BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 06/03/2006

ODE ALLA VITA PER PERSONE E ORGANIZZAZIONI

di Stefano Verza

Scorrete solo le frasi in grassetto e leggerete Pablo Neruda.

Scorrete tutte le frasi e leggerete un testo che ha preso forma seguendo semplicemente uno spontaneo processo associativo di citazioni, riflessioni e considerazioni lette o ascoltate.

CHI MUORE ?

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
L’abitudine dimostra la sua utilità in situazioni di ordinaria amministrazione, nello svolgimento della routine quotidiana. Per tutto il resto bisogna inventare o, perlomeno, escogitare un rimedio contro l’abitudine. Quale? L’abitudine opposta.

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
Forse si potrebbe cercare di fare sempre quelle scelte che ci apriranno poi un maggior numero di altre opzioni possibili e non quelle che ci mettono con la faccia al muro. Forse si può scegliere quello che ci apre a nuove esperienze.

chi non cambia i propri traguardi,
“Quello che chiamiamo inizio spesso è la fine. E creare un termine è creare un inizio. La fine è il punto da cui si parte” . Audacia ti porti, buon senso ti scorti.

chi non si azzarda a indossare un nuovo colore
Magari per conformismo, quell’atteggiamento dannoso parente stretto dell’arrendevolezza, dell’uniformità agli altri più che dell’unità con gli altri. Quel conformismo che ci porta a togliere noi stessi alla comunità, nella convinzione che la comunità ci tolga noi stessi. Conformismo è sottrarre noi stessi, mantenendo però le apparenze.

e non parla a chi non conosce.
Dalla conversazione e dal dialogo si traggono gran parte delle nostre conoscenze. Per questo risulta importante l’apprendimento comunicativo, ovvero l’imparare a capire cosa vogliono dire gli altri e a farci capire quando cerchiamo di mettere in comune le nostre idee attraverso il discorso, la parola scritta ...

Ma c’è di più: la conoscenza dell’altro è trasformazione di sé.Poiché la conoscenza di un’altra persona è sempre anche conoscenza di se stessi. Ma solo nella misura in cui si è disposti a subire o patire un coinvolgimento.

Lentamente muore
chi fa della televisione il suo guru.
Lentamente muore chi evita una passione,
“Cos'è l'uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice? Scellerato, e scellerato bassamente”.

chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni;
Le emozioni non ci danno certo informazioni su cosa vediamo, ma ci forniscono preziose informazioni su come guardiamo. Ci parlano in modo non verbale, analogico, ma ci parlano. Ci dicono qualcosa sulle cornici sociali e culturali che usiamo per interpretare il mondo. Come dire che le nostre emozioni sono in fondo differenti versioni del mondo e molteplici modi di abitarlo. E’ un gran bel patrimonio. O forse era un gran bel patrimonio. Purtroppo sembra proprio che la nostra vita quotidiana si sia ormai ridotta ad una mera lotta per la sopravvivenza. Una lotta per la sopravvivenza che non manifesta altro se non uno stato di “insensibilità psichica” e di rassegnazione nei confronti delle condizioni inevitabili; che ci porta a sopprimere autoapprezzamento, giudizio e facoltà di riflessione su noi stessi; che null’altro ricerca se non una robotizzazione, un’automazione delle funzioni. Appunto nell’unico intento di sopravvivere.

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
che fanno di uno sbaglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti agli errori ed ai sentimenti.
Sbagliare è parte inevitabile del processo di apprendimento, sospeso tra successo e delusione; solo se siamo pronti a sopportare la seconda possiamo sperare di poter conseguire il primo. Prendiamo lo scienziato, chi è uno scienziato? Una persona che sbaglia per professione: deve compiere errori alla ricerca della verità, poiché altrimen­ti non si troverebbero mai verità. E allora forse il nostro errore più grande è quello di sbagliare tutti allo stesso modo invece che ognuno a modo suo.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro,
“Molti individui preferiscono crearsi una base per agire nel mondo che li circonda, anziché sforzarsi di contemplare le molteplici sfaccettature che essa presenta. Noi tendiamo a vivere in un mondo di certezza, di solidità percettiva priva di dubbi, ove le nostre convinzioni ci portano a credere che le cose sono come noi le vediamo e che ciò in cui crediamo non ha alcuna alternativa. E’ la situazione in cui ci troviamo quotidianamente, è la nostra condizione culturale, il nostro modo di essere uomini. Ma ogni individuo ha un'interpretazione diversa della realtà, di conseguenza si potrebbe affermare che non esiste una realtà universale, bensì tante realtà che sono frutto delle diverse interpretazioni che si danno ad essa. Dob­biamo sapere che molti dei comportamenti che dovremo adottare per acquisire un nuovo punto di vista, non possono inizialmente che ap­parirci irrazionali, privi di senso, l'opposto di quello che ci verreb­be spontaneo e/o che ci sembra giusto”. Sta a noi considerare un tavolo con la tovaglia una superficie piana sulla quale consumare comodamente del cibo oppure come potrebbe considerarlo un bambino una capanna, un rifugio per nascondersi, o chissà …

chi non rischia il certo per l'incerto pur di inseguire un sogno,
“I sogni diventano azione, dall’azione deriva ancora il sogno e questa interdipendenza genera la più elevata forma di vita”. "Se puoi sognarlo, puoi farlo!" Puoi assaporare il piacere che può derivare dalla perpetuazione e dalla propagazione dell’irripetibile. Del resto il solo fatto di scegliere consiste nel coniugare adeguatamente conoscenza, immaginazione e decisione nel campo del possibile, sapendo che ogni scelta proporrà sempre e comunque un’alternativa tra diversi tipi di premi e punizioni. Infatti ogni possibile opzione contiene aspetti piacevoli e cose sgradevoli.

Chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati.
Spesso più che spiegare come le cose stanno, si tratta di immettere l’idea che le cose potrebbero non essere proprio così e dare poi alle persone la libertà di pensarla in un modo diverso.


Lentamente muore chi non viaggia,
“Un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi”.

Chi non legge, chi non ascolta musica,
Sono i libri, più della vita, che aiutano la creazione. La vita contribuisce solo alla verifica.

“La grandezza della musica sta nel saper eliminare le barriere attraverso un impatto emozionale, capace di essere percepito da tutti; una lingua universale, comprensibile in ogni tempo e in ogni luogo”.

“Contraddire le regole: il potere giullaresco delle arti”.

Chi non trova grazia e pace in sé stesso.
Dovremmo dedicarci molto alla capacità di fuga dall’idea perfetta di noi stessi. Il prendersi cura di se stessi nella Grecia antica rappresentava una pratica salutistica e terapeutica che stava a fondamento dell’arte del vivere.


Muore lentamente chi distrugge il suo amor proprio,
“L’uomo che non dà valore a se stesso non può dar valore a nulla né a nessuno”.

chi non si lascia aiutare,
e non sa manifestare “il coraggio dell’imperfezione”.

Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortunao della pioggia incessante.
“Per molte persone il vittimismo può rappresentare una sorta di area di servizio, nella quale sostare in attesa di avviarsi verso una vita pienamente responsabile, in modo sano ed equilibrato. Uscire dal parcheggio del vittimismo e affrontare la vita a testa alta è una presa di coscienza”. “Stranamente, risulta sempre molto difficile attribuirsi delle responsabilità e riconoscersi come ostacoli al proprio successo”.


Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
“Di ciascuna azione, osserva gli antecedenti e le conseguenze, e in tal modo avviati a compierla. Se no, inizialmente ti impegnerai con trasporto, perché non hai pensato per niente alle conseguenze, in seguito, quando alcune di esse si manifestano, ti ritrarrai vergognosamente dall’impresa”.

“Ognuno riceve dalla natura accesso a molti talenti. Ognuno ha talento innato, ma solo in pochi è innato e si sviluppa con l’educazione il grado di tenacia, perseveranza ed energia grazie a cui si diventa effettivamente un talento, ossia si diventa ciò che si è, vale a dire: lo si scarica in opere e in azioni”.

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
Potrebbe essere un buon esercizio quello di rigettare la presunzione di sapere; com’è possibile incominciare ad imparare quel che si pretende di sapere. Potrebbe essere un altro buon esercizio quello di rammentare che se “agiamo senza sufficiente conoscenza o con una nozione erronea dello stato delle cose su cui stiamo per intervenire: facciamo ciò che sappiamo, ma non sappiamo del tutto ciò che facciamo”.

chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.
“La conoscenza utile può nascere solo da come si pensa, da come si ripensa ad una stessa cosa, da come si organizzano e riorganizzano i pensieri, da come ne nascono di nuovi. Produrre sapere non comporta l’arricchimento delle conoscenze, ma piuttosto il mettersi in rapporto con gli altri con la consapevolezza che la partecipazione e la condivisione portano ad un approccio sociale finalizzato alla conoscenza”.


Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare!

“Dato che il tempo è la cosa più preziosa, perché è il bene più irrecuperabile di cui disponiamo a ogni sguardo all'indietro ci inquieta il pensiero del tempo forse perduto. Perduto sarebbe il tempo, nel quale non avessimo vissuto come esseri umani, fatto esperienze, imparato, creato, goduto e sofferto”. Del resto “l’attività principale dell’uomo è autoinventarsi e dare forma a se stesso”.

Soltanto l'ardente pazienza ci consentirà di raggiungere una splendida felicità.
“L’insofferenza verso l’attesa, vista come tempo morto inutile tra due avvenimenti, è ormai diventata un atteggiamento costante”. “Ma l’attesa rappresenta soltanto il tempo necessario a ottenere ciò che desideriamo, la somma dei mezzi, delle strade traverse che dovremo prendere prima di giungere a destinazione”

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno “inconsapevolmente” dato vita a questo testo: Adler, Anais Nin, Apolloni, Aprile, Baum, Carter-Scott, Cecchin, Celli, ,De Monticelli, Despret, Eliot, Epitteto, Foscolo, Freni, Jung, Kauffmann, Lasch, Lentini, Marini, Mezirow, Morellet, Nietzsche, Novikov, Oliverio Ferraris, Pascal, Pradervand, Quaglino, Rand, Sansot, Savater, Sclavi, Vailati, Walt Disney, Wojtyla.

Pagina precedente

Indice dei contributi