BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 20/11/2006

JAM ORGANIZATION

di Amalia Vetromile

«Che ne pensi di Giovanni, il capoprogetto del nuovo portale?» «Bravo, un po’ troppo estroso, e poi parla troppo, si mette un po’ troppo in mostra. Troppo spesso sembra una voce fuori dal coro.» «Vero; anche Angela è brava ma ha una vita turbolenta, dice sempre quello che pensa un po’ troppo apertamente. Sai, l’altro giorno ho pregato Francesco di parlarle; lui è un suo amico intimo, saprà trovare le parole giuste. Gli ho chiesto di dirle anche che deve capire che certe cose le facciamo per il suo bene, insomma con parole di altri tempi di direbbe “ricondurla sulla retta via”.» «Per fortuna ci siamo noi a tenere insieme lo spirito del team, altrimenti chissà dove finiremmo»

 

Giù le mani!

E così nelle moderne organizzazioni, con aria angelica, si mettono le mani addosso ai sentimenti delle persone; in nome dello spirito aziendale ci si sente autorizzati a “palpare”, e violare, la dignità del malcapitato di turno.

«Giù le mani!». Se questa è la risposta della procace segretaria al direttore che le ha appena dato una pacca sul culo, sono tutti d’accordo. E non si può forse dire lo stesso, in difesa della propria personalità, dei propri sentimenti? Perché mai una persona dovrebbe accettare che qualcuno “allunghi le mani” sulla propria individualità?

Se il nostro lavoro fosse, ad esempio,pulire le scale- e questo lavoro lo facciamo bene, con puntualità ed efficienza - nessuno si sognerebbe mai di chiederci che cosa pensiamo o che cosa leggiamo o come trascorriamo il nostro tempo libero o come è configurata la nostra vita privata.

Ma non appena il nostro lavoro viene inserito in una organizzazione di qualsiasi tipo, ecco che scatta il meccanismo di appiattimento. Ogni persona deve essere allineata con gli standard aziendali. Appena pensa o si esprime in un modo differente viene accerchiato e indotto ad uniformarsi.

Allora sorge spontanea una domanda: «ma in democrazia non era previsto che si potesse esprimere la propria opinione senza per questo essere messi al bando? Non è cosa che afferisce i regimi totalitari quella di doversi uniformare negli ideali, nel modo di esprimersi e di comportarsi?»

Viene dunque da riflettere che nelle organizzazioni vige la dittatura dei sentimenti; ogni manager è autorizzato a dire la sua sul modo di essere, di porsi e di rapportarsi agli altri delle persone del team. Questo è forse peggio che fare un lavoro umile. Cosa c’entra il modo di essere di una persona, la sua vita privata, con la sua produttività aziendale?

 

La melassa emozionale

Si parla tanto di organizzazioni flessibili, di teamwork, di jazz organization. Libri, conferenze, articoli, seminari, workshop; tutti puntano al change management, alle risorse umane, alla gestione della complessità. Nessuno parla di “jam organization”. Come nella vita privata molti confondono l’io e il tu, avviluppandosi nella melassa della fusione, questo avviene anche nelle organizzazioni.

Nei rapporti personali è estremamente difficile non rimanere invischiati nelle trappole emozionali reciproche, conservare la propria individualità e nello stesso tempo avere relazioni affettive in cui vivere intensamente le emozioni. Questa difficoltà viene riproposta nelle organizzazioni, le dinamiche sono le stesse. Il team richiede fusione emozionale, la gestione dell’individualità – pur nell’affettività – è materia complessa.

Se si riflette su questo passaggio appare chiaro come mai, nonostante le montagne di libri, di teorie, di convegni, le organizzazioni continuano a funzionare in modo diverso. Allora vengono fuori parole come “mobbing”, al quale un semplice provvedimento giudiziario non può dare risposta, allo stesso modo in cui una sentenza di divorzio non mette purtroppo fine all’ostilità tra i coniugi, le stesse persone che tempo addietro avevano vissuto una meravigliosa parentesi di fusione emozionale.

La stessa melassa che impasta l’io e il tu nella relazione amorosa, si appiccica addosso nel team, e ogni diversità – nella moderna jam organization - viene vissuta come tradimento.

 

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