Parafrasi, con qualche divagazione, de Lozio delle macchine
Credo che esista una terza possibilità di rappresentare lozio. Ozio anche come sospensione temporanea dellazione (lavoro) per porsi in ascolto (dellaltro, dellambiente, di se stessi). Sospensione non diversa né disgiunta dai fini dellazione del lavoro, ma anzi condizione essenziale al raggiungimento più completo di quegli stessi fini.
In questa prospettiva vanno coltivate le disposizioni attitudinali e comportamentali dei manager allattenzione latente e allampio ascolto ambientale, così come vanno costruiti ambienti e contesti di lavoro in grado di generare stimoli multisensoriali.
Della realtà, come noto, noi elaboriamo spontaneamente e incessantemente rappresentazioni ("la mappa non è il territorio"). Il nostro pensiero e linguaggio non sono mai puramente denotativi. Nella relazione con laltro, con lambiente, con noi stessi non possiamo evitare di esprimere giudizi. Quello che possiamo fare è sospendere temporaneamente se non la rappresentazione, almeno luso, o leffetto, di questa rappresentazione, di questi giudizi. A esempio, nella relazione interpersonale, come in quella con i collaboratori o con i clienti, possiamo non usare linterpretazione di ciò che ci comunica laltro, per aprirci a una possibilità di maggiore comprensione.
Il concetto di complessità della macchina richiama il concetto di ridondanza, ma in questo caso è ridondanza di parti o di funzioni?
Ridondanza di parti: ogni componente è progettata per una specifica funzione. Parti speciali vengono aggiunte per il controllo e la riparazione o il rimpiazzo di parti ordinarie che si guastano. Questo è il modello gerarchico e meccanico.
Ridondanza di funzioni: invece di aggiungere parti al sistema, ogni parte è abilitata a una vasta gamma di funzioni (non una singola specializzazione). Questo modello possiede flessibilità e capacità di riorganizzarsi in ogni parte del sistema.
Io non penso che si possa giudicare una macchina dotata di una intrinseca "complessità gratuita", ma che si debba riferirla ad almeno una delle molte condizioni duso.
È vero che la mia sega a motore, che uso quando sono in vacanza in montagna, ha una forma che qualche volta ne ha reso scomodo luso, ma è anche vero che io lho usata in una varietà di modi e che in altre circostanze duso la sua forma non generava alcuna scomodità. Direi che non si può considerare una macchina (strumento duso) in sé, e che si debba immaginarla in relazione alla pluralità di condizioni duso secondo un criterio, per dirla grossa, "sistemico".
Il riferimento allautoreferenzialità dei sistemi chiusi e tesi al mantenimento del proprio equilibrio (Maturana e Varela) mi sembra applicabile agli organismi, alle manifestazioni sociali (dotati di ridondanza funzionale). Quando riferito alle macchine (dotate di ridondanza di parti), mi sembra un po forzato.
Il comportamento della macchina risponde a un progetto. Il suo "ozio" è previsto. (Quando non è previsto, come nel caso del guasto, si ha una sospensione che non è né godimento del non lavoro, né preparazione alla ripresa del lavoro, ma semmai unattesa passiva di un intervento esterno di riparazione. Comunque il caso mi sembra che non rientri nellargomentazione).
In questo senso si può dire che la mia sega a motore nella casa in montagna in questo momento stia oziando.
Ma non si potrà mai dire che la mia sega a motore quando non fa scorrere i denti della catena nel legno si possa mettere in una condizione di sospensione dellazione per osservare le qualità del legno e inferire la sua durezza dallo spessore, dal peso, dal colore; oppure per prevedere percorsi ottimali di taglio in base alla forma, alla disposizione dei nodi e dei rami laterali.
La mia sega a motore può fare (azione) o non fare ("ozio"), ma non può ascoltare (sospensione attiva e intenzionate dellazione).
Attento si fermò comuom che ascolta. Dante, Inferno, IX, 4.
Per luomo la sospensione dellazione può anche essere loccasione per riprendere il lavoro in modo nuovo, inatteso, imprevisto.
Per la macchina la sospensione dellazione può essere loccasione per riprendere lazione in un modo forse diverso, ma comunque sempre previsto nel suo progetto.
(Forse uneccezione può presentarsi se pensiamo alla possibilità che luomo usi una macchina per scopi diversi da quelli per cui è stata progettata. Ma questo mi sembra essere il risultato di una sospensione dellazione più che della macchina, delluomo che esce dai vincoli della "fissità funzionale").
Nel caso delluomo la capacità di sospensione dellazione per aprirsi allimprevisto è legata alla ridondanza, funzionale non di parti, del nostro sistema mentale (anche a livello neuro fisiologico). Verrebbe da dire che per le organizzazioni sarebbe conveniente favorire lo sviluppo di modelli caratterizzati da ridondanza di funzioni.
Invece nello sviluppo storico delle organizzazioni abbiamo assistito al dispiegarsi dello sforzo opposto: ridurre la ridondanza funzionale e esaltare la ridondanza delle parti.
Non a caso la metafora organizzativa delle organizzazioni più brave ed efficienti nel realizzare questo sforzo è (è stata?) quella della macchina.
Infine, in 7.2.1 si rimanda a una tesi 2.3 che non esiste.
È un refuso o un rinvio borgesiano a uno dei tanti mondi possibili?
Nota:
Queste riflessioni prendono spunto dal testo di Francesco
Varanini su Lozio delle
macchine, apparso su Bloom.