BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 25/06/2007

IL LAGO DEI CIGNI

di Amalia Vetromile

Perché ci si sente diversi? La risposta è banale: è il risultato di un confronto, si è diversi “rispetto a” qualcuno, qualcosa, laddove il qualcuno / qualcosa è considerato uno standard, una misura di riferimento. Come avviene ogni qualvolta si misura una grandezza fisica. Il metro, ad esempio –  l’unità di misura della lunghezza – è stato definito e condiviso come standard di riferimento e lo si usa tutti; tranne poi doverlo convertire in pollici o piedi per giungere a significati condivisi con coloro che usano altre unità di misura. Molte formule matematiche sono state escogitate per definire nuove teorie fisiche: la famosa equazione E=mc2 per la teoria della relatività, oppure nuovi simboli per individuare elementi atomici sconosciuti fino a quel momento nella tavola periodica di Mendeleev (1).
Dunque diverso è quello che non è misurabile rispetto ad uno standard di riferimento. Ma questo non significa che sia buono o cattivo – buono o cattivo può essere anche qualcosa di perfettamente standard –; è semplicemente, in quello specifico contesto di analisi, un elemento nuovo.

Il brutto anatroccolo

Mi piace spesso ricordare la favola del brutto anatroccolo – respinto, deriso, disperato nella sua diversità – che finalmente trova la gioia quando incontra i suoi simili: i cigni.
La sofferenza del diverso non risiede quindi in se stesso, ma nel fatto di non avere compagni di viaggio. Fino a giungere a situazioni paradossali. Ricordo, molti anni fa – la cosa sulle prime fu accolta con una certa ilarità, ma poi affrontata con serenità  – la figlia di un’amica tornando da scuola (prima elementare) si lamentò con sua madre del fatto che lei aveva “solo un” papà, mentre molte compagne di scuola ne avevano “due”! Evidente situazione di diversità che la coppia –  ancora felicemente sposata – viveva rispetto a molte altre separate e con nuove realtà sentimentali, quindi nuovi compagni e “secondi padri”.
‘Bisogna avere una solida confidenza con le proprie capacità e con le proprie radici per non sentirsi “diversi”, continuare a sorridere nel contesto sociale quotidiano e andare a caccia di “cigni” come fa il brutto anatroccolo. I nostri simili, “diversi” anch’essi, ciascuno con le proprie curiosità, attitudini e propensioni sono forse meno intransigenti: il cuore aperto alle gioie, senza timore delle lacrime, senza paure dell’ignoto. O meglio, confidenti che la paura del “non conosciuto” può essere in parte compensata dall’emozione della curiosità. Saper bilanciare sapientemente il bisogno di rassicurazione con la pulsione vitale verso nuove frontiere’ (2) .
Io credo che molte persone si “nascondono” o meglio “velano” le proprie potenzialità per timore di sentirsi diversi; eppure sono tanti che – apprezzati professionisti in settori diversi, dall’economia, all’informatica, alla medicina, solo per citare alcuni ambiti della vita sociale e produttiva – si dedicano con passione, talento e competenza ad un’arte. Conosco una stimatissima analista finanziaria che è una splendida soprano, come lo è anche una grande esperta di catalogazione di beni culturali, un rispettato magistrato che dirige un coro straordinario (oltre ad essere stato un ottimo attore), una ingegnere – che è stata per molti anni una top manager di una grande multinazionale – valente e coinvolgente pittrice (i suoi colori spalancano arcobaleni di infinito e la sua “Pentecoste” è un acquarello di grande bellezza), una docente di lettere che realizza meravigliosi abiti – piccole opere d’arte che possono essere indossate solo da colei per la quale è l’abito è stato creato – che lasciano nudo il corpo e vestono l’anima.
Del resto K. S. Alekseev fu un abile imprenditore: quando prese la guida della fabbrica di famiglia la rese ancora più ricca, tuttavia questo non gli impedì di diventare  Stanislavksij – uno dei massimi esponenti delle innovazioni teatrali del Novecento, da cui prende spunto l’Actors Studio di New York.
Quanti talenti si nascondono,  sotto un compunto “chador” fatto di tailleur e cravatte impeccabili, per il timore di essere etichettati come “diversi”? Quanto, sapere che il fenomeno è più diffuso di quello che si crede – magari il distaccato cliente che stamattina ci ha chiesto inesorabilmente conto del ritardo nella consegna di un progetto è un appassionato ballerino di tango argentino – può darci il coraggio di venire allo scoperto e non nasconderci più?

Cigni ensamble

Sono convinta che avere una rete di simili “diversi” aiuta a trovare fondamenta. Io la chiamo la “presa di terra”. Ogni tanto ricorro ad amici cari “diversamente abili”, nei momenti di  difficoltà, quando sento che la diversità sfugge al chador, si palesa e teme di essere scoperta. Talvolta basta semplicemente sentirne la voce, non c’è bisogno di spiegare: «Ciao, avevo bisogno di essere ancorata a terra». «Sono qui, non avere timore, vola serena», è la risposta pronta del Cigno dall’altra parte del telefono, o della mail, o dello sms (ché troppo complesso raggiungersi di persona nella giornata frenetica di lavoro produttivo alternato ad affetti e curiosità e arti).
Finalmente una nuova meravigliosa elegante E=mc2 ci potrebbe liberare dal temuto cliché di “diversamente abili”. Uno splendido lago di cigni, dove poter fare un “raduno” ogni tanto, scambiare curiosità, ma soprattutto una rete di coraggio: noi non siamo soli!
Un sogno? Forse. Il Lago dei Cigni, un luogo dove trovare amici di amici, intrecciati dalle sottili interminabili reti magiche del ragno divino della complessità che unisce cuori, talenti e “mundi imaginalis”, tenendosi sottilmente in contatto con la punta del mignolo sinistro – solo un ricciolo di neurone – mentre si continua per la propria strada.
I cigni, si sa, sono animali permalosi e difficili da toccare. Li contraddistingue la bellezza, l’eleganza, l’appassionato amore per la loro prole – sul lago, in primavera si vedono le coppie sfilare eleganti mentre conducono i loro cuccioli, ancora grigi, i due adulti ad aprire e chiudere il piccolo regale corteo – eppure sono combattivi, ed anche pericolosi, non li si può avvicinare impunemente. Purtuttavia sono spesso, nonostante la loro fierezza, oggetto di atrocità frutto di stupide bravate, soprattutto se colti da soli e impreparati.
Quale meraviglioso happening si potrebbe realizzare se tutti i Cigni – riconosciuti e potenziali – si unissero! Provate, solo per un attimo, ad immaginare le melodia che nascerebbe se ognuno di essi levasse un canto, anche una sola nota; l’interminabile collage di infiniti quadratini di tela dipinti ciascuno da una sola pennellata; la sconcertante poesia di singoli versi scritti da mani lontane tessuti come una ragnatela; l’intreccio di danze su suoni prodotti nei mondi più strani.
Bè, insomma potrebbe venirne fuori anche uno spettacolo: “Cigni ensamble!” by Il Lago dei Cigni.


1 - La tavola periodica degli elementi è lo schema col quale vengono ordinati gli atomi sulla base del loro numero atomico. Ideata dal chimico russo Mendeleev nel 1869, inizialmente contava numerosi spazi vuoti, previsti per gli elementi che sarebbero stati scoperti in futuro.

2 - A. Vetromile. Molto management per nulla – L’azienda come scena teatrale. Guerini & Associati. Collana Virus. 2007

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