Ho pensato spesso che ciò che non si può dire altrimenti si possa dire in versi. La poesia è l’ultima risorsa. Mi è capitato così di scrivere poesie sulla mia vita di lavoro, sul funzionamento organizzativo e sui segreti del management. Ma la poesia è uno strumento che ci viene utile ora anche per ‘parlare di politica’. Stufi oltre ogni dire di articoli giornalistici che nulla dicono, proviamo a dirlo in versi.
Per parlare di un personaggio nuovo di cui tutti parlano, mi viene da scrivere così:
Alto si leva sulla folla il grido Vaffanculo!
i canuti riccioli al vento
e l’ebrezza ti accappona la pelle
non più parolieri a dettare
non più critici, assolo senza freni
dire tutto e di più, si può
ma non è questo governare
Per parlare invece di un personaggio meno nuovo, cui si erano comunque affidate speranze di cambiamento, si potrebbe dire che:
Si fa politica delle cose
al sano lume di normal ragione
si fa campagna a partire
dall’avita pompa di benzina
si gira lenta la ruota
per non far inutili frantumi
e si spera di candeggiare così
suo malgrado ogni giaguaro
ma non si intende così
il nero lavoro dell’Italia
non si scende così nel cuore immondo e pur vivo
nel nido delle serpi e del ciarpame
non si tocca così la corda che risuona
Se altrimenti, costretti dall’attualità, guardiamo ad un personaggio non nuovo, sovvengono queste parole:
E non sappiamo più se abbiamo
ancora a che fare con lui
che con tacchi da caudillo saliva
con sorriso a sessantaquattro denti
i gradini del podio per ammannirci
consigli per gli acquisti
o con un androide, un simulacro
un avatar o un clone
un Golem, un mostro di Frankenstein
non umano e quindi immarcescibile
e quindi sempre incombente
Ci sono poi personaggi nuovi già scoloriti nel ricordo:
Il bocconiano che si volle austero
e salvator di Patria, immoto sta
sulle proprie macerie color cenere
in vana attesa di righe dell’agenda
dettate da Francoforte o da Chicago
con cagnolino in grembo
E poi i personaggi nuovissimi non ancora messi alla prova:
Il giovinetto che fronte a noi siede
assiso in trono di talk show
con sorriso kennediano in volto
e parole a raffica da far impallidir Mentana
potrà esser lui ci chiediamo
a transitarci oltre le cupe acque
di vent’anni di inverni di scontento
Il poeta guarda con disincanto. Osserva ora il personaggio sulla cresta dell’onda, e si chiede quale sarà la sua fama all’indomani. Può aiutarci qui ricordare la vicenda di qualche altro personaggio, l’arco della cui fama si è ormai irrimediabilmente compiuto.
Ascesa, tramonto, morte e resurrezione di Crettino Baxi
Lieti celebrammo di Crettino
pur criticando nani e ballerine
le palle a grappoli
l’alta fronte ed il sorriso da statista
dietro squadrate lenti
e denti radi
e lento eloquio
E lieti poi gettammo monetine
e riversammo insulti sul suo capo chino
uniti tutti nello sdegno
come prima in piaggeria
per giochi bancari di poco prestigio
e bustarelle di cui tutto
già sapevamo
Indi abilmente sfuggì
eroe dei due mondi
per orgoglio forse
o per pavida ignavia
alla troppo giusta
o ingiusta giustizia
Sicché seguitò il suo mito
nell’esilio d’oltremare
ed esalato alfine il mortal sospiro
fu esecrata e riabilitata la memoria
–fu vera boria?–
da figli e sodali l’un contro l’altro armati
ed ex nemici ed amici rei confessi
Poiché come egli ben sapeva
non sappiamo chi siamo
né cosa vogliamo.