BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 02/04/2001

MANIFESTO

del club del frigorifero ..

di Francesco Zanotti

Prologo…

Il problema fondamentale del nostro tempo è la dittatura incontrastata del Club della Zappa. Sì, quella che tradizionalmente ci si tira sui piedi. Occorre ridurre il potere del Club della Zappa ed inaugurare la stagione del Club del Frigorifero…Perché altrimenti disoccupazione, ingiustizie, violenze e tutti gli altri problemi che ogni giorno sembrano diventare più grandi non troveranno soluzione. Il Club del Frigorifero è il Club della cultura del progetto che si contrappone alla cultura della zappa che è una cultura di conflitto…

Dal CLUB della ZAPPA…

Oggi sembriamo tutti adepti ad un club sempre più triste, povero e conflittuale. Il Club della zappa. La metafora del tirarsi la zappa sui piedi mi sembra descriva molto efficacemente la nostra situazione esistenziale complessiva.

Infatti…

…siamo aggrediti da problemi crescenti che affrontiamo con incoscienza altrettanto crescente

 

Il dato di partenza è che siamo immersi in problemi crescentemente insopportabili…

Fare un elenco di problemi non è certo difficile. Forse è più difficile trovare in tutti questi problemi un significato comune. Avanziamo una proposta. Tutti i problemi che stiamo cercando di risolvere hanno una matrice comune: sono diversi aspetti di un processo di crescente emarginazione di crescenti gruppi di uomini Innanzitutto l'emarginazione delle emarginazioni: quella dei poveri da risorse (economiche, ambientali, tecnologiche etc.) che vengono sfruttate da elite sempre più limitate. Poi quella emarginazione dai processi produttivi che chiamiamo disoccupazione.

Ed ancora:

l'emarginazione dal dialogo sociale di interi popoli giovanili che consideriamo una difesa legittima da stranezze incomprensibili.
l'auto emarginazione nei mondi artificiali della droga.
Da ultimo, forse meno eclatante, ma altrettanto rovinosa, l'emarginazione dai processi decisionali sia politici che economici. Anche tutti gli altri problemi (dalle crisi economiche ai conflitti) nascono da processi di emarginazione. Questa emarginazione crescente di gruppi di uomini è assolutamente insopportabile.
…che consideriamo, invece, sopportabilissimi, anzi ci sguazziamo dentro.
Invece di considerare questi problemi di emarginazione economica sociale, culturale, politica insopportabili, li affrontiamo con indifferenza o, peggio, sfruttandoli come occasione di autoaffermazione Facciamo un esempio per tutti: la disoccupazione. Innanzitutto proponiamo di chiamarla "emarginazione dai processi economici". Dicevano gli antichi saggi che "nomina sunt consequentia rerum". Ecco, è profondamente vero! Se chiamate l'emarginazione dai processi produttivi "disoccupazione" la mettete, inconsciamente, nella categoria delle cose che capitano tra capo e collo e che bisogna gestire. E questo apre la porta ad ogni giustificazione del tipo "Poiché ci è capitato tra capo e collo un problema difficilissimo è almeno comprensibile che non si riesca a risolverlo su due piedi".Se, invece, chiamiamo la disoccupazione "emarginazione dai processi produttivi", allora non c'è nulla che piove dal cielo. Intendiamo che c'è qualcuno che emargina e la soluzione è, innanzitutto, dirgli di piantarla: E, poi, fare in modo che scopra che piantandola ne abbia un vantaggio…se la pianta anche con la cultura della zappa.
Ispirati da questo cambio di nome (che è tutt'altro che nominalismo), è facile scoprire che il problema della disoccupazione è affrontato con atteggiamento gravemente rinunciatario, con indifferenza o, peggio, è sfruttato come occasione di auto affermazione.
Con atteggiamento gravemente rinunciatario
Nessuno ha in mente una soluzione che risolva radicalmente il problema della disoccupazione in pochi mesi. Ma quello che è più grave è che non crediamo neppure che sia possibile trovare questo tipo di soluzioni. Infatti stiamo immaginando solo palliativi. E pensiamo che una vera soluzione possa venire solo dal Fato (scritto rigorosamente con la lettera maiuscola). Che chiamiamo ripresa dell'economia. Ma è come dire Fato perché siamo convinti che da parte nostra si possa fare pochissimo per stimolarla.
Con atteggiamento indifferente
Se uomini liberi e forti considerano insopportabile un problema, allora si rimboccano le maniche e non sollevano la testa fino a che non lo hanno risolto integralmente. Se, invece, una classe dirigente balbetta di tempi biblici e mentre i tempi biblici scorrono se ne va in vacanza perché, in fondo, la disoccupazione non bussa alle sue porte, allora significa che non è una classe dirigente fatta di uomini liberi e forti. Ma da fanciulli egoisti ed indifferenti alla sofferenza.
Come occasione di auto affermazione
Costanzo Show di qualche anno fa. I protagonisti: un celebre economista, duro e puro che dice pane al pane e vino al vino e un sociologo di avanguardia che disserta di modi di lavorare della società post-industriale. Il tema: la disoccupazione. Invitati sul palco: giovani che stanno disperatamente (e la parola "disperazione" va intesa in senso letterale) cercando lavoro. Scatta la discussione: immediatamente il celebre sociologo e l’altrettanto celebre economista si azzuffano con una violenza verbale che neanche i sessantottini (io faccio parte di quella generazione) più scalmanati riuscivano ad usare. E la violenza va in crescendo. E più cresce e meno si capisce cosa li divide…Poi alla fine si capisce cosa li unisce e cosa li divide… Se una persona che non sia paranoicamente ossessionata dal bisogno infantile di auto rappresentazione (cioè di sudditi acclamanti) partecipasse ad una discussione dove qualcun altro contesta le sue idee con violenza con la quale se le contestavano reciprocamente questi signori, innanzitutto si chiederebbe la ragione di tanto. E poi non gli verrebbe voglia di invitarlo a cena. I due nostri protagonisti invece… Dopo una protratta violenza (che appariva sempre più gratuita) dichiarano con candore volterriano che …ma si dopo due giorni si sarebbero ritrovati in una celebre località della costiera amalfitana dove il celebre sociologo, che aveva appena dato dell’imbecille a causa delle sue idee retrograde al celebre economista, lo avrebbe premiato in una manifestazione pubblica e pubblicizzata proprio per le sue idee. Cosa li univa? Lo sfruttamento del bisogno di questi ragazzi: Lo sfruttare questo bisogno per autorappresentarsi ancora una volta. Cosa li divideva? La competizione sullo spazio di autorappresentazione che li portava ad una lite furibonda per differenziarsi l’uno dall’altro. Naturalmente era maggiore quello che li univa da quello che li divideva. E la cosa si è conclusa con un grande sorriso reciproco che era volgare di fronte a ragazzi che stavano vivendo un dramma. Ma che rivelava che dei ragazzi proprio non a loro non importava nulla. A loro interessava solo delle loro idee. Meglio: interessava di essere conosciuti come coloro che avevano idee. E la disoccupazione era una delle opportunità di autorappresentazione.

Opportunità altrettanto crescenti… Buttate via con altrettanta incoscienza

La prima è costituita dalla cultura.

Nel corso di questo secolo si è andata sviluppando una nuova visione del mondo che viene descritta con il vocabolo "complessità". Essa permette di leggere i guai attuali in un’ottica diversa e permette di trovare soluzioni "banali" a molti dei problemi che sembrano irresolubili. Ora, nel dibattito economico, politico sociale attuale non vi è neanche il retrogusto di questa cultura. Vi è, dunque, anche una emarginazione della cultura, dell'innovazione. Che, come ogni forma di emarginazione, è anche auto emarginazione. Nel senso che i cultori di questa cultura non si stanno sgolando per dimostrare che, utilizzandola, si costruiscono proposte diversamente non immaginabili e realizzabili. Non c'è nessuno che ha rischiato anche un primitivo tentativo per utilizzare la metafora della complessità per trovare soluzione ad uno dei problemi di emarginazione che stanno annegando le nostre speranze

La seconda è costituita dalle rete.

Ci troviamo di fronte al fenomeno della rete e noi che ce ne facciamo? Lo strumento per eliminare le emarginazione? Per colmare fossati e distruggere tutti gli steccati dell'emarginazione? Per costruire un dialogo qualitativamente diverso che permetta di sfrutatre le immense opportunità progettuali che sono nascoste nelle metafore della complessità? Assolutamente no! La usiamo per l’e-commerce che è un piccolo trucco per vendere un po’ di più cose che interessano sempre meno.

La terza, e più importante, è costituita dai desideri.

Sono molti i desideri che stanno crescendo: dalla voglia di riscatto degli emarginati, vicini e lontani, del mondo al desiderio di una vita più profonda delle nuove generazioni. Al desiderio di autonomia di popoli a nazioni. Anche alla noia esistenziale dei privilegiati. Alla ricerca di un nuovo rapporto con la natura. Insomma alla ricerca del senso della vita e della morte. Sono desideri che manifestano la crescita della consapevolezza esistenziale delle persone di tutto il mondo. E, come abbiamo detto, noi stiamo rispondendo a questa crescita di voglia di vivere emarginandola perché sostanzialmente abbiamo paura che, se troppi cercano di realizzare la loro voglia di vivere, lo facciano a spese nostre. Come fa un intellettuale ad auto rappresentarsi se gli altri non tacciono? Come fa un politico a usare il potere se non c'è qualcuno che fa il suddito?

Il risultato: una società sempre più povera, triste e conflittuale
Ci sembra davvero che tutta la complessa gravità della situazione attuale si possa riassumere in una battuta. Ci stiamo tirando la zappa sui piedi. E non è ancora arrivata. Per ora ci è solo sfuggita dalle mani. Quando cadrà si che ci farà veramente male. Cosa può accadere ad una società la cui classe dirigente si ritrova ad emaginare sempre di più persone che manifestano desideri sempre più forti? Una classe dirigente che sistematicamente trascura, minimizza o considera addirittura minacce tutte le opportunità le opportunità per soddisfare i nuovi desideri di esistenza? Può solo generare conflitti crescenti e attendersi….Ecco, quello che è capitato a Maria Antonietta. Che aveva trovato la soluzione delle brioches alla carenza di pane. Ma non aveva immaginato che, sbandierandola, avrebbe fatto venire alla gente la voglia di metterla in pratica, di mangiare davvero le brioches.…E non aveva considerato il fatto che le uniche brioches esistenti erano le sue.

Al… Club del frigorifero

 

Il Club della Zappa ha un forte potere di attrazione. Sembra un grande buco nero che assorbe ogni desiderio di riscatto. E' un club di grande tradizione perché la vicenda umana è piena di storie di classi dirigenti che, di fronte al manifestarsi di un nuovo mondo, invece di promuoverlo, hanno cercato di respingerlo per la paura di perdere il potere che avevano nel vecchio mondo. E' il Club che ha costretto gli uomini alle rivoluzioniMa per fortuna non è l'unico Club immaginabile ed esistito. Nella storia dell'uomo, dopo che la chiusura delle classi dirigenti ha generato rivoluzioni che distruggono, ha preso regolarmente vigore un altro Club. Il Club di coloro che hanno assecondato i desideri utilizzando le opportunità: Il Club del frigorifero appunto. Una delle ultime manifestazioni complessive del Club del Frigorifero (da cui abbiamo tratto il nome) è stata la nascita del sistema industriale italiano dopo la seconda guerra mondiale. Proviamo a rileggerene la storia. L'Italia era ridotta ad un cumulo di macerie… Piccola parentesi: ma quando ci accorgeremo che addurre come scusa per la crisi economica il fatto che il nostro sistema paese fa schifo è solo vergognoso? Non ricordiamo che quando abbiamo costruito quello che abbiamo siamo partiti non da un sistema paese un po' sgangherato, ma da un sistema paese distrutto? Vi erano macerie, ma erano solo quelle fisiche. In realtà covava la creatività degli emarginati. Che di fronte alle macerie aveva la voglia ed ha avuto il coraggio della vita. Hanno lasciato esplodere sogni e desideri. Vi è stata una classe imprenditoriale che, non avendo il peso del passato, ha immaginato e costruito prodotti degni dei sogni e dei desideri. Il frigorifero può essere l’archetipo dei prodotti di quel sistema industriale. Erano prodotti esistenzialmente pesanti. Il frigorifero non era una innovazione tecnologia, ma era una grande innovazione di significato: rappresentava il sogno di una nuova civiltà. E la società ha risposto. La gente acquistava il frigorifero a costo di fare debiti pur di partecipare a quel sogno. E il fare debiti era un ulteriore stimolo imprenditoriale. Vi furono, ad esempio, in quegli anni piccoli "imprenditori della distribuzione" che portavano i frigoriferi (e poi il televisore) da vedere in giro per le cascine della bassa padana. E, poi, li vendevano con rudimentali strumenti di credito al consumo che avevano inventato loro stessi.

Il Club del frigorifero, allora, vuole essere sostanzialmente un'alleanza progettuale che costruisce il futuro.

Un'alleanza che si nutre delle opportunità invece di considerarle una minaccia. Così facendo si dimentica del passato e cerca di costruire un diverso futuro. Per far questo non gli viene neanche in mente di emarginare, ma deve coinvolgere.

Ma perché oggi del Club del frigorifero si è perso anche il ricordo?

Perché il Club della zappa è subdolo: Si insinua nel mondo proprio quando il Club del frigorifero sta trionfando…. Con questo meccanismo. Dopo che gli imprenditori hanno inventato i mille frigoriferi che hanno generato il miracolo economico italiano è accaduto che si sono seduti sul loro successo. Gli imprenditori sono rimasti sostanzialmente al frigorifero. Il quale, però, ha perso tutta la sua carica profetica ed è rimasto solo un aggeggio per produrre freddo. Detto in altro modo, le imprese sono passate dal produrre prodotti esistenzialmente pesanti al continuare a produrre sempre gli stessi prodotti: Che, però, piano si sono banalizzati. E oggi, poiché le imprese propongono solo cose banali, la gente non le compra. E si sviluppa quella crisi economica che non nasce dal cielo, ma solo dalla rinunzia all'innovazione
Purtroppo la verità è che l'attuale classe imprenditoriale sa solo ristrutturare il passato. Per mantenere il potere del presente. Non saprebbero da che parte cominciare per guidare un grande movimento progettuale per riscrivere il futuro. Cioè per riprogettare frigoriferi. Per avere una dimostrazione si prendano i campioni dell'imprenditoria. Compaiono più volte sui giornali per aver partecipato a feste o per raccontare progetti che creeranno migliaia di posti di lavoro? Il loro tempo libero è nello studio e nella riflessione o nell'ostentato uso dei privilegi che tutti noi paghiamo?

Oggi vi sono tutte le caratteristiche per far rivivere il Club dei frigorifero.

Non solo, ma è assolutamente urgente farlo. Perché questa volta il club della Zappa non creerà più rivoluzioni locali, ma un casino globale. Non ci siamo riusciti con le tecnologie nucleari perché eravamo tutti all'erta. Ma rischiamo di riuscirci con una tecnologia molto più primitiva: La zappa. Che non solo ci arriverà (per colpa nostra) sui piedi: ma che poi si animerà di vita autonoma e metterà a scavarci sotto i piedi un buco nel quale affogheremo infinite speranze umane

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