Vi proponiamo un esercizio provocatorio.
Ecco l’elenco degli stereotipi e dei miti ricorrenti sui poveri redatto da Muhamad Yunus, l’economista fondatore della Grameen Bank che ha diffuso nel mondo il microcredito (Muhamad Yunus, Il banchiere dei poveri, Feltrinelli 2000).
- I poveri devono ricevere un addestramento specifico prima di poter intraprendere qualsiasi attività produttrice di reddito
- Il credito, da solo, non serve a niente: deve essere necessariamente accompagnato da istruzione, tecnologia, rete di distribuzione e di trasporto
- I poveri non sanno fare economia, consumano subito tutto perché i loro bisogni sono pressanti
- I poveri non sono capaci di lavorare in gruppo
- La povertà cronica ha un effetto deleterio sullo spirito e le aspirazioni dei poveri: un uccello che ha trascorso tutta la vita in una gabbia, quando gli si apre lo sportello non ha desiderio di volare
- Le donne delle fasce più povere non hanno nessun tipo di competenza, perciò è inutile cercare di inserirle nei progetti
- I poveri sono troppo affamati e disperati per prendere decisioni razionali
- I poveri hanno una visione molto ristretta della vita e non sono interessati a nulla che potrebbe portarvi un cambiamento
- La religione e il costume hanno così grande influenza sui poveri (e specialmente sulle donne povere) da paralizzare completamente la loro libertà di azione
- Nelle realtà rurali le strutture di potere sono troppo potenti e radicate perché un programma di credito possa avere successo
- Il credito ai poveri è controrivoluzionario: uccide nei poveri lo spirito di ribellione inducendoli ad accettare la realtà esistente
- Il credito è un modo intelligente per sobillare i poveri contro i ricchi e distruggendo l'ordine sociale vigente
- Le donne non riusciranno a conservare i soldi del prestito o i proventi del proprio lavoro: i mariti le tortureranno a morte, se necessario, per estorcere loro il denaro
- I poveri amano accudire i padroni, piuttosto che prendersi cura di se stessi
- Il credito ai poveri è controproducente: impone il peso dei debiti sulle fragili spalle del povero, che per tentare di ripagarli peggiorerà sempre più la propria condizione
- Incoraggiare i poveri a intraprendere un'attività indipendente provocherà carenza di manodopera salariata. Di conseguenza i salari saliranno alle stelle, aumenteranno i costi di produzione, si creerà inflazione e la produttività in campo agricolo ne risulterà compromessa
- L'estensione del credito alle donne sconvolgerà il ruolo tradizionale della donna all'interno della famiglia e la sua relazione con l'uomo
- Il credito può essere momentaneamente di aiuto ma non è risolutivo sul lungo termine e non porta a un'equa riorganizzazione della società
Potete utilizzare l’elenco per riflettere su credito e povertà. Ma potete utilizzarlo anche per individuare le forti analogie fra questi stereotipi e quelli a proposito del manager, del dirigere e della partecipazione al rischio.
Talvolta lo stereotipo contiene qualche elemento di verità. L’obiettivo, nell’utilizzare questa traccia, non è di discuterne la verità, ma di accorgersi di quanto, quando e come sono utilizzati, anche da noi stessi, pretestuosamente.
Provate a sostituire a 'povero' e 'credito', 'manager' e 'delega' o 'partecipazione al rischio'. Vi troverete di fronte a questo elenco di stereotipi:
Buon divertimento!
- I manager devono ricevere un addestramento specifico prima di poter intraprendere qualsiasi attività produttrice di reddito
- La delega /partecipazione al rischio, da sola, non serve a niente: deve essere necessariamente accompagnata da istruzione, tecnologia, rete di distribuzione e di trasporto
- I manager non sanno fare economia, consumano subito tutto perché i loro bisogni sono pressanti
- I manager non sono capaci di lavorare in gruppo
- La mancanza di delega /partecipazione al rischio cronica ha un effetto deleterio sullo spirito e le aspirazioni dei manager: un uccello che ha trascorso tutta la vita in una gabbia, quando gli si apre lo sportello non ha desiderio di volare
- I dipendenti con minor delega non hanno nessun tipo di competenza, perciò è inutile cercare di inserirle nei progetti
- I manager sono troppo affamati e disperati per prendere decisioni razionali
- I manager hanno una visione molto ristretta della vita e non sono interessati a nulla che potrebbe portarvi un cambiamento
- La religione e il costume hanno così grande influenza sui manager (e specialmente sui dipendenti di minor delega) da paralizzare completamente la loro libertà di azione
- Nelle realtà rurali le strutture di potere sono troppo potenti e radicate perché un programma di delega /partecipazione al rischio possa avere successo
- La delega /partecipazione al rischio ai manager è controrivoluzionario: uccide nei manager lo spirito di ribellione inducendoli ad accettare la realtà esistente
- La delega /partecipazione al rischio è un modo intelligente per sobillare i manager contro i ricchi e distruggendo l'ordine sociale vigente
- I dipendenti di minor delega non riusciranno a conservare i soldi del prestito o i proventi del proprio lavoro: i loro superiori li tortureranno a morte, se necessario, per estorcere loro il denaro
- I manager amano accudire i padroni, piuttosto che prendersi cura di se stessi
- Il delega /partecipazione al rischio ai manager è controproducente: impone il peso dei debiti sulle fragili spalle del manager, che per tentare di ripagarli peggiorerà sempre più la propria condizione
- Incoraggiare i manager a intraprendere un'attività indipendente provocherà carenza di manodopera salariata. Di conseguenza i salari saliranno alle stelle, aumenteranno i costi di produzione, si creerà inflazione e la produttività in campo agricolo ne risulterà compromessa
- L'estensione della delega/partecipazione al rischio ai dipendenti di monir delega sconvolgerà il loro ruolo tradizionale all'interno dell’organizzazione e la sua relazione con la gerarchia
- La delega/partecipazione al rischio può essere momentaneamente di aiuto ma non è risolutivo sul lungo termine e non porta a un'equa riorganizzazione della società