BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 16/05/2005

Emma Rosenberg Colorni

GIOCARE PER VIVERE

Scheda di lettura di:
Enrico Euli, I dilemmi del gioco, La Meridiana, 2004

 

Rischio => vivere il gioco soltanto come una ricreazione, uno sfogo, una rianimazione che lascia il contesto così com’è e anzi si fa complice del mantenimento dello status quo.

La maggior parte del lavoro educativo è destinata alla trasmissione di regole disciplinari e l’obiettivo è di raggiungere il controllo (l’allievo sa ciò che so e si comporta come prevedo).

Rapporto stress-curiosità: se sto bene in un contesto/relazione il mio controllo sarà basso e la curiosità alta, viceversa se la fiducia decresce cresce il controllo e diminuisce l’esplorazione.

L’educatore non deve proteggere le persone ma il contesto, in modo che automaticamente anche le persone e le relazioni si sentiranno sicure à il giocare protegge i contesti, lasciando libere le persone di esplorare e rischiare in una situazione protetta.

La costruzione di una cultura della pace passa dal ri-conoscersi: dal tornare a sé e vedersi come la prima volta.

La gran parte dei problemi nasce dalla trasformazione di una distinzione (soglie diventano muri nel tentativo di conservare un sistema) in separazione e di questa in una opposizione. Bateson: come mantenere questi livelli non separati e non confusi?

Nel teatro (e nel mantenersi testimoni) la separazione fra palco e platea promuove la relazione, la distinzione crea rapporto, la distanza avvicina, perché si evidenzia il gioco della reciprocità, del rispecchiamento attivo, della costruzione comune di uno spazio e di un’identità.

Giocare significa allenarsi a giocare con-su-tra le soglie, così si gioca davvero la vita.

Giocare con le regole che come la vite deve poter ‘avere gioco’ in giusta misura nella foro per avvitarsi: la regola troppo rigida non permette di giocare => co-costruzione di regole comuni (per stabilità) e variazione delle regole (per cambiamento).

Il gioco è uno dei modi in cui impariamo quali siano in ‘non oggetti’ e quale sia il loro sistema di stratificazione (es. della struttura a buccia di cipolla della classe delle sedie in cui i tavoli sono fra le ‘non sedie’ più vicine, i cani più fuori e i pianeti ancora più fuori), un modo apprendere un modi di strutturarsi del pensiero nei confronti dell’universo, il modo di fare e organizzare le distinzioni.

L’angoscia davanti all’inesplicabile ha impoverito l’esistenza del singolo e ha ristretto le relazioni umane.

Visioni del gioco:

Fiducia e paura sono in rapporto, quale? Costruiamo la sicurezza e ci sarà fiducia o costruiamo fiducia e ci sarà sicurezza?

Competizionecooperazione: cooperazione a competere, oppure competere a cooperare.

Idee ricorrenti nella nostra cultura:

Altro

GIOCHI da p. 62

p. 12 da Ermanno Bencivenga, per Chi sono?

p. 15 cipolla perfetta e idiota nella sua coerenza di essere ad ogni livello uguale a se stessa.

p. 37 “come può amare allo stesso tempo quel genere di scarpe e me?”

p. 47 Anna Arendt: l’agire inizia solo dove si siano oltrepassati i tempi e i modi tipici del produrre e dell’operare -> fino a quando le nostre potenzialità d’azione sono incanalate nella produzione finalizzata, sarà difficile giungere ad una azione diretta non violenta, ludica e diffusa.

p. 58 J.L. Godard: non cerco di comunicare qualcosa, cerco di comunicare con qualcuno.

L’ironia sottolinea il fatto che tra le parole e le cose non c’è mai identità

La verità procede per s-velamento e per ri-velazione, la conoscenza deriva dalla differenza di differenza che nasce da questo movimento.

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