resto guardiamo con indifferenza molti fenomeni.

Noi, una volta che abbiamo fatto l’abitudine al conformismo, non pensiamo mai di allontanarci da quel sentiero, tracciato da noi stessi e dai nostri predecessori, che abbiamo sempre percorso.

L’abitudine è una morsa che ci stringe e ci porta a ritenere una situazione, un’esperienza, una relazione, priva di spunti non a causa della reale povertà che connota la situazione, l’esperienza o la relazione, ma a causa della povertà degli interessi che noi proviamo dinanzi a queste avvenimenti.

E così non ci riesce più di considerare che esistono tante altre cose nella realtà al di là di quelle che riusciamo a prendere nelle nostre "reti mentali". E quando ci riesce è ormai veramente difficile scegliere di sacrificare i nostri comodi e consolidati interessi. Come richiederebbe il dedicarsi seriamente e con onestà al compito di realizzare un cambiamento.

Per capire quanto siamo schiacciati dal (abituati al) presente e quante possibilità abbiamo di apprendere ad apprendere, di allargare il nostro pensiero e i nostri orizzonti, può bastare farsi una sola domanda: “quanto sono ancora in grado di incuriosirmi e di acquisire conoscenza da informazioni inaspettate”?

Passione

L’abitudine, il lasciar andare le cose come vanno, l’atteggiamento abulico schiacciano il pensiero (non solo il presente) e prosciugano la nostra linfa vitale costituita dalla passione. A me sembra che il tenere a distanza, in senso affet­tivo, il non lasciarsi coinvolgere emotivamente costituisca una delle nostre preoccupazioni primarie. Risvegliare la passione forse potrebbe farci ricordare quanto probabile sia il rischio di servirci di paradigmi precostituiti e consolidati anche laddove sarebbe meglio affidarci alla nostra sensibilità. Certo, le emozioni non ci danno informazioni su cosa vediamo, però ce le danno su come guardiamo.

Ci lasciamo troppo ingannare dall’illusione che faccia parte del patrimonio stabile di conoscenze dell’umanità soltanto ciò che è comprensibile per via razionale, o addirittura soltanto ciò che è scientificamente dimostrabile. E’ in questo modo che sottovalutiamo l’enorme tesoro costituito dal sapere culturale irrazionale e al contempo sopravvalutiamo tutto ciò che è il prodotto della ragione, della razionalità.

Alle persone occorre fornire un sogno che sia in grado di muovere il cuore e trasmettere passione. Perché è proprio se si tocca il cuore e lo spirito che si possono portare le persone di là del punto in cui normalmente arriverebbero.

Senso di responsabilita’

Penso che noi esseri umani desideriamo le lodi e amiamo ricevere l’approvazione altrui. Altrimenti non potremmo alimentare quel gradimento di sé che regna nella natura umana e che ciascuno sente dentro di sé prima di avere tempo o capacità di riflettere e pensare agli altri.

Del resto tutta la ricompensa che si ha per un’azione virtuosa è il piacere di compierla. E’ forse un compenso troppo basso? Comunque sia non esiste virtù senza rinuncia. Come credo non esista senso di responsabilità senza il senso della vergogna. La vergogna segna il limite nell'uomo di adeguarsi passivamente a regole, a mode e a ideali che pretendono la morte della coscienza.

 

E per me la coscienza è strettamente legata all’etica e alla responsabilità. E’ uno scopo etico che crea una società forte e forti organizzazioni. Soprattutto se si tratta di uno scopo etico attivo “che non si definisce più soltanto come un non-fare cose contrarie alle norme o ai principi (aspetto tipico dell’etica passiva), ma si trasforma in attività, fatta di azioni e parole, finalizzate alla promozione del benessere ”individuale e collettivo.


Come ho trovato scritto in internet da Cinzia Sabbatini Peverieri.

Maria Teresa Desiderio, “Etica e promozione della salute”, in C. Parmentola, Il soggetto psicologo e l’oggetto della psicologia nelCodice Deontologico degli psicologi italiani, Milano, Giuffrè, 2000

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