BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 14/03/2005

Emma Rosenberg Colorni

LIBERARE E SE STESSI E I PROPRI OPPRESSORI

Scheda di lettura di:
Paulo Freire, Pedagogia degli oppressi, Ega, edizioni Gruppo Abele Torino, 2002

 

Il settario di destra pretende di addomesticare il tempo e gli uomini: pretende di addomesticare il presente affinché il futuro ripeta il presente addomesticato.

Il settario di sinistra, caduto nel gioco di quello di destra, per contrapporsi a lui, è fatalista: trasforma il futuro in qualcosa di prestabilito, una sorta di fato irrevocabile.

Entrambi sono reazionari perché sviluppano forme di azione negatrici della libertà. Impossessandosi del tempo, del cui sapere si sentono proprietari, finiscono con il trovarsi senza popolo (il che è una maniera di stare contro di lui).

Lo scopo non afferrarsi allo spazio garantito, ma temporalizzare lo spazio: l'universo non si presenta imponendomi una presenza massiccia a cui posso solo adattarmi, ma si offre come un campo che prende forma via via nella misura della mia azione.

Il compito umanista e storico degli oppressi è liberare se stessi e i loro oppressori.

Solo il potere che nascerà dalla debolezza degli oppressi sarà sufficientemente forte per liberare gli uni e gli altri.

Mie definizioni

Libertà: Determinazione ad esercitare la responsabilità (identità, organizzazione).

Un'azione è libera nella misura in cui l'uomo trasforma il suo mondo e se stesso.

La libertà è una condizione d'obbligo, una situazione e un progetto.

Responsabilità: Il rispondere mantenendo la consapevolezza del proprio essere soggetto (vita, processo)

Nessuno possiede la libertà come condizione per essere libero. E' una conquista, non una elargizione, esige una ricerca permanente che esiste solo nell'atto responsabile di colui che la realizza.

La paura della libertà è la paura della lotta fra l'essere se stessi o l'essere duplici (oppresso e oppressore), tra l'essere alienati o fare delle scelte.

Potere: La misura dell'influenza della propria responsabilità (struttura, comportamento)

Coscienza: Rapporto intenzionale con il mondo, e coscienza della coscienza: attenzione all'intenzione del rapporto con il mondo. La caratteristica della coscienza è stare con il mondo, è un cammino verso qualcosa che non è lei stessa, è quindi metodo.

Presenza:La presenza ha il potere di rendere presenti, immediatamente, non è rappresentazione ma condizione di presentazione.

Il mondo è spettacolo ma soprattutto convocazione.

Azione pedagogica di Freire : codificazione (rappresentazione, es: teatrale) e decodificazione (analisi critica) della situazione esistenziale codificata per cercare il tema generatore, vale a dire il pensiero, riferito alla realtà, che la crea.

La ricerca non si dirige agli uomini (quasi fossero oggetti) ma al loro pensiero-linguaggio-epistemologia-visione del mondo in cui si trovano coinvolti i 'temi generatori'.

E' necessario comprendere la cibernetica: la situazione in cui si è condiziona la coscienza che se ne ha, e questa a sua volta condiziona la maniera di affrontare la situazione.

Gli uomini non solo vivono (come gli animali che non trasformano il mondo impregnandolo di un significato che vada oltre loro stessi), esistono e la loro coscienza è storica: superano le situazioni limite nel momento in cui le apprendono come ostacoli alla loro liberazione. La coscienza è un 'al di là del limite' che tenta di rinchiuderla, può staccarsene, oggettivare e liberarsi, trasformando l'ambiente fisico in mondo umano.

I prodotti degli animali appartengono direttamente al loro corpo fisico, mentre l'uomo è libero di fronte ai suoi prodotti (che danno vita alla dimensione significativa del contesto creando il mondo).

I rivoluzionari cercano di 'sfrattare' l'oppressore per convivere con gli oppressi, non per vivere dentro di loro.

Inconsapevolezza degli oppressori 

Accade che gli oppressori non si ritengano liberati perché tutto ciò che limita il loro diritto di opprimere a loro appare come oppressione in quanto non gli permette di 'stare in pace'. Si sentono oppressi se sono costretti ad accorgersi che gli altri non sono cose, possono ammettere il loro diritto ma non lo riconoscono: è necessario che l'ingiustizia perduri affinché essi possano agire come 'generosi'. Si sono dati l'umanizzazione come diritto esclusivo, l'umanizzazione degli oppressi è sovversione.

Gli oppressori si sono tramandati da generazioni anche l'esclusiva legale della violenza, ciò crea loro una coscienza possessiva: sono in quanto possiedono (terra, uomini, tempo…). E possiedono per 'diritto', per il loro coraggio di rischiare, e se gli altri non possiedono è perché sono pigri, oltre che spesso ingrati.

Non si accorgono della contraddizione che se avere è una condizione per l'essere, tale condizione è necessaria per tutti gli uomini.

Capita che passando dal polo degli oppressori a solidarizzare con gli oppressi, portino dietro di sé retaggi di cultura del silenzio:

Inconsapevolezza degli oppressi 

Gli oppressi 'ospitano' dentro sé l'oppressore: per loro essere uomini realizzati è essere oppressori. Non aspirano a liberarsi ma ad identificarsi con il complementare nel gioco dell'oppressione.

Aderendo all'oppressore, l'oppresso non può acquisire coscienza di sé come persona e tanto meno come classe oppressa.

L'oppresso soffre la proibizione di agire ma rifiuta la sua impotenza, allora tenta di ristabilire la sua capacità di amare: si sottomette ad una persona o ad un gruppo identificandovisi, per partecipare, simbolicamente, alla vita dell'altro e poter illudersi di agire.

La conquista implicita del dialogo è quella del mondo che i due soggetti realizzano insieme.

Nessuno si salva da solo, ma insieme agli altri.

Se non c'è dialogo se non c'è speranza, rinunciare ad alimentare la speranza (azione, non illusione) è un modo di fuggire il mondo.

Il dialogo è esigenza fondamentale del rivoluzionario che sa che gli uomini 'sono' comunicazione, non possono essere fuori della comunicazione.

Ostacolare la comunicazione, sistema degli oppressori, significa trasformale l'altro in oggetto.

Difendere il dialogo, cioè l'incontro degli uomini nel mondo per trasformarlo, non è un atteggiamento ingenuo o un idealismo soggettivista, non c'è nulla di più concreto e reale degli uomini nel mondo e col mondo.

Non si può fare la rivoluzione senza vera comunicazione e fare un'azione educativa dopo la presa del potere. La presa del potere è solo un momento di un processo di liberazione senza un prima e un dopo.

Il non-dialogo degli oppressori 

I compiti della leadership rivoluzionaria, il dialogo 

ALTRO

Qualsiasi processo di formazione deve essere induttivo, ciascuno deve essere esempio a se stesso per potersi liberare, riconoscendo il mondo dell'oppressione, che vuol dire impegnarsi a trasformarlo in un processo di perenne liberazione.

52 La scoperta della dinamica oppressore-oppresso non può essere fatta solo a livello intellettuale, ma di azione che non si limiti ad attivismo e che, associata ad un serio impegno di riflessione, diventi prassi.

Azione (non attivismo) + riflessione, che se autentica conduce alla prassi.

77 parola (azione X riflessione) = prassi

sacrificio dell'azione => verbosità

sacrificio della riflessione => attivismo

Non esiste parola autentica che non sia prassi, quindi pronunciare la parola autentica significa trasformare il mondo.

131 sana allegria del rivoluzionario in comunione con gli oppressi.

Pensare se stessi e il mondo simultaneamente senza separare il pensiero dall'azione.

64 es: di relazione malata fra intenzione/risultato: "obiettivo delle lezioni verbose è rendere difficile un pensare autentico", 'obiettivo' è ciò che ottengo, non ciò che mi autoinganno dicendo che voglio ottenere.

Freire auspica la creazione di un mondo dove sia meno difficile amare.


Paulo Freire, Pedagogia do oprimido, manoscritto in portoghese 1968, prima edizione brasiliana Rio de Janeiro, Paz e Terra, 1970. Vedi http://www.paulofreire.org/

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