BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/12/2003

Una poesia postmoderna estratta dall'e-book Excelandia: la nausea aziendale

di Gian Luca Rivalta

Con questo piccolo contributo cerco di unirmi alla nuova iniziativa di Francesco Varanini rivolta allo sviluppo di una tematica poetica in azienda, inviando una “specie” di poesia, un collage di frammenti eterogenei che si dipana all’interno di un libro (per ora in formato e-book) di recente pubblicazione nel web.  Premetto però alcune necessarie considerazioni sulla cosa.

Varanini dice nell’introduzione dell’Irresistibile ascesa del Direttore Marketing cresciuto alla scuola del largo consumo dice: “La poesia [...] se è sempre gioco con gli altri, è anche, innanzitutto, un gioco con se stessi”.

La situazione in cui mi trovo mi mette in difficoltà. Mette in dubbio la mia sicurezza in me stesso. Scrivere in versi è una riparazione del proprio orgoglio ferito. È una elaborazione, un procedimento teso a mettere ordine nei sentimenti. Un procedimento accurato, ma ha anche allo stesso tempo il vantaggio della rapidità e della immediatezza: insomma, una stenografia delle sensazioni.

Scrivendo poesie, dunque, mi avvicino alla tranquillità. Aiuto me stesso a capire dove sto sbagliando, ma anche trovo conferma dei miei talenti. Comprendo meglio cosa mi succede intorno, come funziona l’organizzazione nella quale mi trovo a lavorare. Trovo una via per muovermi oltre gli ostacoli.

Una via efficace, perché nessuno nega che la poesia abbia un senso. Ma onesta, perché la poesia lascia spazio al mistero, all’inspiegabile. Non pretende di dire tutto con chiarezza, parla per immagini, per metafore. Perciò è un linguaggio particolarmente adatto a rappresentare quel sistema complesso che è l’azienda, l’ambiente nel quale ci troviamo quotidianamente a lavorare.

Insomma: la poesia è l'estrema risorsa. Ciò che non può essere detto altrimenti può essere detto in versi>>.

La poesia (anche se mi fa ancora un po’ strano chiamarla così!) che vi propongo può sembrare fuori da queste considerazioni, ma solo in apparenza… sicuramente mi sento di dire che potrebbe rientrare nell’idea che Francesco Varanini espone della “poesia come abstract e come concepì” (vds articolo già citato).  Una sintesi di quella che chiameremo “la struttura profonda della critica costruttiva del management postmoderno”…

Il libro Excelandia: la nausea aziendale. Diario fantaziendifico a più dimensioni (Molto di quello che avreste sempre dovuto sapere sulla vita aziendale ma che nessuno ha mai potuto dirvi: manuale di sopravvivenza economica ad uso di lavoratori, imprenditori, manager e non…), scritto tra il 1999 e il 2002, è stato pubblicato nei mesi scorsi in versione integrale sul sito http://www.netmanager.it ed è disponibile in formato Pdf al seguente indirizzo http://www.netmanager.it/Site/Tool/Article?ida=9643 .

Si tratta della raccolta “fantaziendifica” di alcune pagine del cosiddetto Diario di Cube, un professionista che durante la sua attività di consulente di direzione e docente ha cominciato a lamentare una serie di avventure oniriche e allucinazioni che, caratterizzati dalla “nausea aziendale”, lo hanno sprofondato in uno stato di profonda crisi interiore rispetto ai paradossi della ricerca dell’eccellenza.  Maggiori informazioni e chiarimenti possono derivarsi dalla lettura del libro e da alcune pagine aggiuntive che potranno man mano essere gentilmente ospitate da bloom.it (che già ospita alcuni articoli sul NS&BAM/P), mentre ulteriore materiale può già essere consultato su http://www.postmanagement.com e http://www.wobuma.net, quest’ultimo sito rappresenta esclusivamente un prototipo, una demo, di come potrebbe per esempio realizzarsi in modo concreto in azienda e sui mercati la filosofia del “postmanagement” secondo i dettami di Wobuma, maestro fantaziendifico di Cube).  Analogamente per il discorso relativo al management postmoderno basato sui paradigmi e sui modelli del sistema NS&BAM/P (Nice Satisfactory and Business Areté Management/Program), inteso come approccio alla vita aziendale radicalmente alternativo a quelli oggi diffusi e professati/insegnati/divulgati.

Tornando all’oggetto del presente articolo, rispetto a molte altre precisazioni che sarebbe necessario formulare circa questa presunta poesia postmoderna, in questa occasione tengo a sottolineare un importante aspetto che anima in toto il libro Excelandia.  Il particolare riferimento all’opera “forse-esoterico-marziale” di Henry Plée e Fujita Saiko, citati in una nota della poesia, è una metafora rivolta al tema della “grande mistificazione dell’economia” che pervade tra le righe, ma spesso anche in modo duramente esplicito, l’intero Diario di Cube.  Nel progetto che ho chiamato [r]evolutionary æconomics, afferente sempre alle idee di fondo del management postmoderno targato NS&BAM/P, vengono chiariti molti aspetti riguardanti la mistificazione che, secondo l’ipotesi “fantaziendifica” di Excelandia, è stata ideata chissà quando e chissà come e perché, da chissà chi (!), all’ipotetico fine di rendere inerte e quindi inoffensiva (come in una sorta di trance collettiva dinamica) l’Umanità dal punto di vista di quello che dovrebbe essere il vero “sistema economico”.  Si tratta ovviamente di ipotesi, come già detto, fantaziendifiche, ma mi sembrano pur sempre provocazioni stimolanti per dare finalmente una mano nuova alle aziende e soprattutto alle persone che hanno a che fare con esse (in primis i lavoratori, i manager, gli imprenditori e i… consulenti), una mano a non prendersi più così tanto sul serio, in modo particolare quando cercano di farlo “da manuale”, grande errore che credo sia stato fatto negli ultimi 25-30 anni (cioè, secondo il più consolidato copione della ricerca dell’eccellenza, perfettamente allineato alla grande mistificazione di cui sopra).

Proprio l’idea della riscoperta, del ritorno al passato (ma fino a quando?!?) verso i valori economici e le motivazioni tecniche più ancestrali, assieme alla “strategia citazionista” (che per analogia con la software engineering vuole anche dire “riutilizzo”) e soprattutto (praticamente, in definitiva) alla critica delle “grandi narrazioni” (in senso liotardiano) della tradizione razionale del management (per dirla con Flores e Winograd), rispetto alla struttura profonda (questa volta in senso chomskiano) della vita economica ed aziendale,... proprio tutto questo “remix epistemologico” (basato peraltro sui dati che ognuno potrebbe estrapolare dalla sua propria esperienza diretta in azienda e sui mercati, dal punto di vista più “terra terra”) fornisce, almeno credo (!), la base culturale ed epistemologica, ma anche evidentemente operativa, per l’intero edificio del management postmoderno NS&BAM/P.  In sintesi e per concludere, questo approccio aziendalistico micro/macro-economico potrebbe aiutare veramente a rendere più umanamente compatibile la vita economica, passando attraverso la più rigorosa disumanizzazione della vita aziendale (quella delle aziende, che dal punto di vista postmanageriale sono dei veri e proprio sistemi viventi di natura concettuale termodinamicamente strutturati)…

Un’ultima precisazione a mio avviso doverosa nei confronti di bloom.it: Francesco Varanini ha scritto tempo fa un articolo sul tema del “complotto in azienda” da cui emergeva il suo scetticismo nei confronti delle ipotetiche strategie più occulte magari rinvenibili nelle organizzazioni.  Ma d’altre parte, proprio Francesco ha ripetutamente parlato, con convinzione quasi messianica, di cose come l’”economia del dono”, la “contabilità del baratto” (permettimi di chiamarla così!) ed ora tira in ballo la “pericolosa” questione della poesia.

D’altra parte, per tranquillizzare il lettore che ancora avesse gli occhi qui sopra,… nel mio quotidiano lavoro di consulente e docente ho potuto vedere chiaramente come la maggior parte delle persone legate alle aziende (come lavoratori, imprenditori, manager, clienti, fornitori, freelance, ecc.) non vogliamo di buon grado accettare le ipotesi della fantazienda. In fondo, essi desiderano continuare così… e, in modo correlato, anche il ricco mercato della consulenza va avanti così. Infatti, quante saranno le “persone aziendali” che ci chiedono normalmente di portare in azienda argomenti che assomigliano a cose come controllo di gestione delegato ai singoli lavoratori, griglie QFD (Quality Function Deployment) individuali, questionari di soddisfazione dei fornitori e dei dipendenti, gestione del quaderno delle doglianze verso il capo, sviluppo consensuale della percezione sugli obiettivi, gestione dell’organizzazione ologronicofrattuale (olonica, ologrammatica, frattale, virtuale, ipertestuale) e del management sincronico…?!? Io credo che si possano davvero contare sulle dita di una mano (verosimilmente quella di un… monco).

Dal punto di vista della lettura, invece, aggiungo che la poesia è estratta coerentemente dall’e-book citato, comprese le note in esso contenute (con l’aggiunta di una nota sul concetto di “papalagi”).

Ancora una cosina: chi si ricorda della bellissima poesia riportata un quarto di secolo fa da Tom Peters e Robert Waterman Jr. sul loro In search of excellence? Molto bella, davvero… almeno, così mi pare. E anche molto utile, sempre per prendersi poco sul serio quando siamo in azienda (o non ci siamo perché magari disoccupati) e prendere poco sul serio l’azienda stessa, rispetto a tutto il resto della nostra vita economica e no solo.

 […]

What is life? [i]

Che cos’è la vita?

[…]

Quando cominciai a studiare lo Zen,

le montagne erano montagne;

quando credetti di capire lo Zen,

le montagne non erano montagne;

ma quando giunsi alla piena conoscenza dello Zen,

le montagne erano di nuovo montagne [ii] .

[…]

Che cos’è la vita?

Se fosse possibile dirlo

non ci sarebbe bisogno

di [vivere] [iii]

[…]

La vita

somiglia un poco alla malattia

come procede per

[crisi acute e per risoluzioni]

ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti.

A differenza delle altre malattie

la vita è sempre mortale

[non se ne esce vivi…].

Non sopporta cure.

Sarebbe come voler turare i buchi

che abbiamo nel corpo

credendoli delle ferite.

Morremmo strangolati non appena curati [iv]

[…]

Cos’è la vita aziendale?

[…]

E il dubbio?… il dubbio, a lungo auspicato?

[…]

Il dubbio,

Poiché…All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro? [v]

[…]

Business, management… lavoro…

Soldi, risorse naturali,… conoscenza…

Difficile ammetterlo… però,

[…]

Siamo libri di sangue [vi]

[…]

E solo dopo… ma costantemente [vii] ,

il sonno della ragione

genera [i suoi] mostri [viii]

[…]

E… il cuore ha le sue ragioni

che la ragione non conosce [ix]

[…]

Dunque,… Cos’è questa se non follia? [x]

[…]

Ma poi,… vinta, la Speranza

piange, e l’atroce Angoscia sul mio cranio

pianta, dèspota, il suo vessillo nero [xi]

[…]

E alla fine… credendo di poter

così ancora vivere

con serenità

mi confermo che

[…]

Mai e poi mai…

Neanche per sogno

Accetterei di associarmi

ad un circolo disposto

ad annoverarmi tra i suoi soci [xii]

[…]

Così… così va la vita aziendale…

C’est la vie [xiii]

[…]

And so… don’t worry boys… Let’s go to bed! [xiv]

[…]

[…]

E se avete vissuto un giorno,

avete veduto tutto.

Un giorno è uguale a tutti gli altri [xv]

[…]

E proprio in quel giorno…

Pensate…

[…]

Ogni giorno

anche un orologio fermo

segna l’ora giusta [per ben] due volte [xvi]

[…]

Pertanto, poco basterebbe…

basterebbe che

[…]

[Fosse] lode al dubbio! […]

non lodate però

quel dubbio che è disperazione! [xvii]

[…]

E’ come dire che…

[…]

La pratica di un’arte marziale,

qualunque sia,

non deve comprendere solo la pratica

<<alla cieca>>

come un robot,

ma deve anche includere

la ricerca di tutto ciò

che ha potuto essere censurato,

dimenticato o abbandonato.

Questa riscoperta, d’altronde,

è suggerita dal ventesimo Kyokun

(precetto marziale):

<<inventare sempre>>

da intendere al secondo livello,

<<sforzarsi sempre di riscoprire>>

quello che è stato mistificato

o è andato perduto

in ciò che è stato tramandato [xviii]

[…]

Ma questo risveglio…

La consapevolezza di una vita

(aziendale)

Degna di tale nome…

Il nirvana

(aziendale)

Richiede uno sforzo

Più che umano…

Lo capisco molto bene,

piccoli… piccoli papalagi [xix]

tranquilli, del resto

ammettiamolo pure…

Wobuma è davvero troppo esigente…

Ti chiede…

Ti  chiede continuamente

Di smetterla

Di prenderti

Così tanto sul serio

[…]

Ogni sistema è condannato a morte dalla sua nascita [xx]

[…]

Poveri noi…

To be a rock and not to roll [xxi]

[…]

Poveri noi…

Che somari! [xxii]

[…]

[…]

Troppo vino e troppo poco vino.

Non gliene date,

e non potrà trovare la verità;

dategliene troppo,

e avrete lo stesso risultato [xxiii] .

[…]

Loro avevano avuto diritto a tutto:

alla vita, al lavoro, alla ricchezza, al comando, al rispetto

e, infine, alla immortalità […]

[Alla fine…] Avevo percorso il salone

[…] in tutta la sua lunghezza.

Mi sono voltato.

Addio bei gigli,

così delicati nei vostri piccoli santuari dipinti,

addio bei gigli,

nostro orgoglio e nostra ragion d’essere,

addio,

addio sporcaccioni [xxiv]

[…]

Ma basterebbe lavorare…

Restando onesto,

non obbediente [xxv]

[…]

Perché… è un tempio la natura [xxvi] .

[…]

E… Questo non è l’unico mondo.

Ci sono stati e ci sono molti mondi differenti.

Alcuni sono spariti per sempre

E altri devono ancora venire.

In uno di essi [i papalagi] strisciano,

in un altro volano.

Nel nostro camminano su due gambe.

Forse nel futuro si prepara

un mondo in cui [i papalagi]

cammineranno su quattro gambe

come il Coyote

o nuoteranno nell’acqua

come i pesci.

Chissà.

Non si può sapere tutto [xxvii]

[…]

Ma, credetemi… Il linguaggio è la casa dell’essere [xxviii] .

[…]

E… in quanto rete neuronale chiusa

Il sistema nervoso non possiede

Né input né output […]

Non esiste né ‘dentro’ né ‘fuori’ [xxix]

[…]

Così… Da questa prospettiva

Non vi è differenza

Tra percezione

[del dato sensoriale]

E allucinazione [xxx]

[…]

Sì…

Sì… In questo senso…

Proprio così

Mi pare…

Così stanno le cose

O in modo simile a questo [xxxi]

[…]



[i] E. Schrödinger, What is life?, 1947.

[ii] Famoso detto Zen, citato da Ervin Laszlo, Obiettivi per l’Umanità. Quinto rapporto al Club di Roma, Mondatori, 1978.  La montagna… che cosa stupenda… <<La montagna, lo vedrete, non racconta molto di sé, ma si lascia leggere. Capire la montagna, una parete, è il primo importante modo di fare dell’alpinismo. Quando mi sono trovato in situazioni appena difficili o molto difficili, mi sono reso conto che mi serviva quanto avevo appreso, grado per grado nelle prime palestre frequentate, nelle prime scalate che avrei voluto saltare perché le ritenevo troppo facili, dimenticando le loro funzioni formative. Le difficoltà incontrate […] mi hanno di volta in volta fatto apprezzare quel periodo che trovavo noioso, vincolante e addirittura repressivo>> [Mirko Minuzzo, L’alpinismo su roccia in 12 lezioni, De Vecchi, 1973]… [ndc]

[iii] <<Una volta fu chiesto a Isadora Duncan, la grande ballerina, di dire cosa fosse per lei la danza. Rispose: se fosse possibile dirlo non ci sarebbe bisogno di danzare>>, in Mauro Ceruti, La danza che crea. Evoluzione e cognizione nell’epistemologia genetica, Feltrinelli, 1994 (2a), pag. 16.

[iv] Italo Svevo, La coscienza di Zeno.  Tempo fa ho letto, in un gabinetto di una stazione di servizio autostradale, qualcosa di simile a questo: <<La vita è una malattia con esito sempre mortale… estremamente contagiosa… si trasmette per via sessuale…>> e se te la becchi, non dipende certo da te... [ndc]

[v] Ugo Foscolo, Sepolcri.

[vi] frankie hi-nrg mc.

[vii] Perché “dopo”? E perché “costantemente”?… è inevitabile, come condizione (quella economica)???… e se fosse anch’essa uno di quei mostri che solo la ragione, dormiente fin che si vuole, riesce a creare?!?!?????… siamo molto perplessi,… sono davvero sconcertato, ma questo solo per consolarvi, carissimi lettori… [ndc, “nota del curatore”, un curatore ormai esausto,… ed è già l’inizio!].

[viii] Famosa espressione attribuita al pittore Goya.

[ix] Blaise Pascal, Pensieri, Frammento *277, Edizioni Paoline, 1987.

[x] Erasmo da Rotterdam, Elogio alla follia.

[xi] Spleen, da Charles Baudelaire, I fiori del male.

[xii] Groucho Marx, classica antinomia citata, tra gli altri, anche da P. Watzlawick, J. H. Weakland e R. Fisch, Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi, Astrolabio, 1974.

[xiii] G. Lake, Works (Emerson, Lake & Palmer). [ndc]

[xiv] Robert Smith, The Cure.

[xv] Michel de Montagne.

[xvi] Richard Bandler, Usare il cervello per cambiare.  L’uso delle submodalità nella programmazione neurolinguistica, Roma, Astrolabio, 1986, pag 102.

[xvii] Bertolt Brecht, Lode del dubbio.

[xviii] Henry Plée, 9° dan, con Fujita Saiko, op.cit.

[xix] “Papalagi” è il termine che il capo indigeno delle isole Samoa, Tuiavii di Tiavea, utilizza per indicare l’uomo bianco (in particolare l’uomo bianco europeo) in Papalagi. Discorsi del capo Tuiavii di Tiavea delle isole Samoa, Stampa Alternativa, Millelire, 1994. [ndc]

[xx] Edgar Morin.

[xxi] Led Zeppelin, Stairway to heaven.

[xxii] Soeren Kierkegaard, op.cit.

[xxiii] Blaise Pascal, Pensieri, Frammento 71, Edizioni Paoline, 1987.

[xxiv] Jean-Paul Sartre, op. cit.

[xxv] Parafrasi da un manoscritto di Mirna Rivalta (Castelletto Merli – Alessandria, 2002).

[xxvi] Corrispondenze, Charles Baudelaire, I fiori del male.

[xxvii] Le cose del mondo, in Giuseppe Strazzeri (a cura di-), I figli del Grande Spirito. Il mito della natura nei racconti degli Indiani d’America, Mondadori, 1998.

[xxviii] Martin Heidegger.

[xxix] Humberto Maturana e Francisco Varela, Macchine ed esseri viventi. L’autopoiesi e l’organizzazione biologica, Astrolabio, 1992, pp. 91-92.

[xxx] Terry Winograd e Fernando Flores, Calcolatori e conoscenza. Un nuovo approccio alla progettazione delle tecnologie dell’informazione, EST Mondadori, 1987, pag. 67.

[xxxi] Ippocrate.

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