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Roma in moto

di Marco Bruschi 09 Febbraio 2015

 

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Dopo più di due anni passati girando Roma in tram, ho deciso di fare un bell’acquisto e ho comprato un motorino. I fattori fondamentali da valutare quando si compra un motorino usato sono: l’anno di immatricolazione, i chilometri percorsi e il modello. Tutte cose che io non ho minimamente considerato quando un mio amico mi ha detto: “Ehi, io vado via da Roma, lo vuoi il mio scooter?”, e io ho risposto”Certo!”.
E’ così che Camilla è entrata nella mia vita.

Regole e religione

Io e Camilla abbiamo un rapporto molto speciale. Lei è giovane e sento di dovermene prendere cura. Mancano ancora tre anni perché diventi maggiorenne, ma è già in quell’età in cui il gioco si fonde con la malizia. La prima volta che siamo andati in centro insieme, si è emozionata e si è bagnata tutta. Due giorni dopo, quando mi hanno riparato il tubo della benzina, le ho detto di stare più attenta.
E’ da poco che sfrecciamo insieme per le strade della Capitale, ma ho già imparato molte cose. Per esempio che a Roma il codice della strada non è una legge, ma un credo. Come per le religioni: io posso credere a Gesù e tu a Buddah, ma non è che vengo lì a importi di mangiare le ostie. E allora perché tu mi rompi i coglioni se per me il cartello di precedenza significa “procedi lentamente ma in modo inesorabile in avanti finché gli altri non si scansano e/o si decidono a lasciarmi passare”?
Più o meno funziona così.

All’inizio, non lo sapevo, e passavo il tempo a suonare il clacson alle persone che mi tagliavano la strada. Poi, mi hanno gentilmente imposto di smetterla. In casi del genere, a Roma non si suona il clacson. Tu ti devi già aspettare che ti taglieranno la strada. Devi già sapere che la macchina che si sta immettendo nella tua corsia – senza freccia – non ci pensa nemmeno a fermarsi. Sta a te decidere se fermarti e lasciarla passare, oppure evitarla invadendo l’altra corsia. E’ questo il bello: ti viene sempre data una scelta.
A Roma è permesso suonare solo in un caso, cioè se allo scattare del verde la macchina davanti a te non parte a razzo e porca puttana ma che stai a dormì?

I pericoli

Il manto stradale di Roma è stato steso da bambini strappati ai castelli di sabbia. Mettiamoci una torre, qui; scava lì che la sabbia è più bagnata. Chilometri e chilometri di dossi, voragini e, soprattutto, loro, i sanpietrini. Rocce rudemente intagliate alte venti centimetri e poggiate a terra, addossate l’una a l’altra.

sanpietrino roma in moto marcobruschi.net

Ora, i sanpietrini erano ottimi ai vecchi tempi. Erano fottutamente fantastici quando c’erano i cavalli, le carrozze e compagnia bella. Adesso però, se percorri il centro con una ragazza come passeggero, arrivi a casa coi preliminari già fatti.
Camilla, poverina, suda e sbuffa quando facciamo quelle vie. Le battono i denti, a causa delle vibrazioni. Sono sicuro che è stato a causa dei sanpietrini se le si è rotto il tubo della benzina, quella volta che siamo andati a Trastevere.
Un altro infame pericolo sono le macchine parcheggiate. Non quelle in movimento, quelle parcheggiate. Spesso sono ferme in doppia fila, o in mezzo alla corsia, sfoggiando una virtuosistica interpretazione del concetto di “linea di delimitazione”. La regola d’oro è cercare di non passare mai vicino a queste mortali creature addormentate. Infatti, in qualsiasi momento, qualcuno al loro interno potrebbe spalancare all’improvviso la portiera, senza minimamente preoccuparsi se stai arrivando tu, poro fijo, che pensavi di arrivare sano e salvo a casa, e invece no.
Uno dei pericoli maggiori di Roma, comunque, devo farlo tutti i giorni per andare a lavoro. E’ lei, la tangenziale.

La tangenziale

La tangenziale è una infinita striscia d’asfalto che porta dritto alla dannazione. E’ una specie di lunghissimo parcheggio. Le macchine entrano in tangenziale e poi si fermano, in coda, per ore. In definitiva è come tutte le altre strade di Roma, solo che non è fatta di sanpietrini.

tangenziale roma in moto_marcobruschi

Per fortuna, nella tangenziale ci sono varie corsie dedicate ai motorini, progettate secondo il principio dell’imbucati nel primo spazio vitale che trovi. Verdi sono i pascoli della corsia d’emergenza, che io, Camilla e tutti gli altri centauri, cavalchiamo avidamente. Non sempre c’è questa possibilità, ma per fortuna un’altra opzione è rappresentata dallo zigzagare fra le due file di macchine – in coda – stando bene attenti a non farsi infilzare le reni dagli specchietti. C’è in giro gente molto esperta in questa pratica. Vanno talmente veloci che se poco poco un’automobile sterzasse leggermente, si spiaccicherebbero al suolo a venti metri di distanza. E la cosa è anche verosimile. Qualcuno potrebbe anche farlo. Apposta.
Gli automobilisti, infatti, devono odiare i motociclisti con tutto il cuore. Loro lì, in coda per interminabili ore e noi a scorrazzare liberi e felici, sorpassandoli da ogni pertugio umanamente – e non – possibile. Ogni tanto potrebbero anche aprire una portiera all’improvviso; così, per vedere cosa succede.
Che poi comunque i loro momenti di vittoria li hanno tutti i giorni. Quando noi ci intirizziamo dal freddo, le mani due blocchi di ghiaccio, e loro si godono il calduccio dei loro abitacoli con la radio accesa. Oppure, ancora peggio, quando piove e Camilla è talmente fradicia da non riuscire a respirare.
Ma io me ne frego, stringo i denti e continuo a sorpassarli. Aspettando la primavera.


Originariamente pubblicato su marcobruschi.net

Autore

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Laureato in Informatica Umanistica all'Università di Pisa, guarda le nuove tecnologie da un punto di vista sociologico, culturale e qualche volta letterario. Adora i vizi e non si fida di chi dice di non averne. - http://www.marcobruschi.net/ Twitter: @paroledipolvere

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