BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/05/2001

Gesù come manager
di Renato Votta

E’ di moda in questo periodo dare indicazioni per gli uomini del business, traendo spunto non solo o non tanto dalla dottrina e dalle scienze "ufficiali" (Marketing, Finanza, Organizzazione ecc.), quanto dalle fonti più inaspettate e…eterodosse: alcuni studiosi si sono ispirati alla fisica (vedi l’entropia applicata al business), alle arti marziali (vedi tutta la filosofia aziendale orientale), altri ancora al mondo militare (per i concetti di strategia, di competizione, di concorrenza ecc.). Ultimamente, tuttavia, terreno di caccia per ghermire direttive, principi e paradigmi comportamentali è stata la letteratura, classica e no. Volevamo, in queste poche righe, esprimere alcune poche considerazioni sugli insegnamenti preziosi che potrebbe dare al business un personaggio davvero d’eccezione: tale Gesù di Nazareth.

Una chiave di lettura ed interpretativa del mondo degli affari di tipo eminentemente religioso, infatti, mi sembra davvero degna di qualche riflessione aggiuntiva. A tentare e proporre questo nuovo approccio al business è un vecchio volpone del Marketing come Bob Brinner, in un libro per la verità uscito già da qualche anno, ma che può essere utile rispolverare in un momento di svolta epocale e di crollo di vecchi miti e certezze, quale è questo inizio millennio in cui new ed economy si combattono in una guerra che finora non ha avuto ancora un vero vincitore.

Allora il business visto dalla prospettiva cattolica, con particolare riferimento alla vita di Gesù, può riservare delle gradite ed utili sorprese al manager dei nostri giorni. Per la verità religione ed economia, misticismo e business non sono mai andati troppo d’accordo, almeno da un punto di vista dei principi, anche se la storia ha insegnato che gli ideali della religione sono spesso stati strumentalizzati per permeare di una veste divina intenzioni e scopi molto più materiali e terreni. Eppure secondo la nuova storiografia francese (quella dei vari Le Goff, Braudel), che ha sostituito e messo in soffitta la vecchia storiografia evenemenziale studiata dalle generazioni dei nostri nonni e dei nostri genitori, una religione come il calvinismo, fortemente positiva verso l’iniziativa individuale, il cui successo era sintomo di elezione e di predestinazione, è stata estremamente funzionale alla nascita ed allo sviluppo del moderno sistema capitalistico occidentale.

E Gesù?

Al di là dei possibili contrasti tra mondo cattolico e principi dell’economia capitalistica, la vita ed il modello di Gesù possono essere sicuramente di esempio per un manager di successo, secondo il Briner.

Vediamo come, focalizzandoci soprattutto sugli aspetti legati alle Risorse Umane (Chi è meglio di Gesù in questo campo? Lo si potrà accusare di tutto, ma non certo di scarsa attenzione alle persone, Lui che si è sacrificato per l’intera Umanità…).

Sicuramente è da imitare nella scelta dei collaboratori. Il Nazareno ne ha indovinati undici su dodici, mica male come media, non vi pare?

L’insegnamento allora è: i capi devono essere liberi di scegliersi i collaboratori più stretti, perché solo così potranno dare il meglio delle loro possibilità.

"Noi sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia!" (Luca, 24,32).

Che leader, ragazzi! Altro che i nostri capetti caporaleschi e burberi! Ma se il carisma è una dote naturale, anzi nella fattispecie sovrannaturale, l’assertività, l’autorevolezza basata sulla conoscenza del proprio lavoro e dunque sulle competenze, sono caratteristiche che si possono costruire e migliorare. Brinner cita Thomas Edison e Lee Iacocca come esempi del passato di manager autorevoli e che sapevano ciò che dicevano.

Ancora da tenere in considerazione è il fatto che il Figlio di Dio mangiava spesso con i suoi discepoli ed anzi il pasto consumato insieme era talvolta l’occasione per dei momenti decisivi, e non ci riferiamo solo all’Ultima Cena. L’insegnamento da trarre è che un manager non deve sempre essere rintanato nei suoi uffici o frequentare solo altri capi; è fondamentale non perdere mai il contatto con i propri collaboratori e con la "Trincea". Un capo "presente" si legittima ed è più rispettato; i collaboratori ci lavorano con più voglia.

Un altro comportamento di Gesù che un buon manager dovrebbe emulare è quello di difendere sempre i suoi collaboratori di fronte agli attacchi esterni. Egli sapeva di essere il vero oggetto dell’odio e dell’ostilità nei confronti dei suoi discepoli e non perdeva occasione per difenderli e proteggerli. Un capo che sappia difendere i suoi collaboratori, senza scaricarli alla prima occasione e senza per questo negare a tutti i costi gli eventuali errori commessi, è un capo ispirato alla scuola manageriale di Gesù. E’ nei momenti di difficoltà, infatti, che si vede il vero capo: a comunicare una bella notizia, una promozione o un premio, siamo tutti bravissimi…

Infine l’Agnello di Dio, da vero manager, ha fatto anche coaching per preparare i propri successori: gli apostoli hanno fatto, dopo la Sua ascesa in cielo, tutto quello che egli aveva detto loro: erano stati ben formati per raggiungere i loro obiettivi: ogni uomo di responsabilità tende a dimostrare di essere insostituibile e spesso tarpa le ali, anziché allevare, i giovani più promettenti. Non è proprio un comportamento cristiano, per la verità.

I possibili insegnamenti ad un uomo del business attingibili alla vita di Gesù possono essere molti altri ed anche in campi che non siano le Risorse Umane, come la pianificazione strategica, i rapporti con il Fisco ("Date a Cesare quel che è di Cesare"), l’importanza di parlare in pubblico ("Il discorso della montagna"). Dunque cari manager, non abbiate paura: non tutti gli amministratori delegati andranno all’inferno!

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