Valutazione della propria esperienza e di sé


Ornella Masciadri Gasbarro1

D. n. 17, b:

"Prima c’erano pochi dipendenti e la struttura aveva un carattere familiare. Poi con tanti dipendenti lo stile paternalistico è controproducente, meglio uno stile professionale. Trovo giusto demandare alcuni compiti, ma bisogna sempre rimanere in contatto con i responsabili a tutti i livelli (anche la donna delle pulizie).

D. n.18:

"Non aver avuto sufficiente fiducia in me. Non aver affiancato consulenti esterni che allora ritenevo più bravi e competenti di me" (ora lo farebbe).

D. n. 19:

"Relativamente ad un organico da impiantare mi rifaccio a piani e stili di azienda. Ho una maggiore professionalità nella scelta dei collaboratori (lei sarebbe per la meritocrazia, ma in Italia, per legge, non è possibile) e uno stile direzionale fermo ma anche morbido, "non esattamente mano di ferro in guanto di velluto, ma posso di re mano di legno in guanto di velluto".

D. n. 20:

"Non siamo mai totalmente soddisfatti: guai ad esserlo! Lo sono all’80% per arrivare al 90%. Bisogna sempre migliorare. Non bisogna dormire sugli allori, mai appiattirsi, ma ricercare sempre il meglio. Credo nell’aggiornamento continuo, nelle nuove tecnologie. Cerco costantemente nuovi settori da sviluppare nella mia attività, ad esempio quello dell’allergologia.

E’ stata una "vita in corsa", i momenti di relax personali sono stati pochi momenti rubati per: musica, concerti, mostre d’arte, adesso vanno ampliati e desidero occuparmi di più dei miei nipoti".


Wanda Ferragamo

D. n. 17 a:

"Attraverso l’ascolto dei racconti di mio marito".

D. n. 17 b:

"Rispetto per gli altri, comprensione. Le persone in azienda sono la testimonianza dei valori aziendali di onestà. Se sanno che gli si vuole bene, accettano anche il rimprovero, la critica. Sono ferma, decisa nel trattare con loro".

D. n. 18:

"anche l’azienda mi ha formata con tutte le decisioni da prendere. Errori non ne ho fatti. Sono stata molto prudente, equilibrata, sono riuscita a prevedere in anticipo i pericoli".

D. n. 19:

"ho avuto una graduale evoluzione nella mentalità che si è aperta sempre di più. Aiuta molto viaggiare, confrontarsi con gli altri e con le loro esperienze".

D. n. 20:

"Sono contenta, non ho mai danneggiato nessuno. Si può sempre migliorare soprattutto portare persone valide in azienda. Nelle risorse umane dove è fondamentale la qualità e non il numero".


Maria Cristina Dalla Villa

D. n. 17 a:

"Poco e pochi hanno mi hanno influenzato. Ho avuto pochi punti di riferimento. Ricordo una collega italiana che pur essendo presa dal lavoro, nei momenti di stress riusciva apparentemente a non farsi travolgere da ansia ed emotività, anche se è risultato per lei totalmente deletereo (è morta suicida)".

D. n. 17 b:

"Niente. Non c’è nessuno in questo settore che sia riuscito ad elaborare e codificare un modello culturale di gestione dei rapporti con il personale".

D. n. 18 a:

"si, affini conoscenze, ampli esperienze".

D. n. 18 b:

"a seguito di episodi di stanchezza: quando si vive una vita professionale stressata si ripone fiducia negli altri, non perché si sia buoni, ma perché costa fatica pensare che l’altro non sia buono o capace".

D. n. 18 c:

"errori di valutazione, più che errori direi debolezze. A volte mancano gli strumenti per valutare gli altri. Ma ci possono essere degli indici di riferimento validi: ritardi, parole contraddittorie, bugie inutili, mancanza di educazione che segnalano che qualcosa non va. Gli altri danno importanza ai fatti più che ai gesti, io seguo anche altro, ma a volte vorrei essere stata smentita nella giusta premonizione di qualche cosa di negativo, dietro un’apparenza positiva".

D. n. 19:

"Direi che c’è stata un’evoluzione, più che un cambiamento. Comunque molto. L’esperienza ha portato a comportarmi in modo diverso; il mio stile è diventato meno familiare, meno paternalistico e più aziendale, professionale".

D. n. 20:

"Sento di aver raggiunto l’eccellenza, niente può essere migliorato nella mia formazione, credo però nell’aggiornamento continuo. L’aver aumentato lo spazio che dedico alle mie preferenze di studio, di ricerca, di ore di docenza, il teorizzare, il codificare gli aspetti di questa professione ha sottratto qualcosa all’efficacia aziendale. La gestione operativa dell’azienda ora è responsabilità di mio figlio, e non mi pento assolutamente di questa scelta".


Paola Vannoni Locchi

D. n. 17 a:

"Non mi hanno influenzata. Io sono molto grintosa, un’irruente, impulsiva, emotiva, parlo, accuso anche. Il mio socio ha invece un temperamento più pacato".

D. n. 18 b, c:

"Del tempo, delle situazioni in cui ci veniamo a trovare.

"Un errore è sicuramente quello di essere troppo aggressivi. Ho fatto le cose giuste, ho trovato un equilibrio. Sono riuscita a scansare le cose e le persone a me meno congeniali, "sentendole".

D. n. 19:

"non è cambiato niente. Il mio stile è sempre autoritario. Non mi piace delegare, sono un’accentratrice con una forte determinazione, volontà, decisionalità, con un accento di follia e creatività".

D. n. 20:

"Sono soddisfatta. Ma lavoro troppo, metto troppa enfasi sul lavoro, vorrei riuscire a lavorare con più tranquillità". 


Giovanna Magi Bonechi

D. n. 17 a:

"Viaggio moltissimo per lavoro. Da quando sono socia Aidda poi, ho partecipato a delle riunioni all’estero avendo la possibilità di conoscere donne manager americane. Ho così imparato a come NON comportarmi: sono troppo dure. Si deve lasciare la grinta, ma non abbandonare dolcezza, femminilità, apertura mentale".

D. n. 17 b:

"Poter capire i problemi del personale. Da noi è per la maggioranza costituito da donne. E’ importante un rapporto di contatto diretto con i dipendenti. Sono con loro scherzosa, dimostro empatia, apprezzamento del loro lavoro, mi interesso alla persona e alle vicende personali. Non urlo mai. Comprendo gli errori degli altri".

D. n.18 a:

"Si, sono maturata progressivamente in sintonia con le responsabilità avute".

D. n. 18 c:

"Un errore è stato quello di trascurare la mia vita personale: genitori, hobby, amici. Mi sono impegnata tutta nell’azienda e per questo ho deciso di non avere figli, per evitare di trascurarli".

D. n. 19:

"Fisiologicamente un cambiamento è avvenuto in negativo: la vista, la resistenza alla fatica. Con la maturità sono riuscita tuttavia a riappropriarmi dei miei spazi e dei miei hobby, come il golf ad esempio".

D. n. 20:

"Soddisfattissima. Non posso andare oltre, sono al vertice. Migliorare è importante. Vorrei e potrò avere nuove possibilità legate all’utilizzo della tecnologia (internet, globalità del mercato, che noi già avevamo). Vorrei creare nuovi mercati usufruendo del contributo delle nuove tecnologie". 


Regina Schrecker

D n. 17 b:

"Rispetto come regola. Parlo poco e ascolto molto".

D. n. 18 a, b:

"Si. Prima ero più impulsiva e intollerante. Adesso mi sforzo di comprendere anche punti di vista diversi dal mio. Sono maturata inoltre a seguito delle problematiche che dobbiamo affrontare noi donne nel corso della nostra esistenza".

D. n. 18 c:

"Mi sono fidata troppo delle persone".

D. n. 19:

"L’esperienza ha contato molto. Ho cominciato dalla gavetta e con grande impegno, amore e tenacia ho creato dapprima il "total look", poi la griffe "Regina Schrecker".

D. n. 20:

"Sono soddisfatta. Ritengo che bisogna sempre migliorare e io vorrei approfondire il settore del marketing e creare nuovi eventi". 


Maria Grazia Grazioso

D. n. 17 a, b:

"Si hanno influenzato. E’ stata una condivisione, più che una imposizione di punti di vista. Ho avuto la conferma che per intervenire in modo decisivo nelle cose c’è la necessità di verificare personalmente certe cose: il contesto, il clima, per riuscire a tastare il polso all’ambiente e prevenire episodi spiacevoli, ho imparato a non basarmi sull’esperienza degli altri vissuti, ma a stare anche all’interno dell’Istituto, a parlare coi detenuti, col personale, ad ascoltare giudizi e critiche".

D. n. 18 a,b:

"Si. Per me l’Istituto è stato una palestra di vita, non solo per quanto riguarda il lavoro, ma anche per le relazioni umane".

D n. 18 c:

"Ho fatto tante cose, quindi anche alcuni errori. Non hanno influito negativamente tuttavia. Sono stati errori dettati dall’inesperienza. Poi le caratteristiche della nostra personalità intervengono comunque. Ho fatto interventi precipitosi e frettolosi, poi si impara anche a prendere tempo e distanza".

D. n. 19:

"All’inizio il fatto di essere donna e giovane (25 anni) mi ha svantaggiato. Ho dovuto prima farmi accettare e apprezzare. Mai dire si fa così perché sono il direttore! Adesso nel prendere le decisioni sono più tranquilla. Prima non dormivo la notte per la paura che miei errori potessero mettere in crisi un sistema solido. Ho sempre sentito molto la responsabilità".

D. n. 20:

"Estremamente soddisfatta e contenta. Comunque non mi accontento mai di chiedere di più e di fare sempre meglio. Vorrei rendere questo modello di detenzione accessibile non più solo a pochi tossicodipendenti, ma a un maggior numero di detenuti". 


Teresa Becagli

D. n. 17 a:

"Ho imparato da tutti, mostrando attenzione e sensibilità. Prima era meno costante. Ora sono più determinata. Per mio figlio ho dovuto imparare a mediare tra famiglia e lavoro. Dalle donne "primedonne" sul lavoro ho imparato a come NON comportarmi, ricordo a questo proposito al negativo l’esperienza da Gucci: lo stile teorico bocconiano burocratico; gli atteggiamenti finti; il fare credere di essere uno, nessuno e centomila; il fronteggiare gli eventi col carattere piuttosto che con le competenze".

D. n. 17 b:

"Ho acquisito delle buone conoscenze delle norme per poter fronteggiare il personale. Gli altri hanno fiducia in me, ho acquisito affidabilità e conoscenze per la gestione dei rapporti interpersonali. Promuovo iniziative di carattere conviviale per una maggiore coesione del personale. Il mio stile è tuttavia più autoritario, in quanto lo ritengo più efficace, prima invece era più familiare, paternalistico".

D. n. 18 a, b:

"Si. Osservando con umiltà per apprendere. Grazie al mio carattere curioso ho approfondito la conoscenza del settore".

D. n. 18 c:

"Sono stata sempre molto attenta e guardinga. Ho fatto un errore (in termini commerciali) quando ad una fiera, siccome mi attribuivano snobismo e senso di superiorità, ho cercato di mischiarmi ai colleghi, che sono per la maggior parte uomini. Ci sono stati dei fraintendimenti. Ho imparato così a mantenere le distanze con gentilezza. Qui sono protetta, fuori no".

D. n. 19:

"L’età comporta passaggi fisiologici. Ha influito moltissimo il senso di responsabilità verso mio figlio: ho capito che dovevo crescere. Prima ero più passiva, remissiva, poiché odio la presunzione se sento di non avere delle conoscenze preferisco non parlare. Adesso sono più consapevole delle mie conoscenze e quindi più attiva, partecipativa, mi piace il coinvolgimento nella presa delle decisioni".

D. n. 20:

"Mi sento soddisfatta al 50%. Sicuramente devo migliorare ancora, devo approfondire le mie conoscenze per quanto riguarda la reception, ad esempio. Tutto quanto serve a formare serve. Attualmente sto frequentando un corso rec e corsi di lingue full immersion per tenermi in allenamento".


[1] Per la lettura delle domande, vedi lo schema in appendice.