BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 11/06/2007

L'ORO E L'IMMONDIZIA. OVVERO L'INFORMATICA AL SERVIZIO DEL BUSINESS (1)

di Francesco Varanini 

Non offenderò nessuno se dico che spesso, nell'usare concetti informatici, gli stessi addetti ai lavori fanno fatica a spiegarsi. La questione, naturalmente, è più grave quando ci si rivolge ai manager, ai responsabili del business. Lo specialista  dovrebbe rispondere alle esigenze del manager,. Il manager  –allo stesso tempo– dovrebbe essere in grado di chiedere ciò di cui ha bisogno. La mancanza di codici comuni, e di conoscenze di basi comuni sulle quali appoggiare il discorso, rende quasi sempre difficile il colloquio.
La situazione diventa più grave, e paradossale quando non si tratta di programmi destinati a fornire supporto ad attività di routine –l'emissione delle buste paga, la gestione del credito  e del debito, la  gestione del magazzino–, e si tratta invece di software nati proprio per sostenere il manager nelle sue attività più ricche de importanti, il prendere decisioni e nel guardare al futuro. 
E' il caso degli strumenti di Business Intelligence. Cosa sarà mai la Business Intelligence? Lo si sa con una certa approssimazione, per sentito dire. Ma proviamo a dare una definizione.
“Business intelligence (BI) è un termine usato nell'informatica applicata al management che si descrive le applicazioni e le tecnologie usate per mettere insieme, rendere accessibili e analizzare le informazioni relative alle attività aziendali.”
Così, credo, si capisce. Il cuore della questione, però, è toccato solo di striscio.
Non si può infatti parlare di Business Intelligence se si guarda alla disciplina che sta dietro la Business Intelligence. Ovvero, solo se ci avviciniamo al concetto di Data Mining.  
Anche qui, propongo una definizione.
“Si dice Data Mining, o anche Knowledge-Discovery in Databases (KDD), o Knowledge-Discovery e Data Mining (KDDM) il processo di ricerca e costruzione automatica di ampi insiemi di dati significativi, realizzato usando strumenti di classificazione, aggregazione, organizzazione. Il Data Mining ha lo scopo di aggiungere valore ai dati disponibili, legando di volta in volta i dati a chiavi di lettura diverse e a bisogni conoscitivi emergenti.” 
Con tutto questo però restiamo ancora sul piano della chiarezza concettuale e terminologica. E' evidente che questo non basta per avvicinare realmente l'informatica al business. Per dare  realmente in mano al manager lo strumento creato per lui.
Ripartiamo dunque daccapo.
Un consueto e quasi indiscusso luogo comune relativo alla filosofia dei sistemi informativi suona così: 'garbage in - garbage out'. Potremmo tradurre: 'immondizia dentro - immondizia fuori'.
Il sistema informativo, cioè, in prima battuta, ci appare in grado di restituire, magari diversamente organizzate, solo le informazioni che vi sono state immesse.
Di fronte alla delusione dell'utente per la carenza di informazioni per lui rilevanti, questa è ancora oggi una abbastanza comune, risposta dello specialista, dello sviluppatore. Risposta del tipo: 'non venitemi a dire che l'output è insignificante'. Andatelo semmai a raccontare a chi ha chiesto di realizzare la base dati, a chi ha caricato le informazioni. L'onere, la responsabilità di conoscere le informazioni conservate ricade insomma sempre sull'utente. Solo lui sa 'cosa è stato messo dentro', e quindi 'cosa potrà essere tirato fuori'. Tutto questo appare scontato – come potrebbe essere altrimenti? Come potrebbe essere possibile pensare che il sistema informativo crei valore, sia in grado di trasformare cattive informazioni in buone informazioni?
Eppure il luogo comune può essere facilmente smontato. Tutto quanto affermato nel capoverso precedente è falso.
Riprendiamo il discorso dall'inizio: ogni base dati, e ogni procedura costruita a partire da quella base dati, risponde a un bisogno specifico, definito a priori. In funzione di quel bisogno le informazioni sono organizzate ('strutturate') e conservate e rese disponibili. Pensiamo alla base dati contenente le informazioni relative ai dipendenti, cuore della procedura per la gestione di paghe e contributi. Pensiamo alla base dati contenenti le informazioni relative a materie prime e prodotti finiti. Pensiamo alle basi dati contenenti le informazioni relative ai clienti.
Ora, se si devono fare le buste paga e spedire fatture queste procedure 'verticali' sono efficaci ed adeguate.
Se però, invece, voglio lavorare sulla mobilità interna, dovrò incrociare le informazioni sufficienti per stampare le buste paga con informazioni relative a carriera scolastica, corsi di formazione, conoscenze di lingue straniere, competenze e capacità acquisite, ruoli ricoperti. E se desidero cogliere il trend di un certo segmento di mercato, dovrò aggregare informazioni di origine contabile e informazioni di origine logistica e informazioni relative all'assistenza, e informazioni relative alle quote di mercato e via dicendo.
Ciò che conta sono le connessioni, i nuovi percorsi di senso che vengono alla luce concatenando in modo nuovo e innovativo le informazioni.
Si può dunque affermare che fonte del valore non sono le informazioni inizialmente immesse, fonte del valore sono le connessione tra oggetto e oggetto, informazione e informazione.
E si tratta di connessioni che non possono essere costruite se non qui ed ora, a fronte dell'interrogativo che ora mi sto ponendo. Solo così potrò dire che le informazioni sono al servizio dello sviluppo del business e della creazione di nuovo valore.
Dunque, il 'garbage in - garbage out' è, in questa ottica, del tutto superato. Non importa chi ha caricato l'informazione. Non importa da quale procedura proviene. Non importa neanche che l'informazione sia univoca: purché di ogni informazione sia esplicitata la fonte, mi interessa sapere come legge il fatturato il marketing e come lo legge la contabilità: i due punti di vista diversi contribuiscono a costruire una visione d'insieme più ricca. Così come contribuiscono a creare una visione di insieme le opinioni dei dipendenti e dei clienti. Informazioni di per sé parziali e trascurabili contribuiscono a creare una rete di conoscenze più ricca ed utile ed efficace.
Perciò non 'immondizia genera immondizia'. Ma, all'opposto, 'immondizia genera oro'. Purché l'apparente immondizia –tutti i dati,  tutte  le informazioni disponibili– siano convenientemente organizzati in funzione dello specifico scopo conoscitivo.
Ecco perché è importante parlare di Data Mining e di Business Intelligence. Fare buste paga, gestire magazzini e produzione, gestire credito e debito – questo lo sa fare chiunque, difficile costruire in questo ambito vantaggi competitivi. Ma invece: portare alla luce conoscenza nascosta, organizzarla in fuzione della costruizione di nuovo valore. Qui si gioca il vero  contributo che l'informatica può dare allo sviluppo del business.
Se i manager responsabili di business e gli specialisti dell'informatica -sia figure aziendali, sia venditori e consulenti- riescono a parlare insieme di queste cose, abbiamo fatto un bel passo avanti.


1 - Riprendo qui, a anni di distanza, i temi già trattati in L’oro e l’immondizia (nei sistemi informativi),

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