BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 23/05/2006

FILE AGLI SPORTELLI, FAVORITISMI, CAMPANILISMO. ANCHE LA COOPERAZIONE APPLICATIVA HA UN CUORE (1)

di Amalia Vetromile

Ore 7.30 Distribuzione numeri per rilascio documento espatrio. Ferruccio ha chiesto ad un’amica – abita proprio lì vicino – la cortesia di andare a prendere il numero. Lui arriverà di lì a poco, abita dall’altra parte della città.

Ore 8.30 Ferruccio arriva puntuale come promesso, ringraziamenti, saluti, si mette in fila.

Ore 10.30 Ferruccio è ancora lì, in coda. Piove, non c’è posto nell’ufficio. Rimane lì, sotto la pioggia scrosciante, con il piccolo ombrellino pieghevole – rimediato al volo dall’extracomunitario all’angolo della strada -, utile a riparare il capo e un po’ le spalle, ma i pantaloni sono ormai tutti inzuppati. Arriva trafelato un funzionario – evidentemente in ritardo- si sfiorano, Ferruccio lo guarda, riconosce antichi tratti somatici noti e, dopo un attimo: “Giovanni, ma sei proprio tu? Quello che a scuola arrivava sempre di corsa mentre il bidello chiudeva le porte! Non hai perso l’abitudine di essere in ritardo”. L’altro lo fissa e dopo un momento di imbarazzo: “Ferruccio! Quello tutto occhiali e vocabolario! Che ci fai qui, sotto quest’acqua?” Ferruccio gli spiega che deve andare negli Stati Uniti a ricevere un premio e che si è ricordato all’ultimo momento di un documento mancante. Giovanni lo invita ad accompagnarlo in ufficio, a prendere un caffè insieme. Ferruccio è perplesso, teme di perdere il turno conquistato dopo tre ore di attesa, Giovanni lo rassicura, “non ti preoccupare, siamo compaesani, ci penso io” e lo spinge quasi di forza nel suo ufficio chiedendo alla segretaria di portare due caffè.

Tutto questo succede mentre si fa un gran parlare, negli ambienti dell’information technology di cooperazione applicativa, di codice dell’amministrazione digitale, di slogan come “dalle code al click” e via discorrendo. Allora, in sistemi informativi evoluti che si parlano direttamente, dove le Amministrazioni digitali cooperano, in maniera trasparente per l’utente, manca una riflessione fondamentale: i sistemi informatici devono tenere conto del dialetto!

La “richiesta di servizio” del dominio (2) richiedente si deve presentare in maniera adeguata. “Buongiorno signò, sono Pasquale, ‘a busta di e-gò (3) del comune di Napoli, me la fareste la cortesia di farmi fare ‘na rid – come dite voi, nella capitale, ‘na guardata - d’o record d’o paesano mio, Ferruccio Esposito. Quello abbita a Roma, ma è paesano, è nato a Casavatore in provincia di Napoli. E’ nu bbuono guaglione, mi dovete fare il piacere di farmi il certificato di buona condotta”. Pasquale ha fretta e ha lanciato una richiesta di servizio sincrona, e quindi rimane in attesa di risposta. E il professionale sistema informativo del casellario giudiziario di Roma: “Me dovete dà quarche dettaglio, chi è, a chi è ffiglio, perchè se – mi dovete scusare – se è fijo de na bbona donna, mica ve lo posso dà er certificato”. “E ‘o figlio di Concettina, la bidella della scuola a Materdei, quella che vendeva i cornetti caldi di stramacchio nell’intervallo.

Appena suonava la campanella apriva l’incartata di paste e esponeva le briosce morbide agli affamati alunni della scuola” è la risposta pronta del messaggio inviato dalla Porta di Dominio (4) napoletana. “Ma che dite, Concettina, la mamma dell’usciere der Sindaco, quella che poi si era trasferita a Roma perché er marito era annato a Regina Celi?” Chiede sospettoso il messaggio della Porta di Dominio romana. “Ma che vi credete” insiste il messaggio napoletano “che avete capito. Quello, Nicola - il marito di Concettina - faceva il secondino, per questo era andato a Regina Celi perché era stato promosso da Poggioreale. E poi Poggioreale non gli piaceva perché stava vicino al cimitero e lui era superstizioso.Insomma io vado di fretta, tengo la fila agli sportelli. Me lo volete fà fà ‘stu certificato o no?” Passa un tempo, si sente il trillare dei bit lungo la larga banda che connette i sistemi. La transazione nel sistema informativo romano è stata innescata.

Si sente il bip della Notifica Evento. Domenico, il portiere della Porta di Dominio romano: “Ecco qua, Pasquale, ti ho mandato quello che volevi” Sono diventati amici, nel frattempo, e ora si danno del tu. “Ma me raccomanno, nun lo dìin giro che ti ho favorito in questa maniera”. “Grazie, a buon rendere” è la pronta risposta di Pasquale “nun te preoccupà sarò una tomba. Sei un grande sistema, a disposizione sempre pe’ qualsiasi cosa, niente a che vedere con certi sistemi informativi del Nord. Nun te capiscono, gli devi spiegà le cose un sacco di volte. Ogni tanto se ne escono co’ certe parole astruse. L’altro ieri so’ andato a Milano, mi serviva ‘n atto di nascita. Quello, Ambrogio, ‘o guardaporta del Dominio milanese, se n’è asciuto cu ‘a semantica,- ma che è ‘na cosa ca se magna? Parla comme t’ha fatto mammeta! - nun capiva. Ce l’aggi’ avuta spiegà cinque volte. Quasi quasi dicevo a Gennaro, che stev’ aspettanno for’all’ufficio, che faceva primma ad andare isso a Milano c’o treno.” “Nun te ne curà!” E’ la risposta pronta di Domenico. “ Mo’ te dico quello che mi è successo l’altro giorno. C’avevo da fa’ n’interrogazione ar database de ‘a Sicilia. <Bongiorno, so’ Domenico, der Dominio de’ Roma. Che me direste pe’ piacere se er signor Quatttrocchi è nato là?> glie faccio ar portiere der Dominio de ‘a Sicilia. Silenzio. Arifaccio la domanda. <Nun pozzo dire ninti> me risponne. <Aho! e a chi glielo devo domannà’> glie faccio <Nun pozzo dire ninti>, insiste. Insomma se ne è annato bbono un quarto d’ora. So’ dovuto annà in time out. Hai capito che mondo!. E poi dicono che dobbiamo cooperà”.

“Eh sì. C’hai raggione. L’altro giorno s’è presentato uno di Firenze, ogni tre lettere mi perdevo nu bait, quelli non tengono le ci, ‘na fatica pe’ capì che gli serviva, e poi dicono che loro parlano l’italiano vero” ribatte Pasquale. Il tempo passa, continuano a chiacchierare, incuranti degli alert che cominciano ad accavallarsi nella rete. C’è la fila di richiesta di servizi, sincrone, asincrone, ormai sembra di stare ad uno sportello della ASL. “Pasquale, mi sa che ti devo lasciare, questi stanno cominciando a innervosirsi”, con un sospiro di rammarico Domenico, ”mi pare di sentire er portiere de Torino, famme risponne’, sennò quello comincia a dì che semo i soliti romani. Te saluto. Alla prossima”. “Bbona giornata” gli fa eco Pasquale “pure io tengo in coda ‘o guardaporte di Genova. Devo fare presto, quello è pure tirchio, va a finire che dice che spende troppo di telefonata”.


 

1 - Cooperazione applicativa: lo scambio elettronico di informazioni tra le Pubbliche Amministrazioni (diversi ministeri, entri centrali ed enti locali). Lo scopo è di usare fino dove possibile gli stessi programmi software,e in ogni caso di permette a sistemi eterogenei (per ambienti operativi, linguaggi di implementazione, sistemi di gestione e accesso alle risorse) di scambiarsi servizi sulla base di messaggi standardizzati e dunque interpretabili da ciascuno di essi.

2 - Dominio: l’insieme delle risorse hardware, di comunicazione e software che ricadono sotto la giurisdizione di una determinata organizzazione o “ente”. Da un punto di vista organizzativo il concetto di Dominio garantisce l’autonomia delle singole Amministrazioni e marca il confine di responsabilità e di sicurezza.

3 - Busta di e-Gov:I messaggi scambiati tra Enti e Pubblica Amministrazione attraverso le Porte di Dominio, sono racchiusi in una Busta (Busta di e-Government), che è logicamente suddivisa in due parti, una che contiene tipicamente informazioni infrastrutturali, ed un’altra di contenuto dipendente dal servizio applicativo oggetto della interazione.

4 - Porte di Dominio: costituiscono gli elementi di una infrastruttura di cooperazione che svolgono funzioni di “proxy” dei servizi erogati dal dominio ed implementano le funzionalità proprie di un layer di messaging.

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