Conversazioni

Sarà guerra? ma quale guerra?

di Davide Storni 29 Gennaio 2015

Poche settimane fa Obama ha chiesto ai Paesi europei di impegnarsi di più in termini di investimenti in armamenti perchè è importante difendere la pace e la democrazia.

Che questo sia possibile usando delle armi è tutto a dimostrare.

Quello che Obama non ha capito è che la guerra è già persa. Tu puoi usare le armi contro un nemico che si trova in un preciso luogo geografico, in Iraq, in Siria ecc.

E’ un po’ più difficile pensare di difendere la democrazia e la pace quando il “nemico” è ormai in casa tua. Purtroppo la democrazia ha in se i germi della sconfitta. Essendo basata sul numero è soggetta ad essere usata da chi fa del numero un’arma. Come ben sanno le dinastie ecclesiastiche, nel lungo periodo prevale chi fa più figli. Soprattutto se si è in democrazia. E ciò può andar bene, se tutti accettano i principi della democrazia. Purtroppo questi principi si sono sviluppati in un preciso contesto storico-geografico e non vi è evidenza che possano esportarsi ad altre culture e contesti sociali anzi, a giudicare dagli eventi degli ultimi anni, sembra prorprio il contrario.

I trend demografici stanno segnando la storia dei recenti conflitti. India, Palestina, Nigeria, Indonesia, Libano, Egitto, e i molti altri luoghi dove si sono manifestate violenze e guerre hanno un unico fattorre in comune: la tremenda crescita demografica. Che richiede un tributo ben noto in termini di sofferenza, ignoranza, emigrazione, ricerca di spazio vitale.

Da queste stesse aree si stanno dirigendo verso l’Europa flussi migratori importanti, alla ricerca di una vita migliore. E’ insito nei nostri valori democratici anche quello dell’accettazione e della tolleranza. Ed è un valore che non dobbiamo perdere. Il problema è capire se queste persone che noi accogliamo siano disposte ad accogliere a loro volta i nostri valori democratici. Se così non fosse il trend demografico porterà in breve a maggioranze guidate da valori completamente diversi. Oltre ai valori democratici noi abbiamo anche sviluppato la cultura dell’immagine (pensiamo all’importanza della pittura figurativa, ai Giotto, ai MIchielangelo,.ecc.) e, per venire a cose più quotidiane, la cultura del porco (prosciutto san Daniele, ….), tutte culture che persone provenienti da altre parti del mondo aborrono e tendono ad identificare con l’immagine di paesi democratici e, a loro avviso, altamente immorali.

Ora è tutto da dimostrare che quando, grazie ai nostri valori democratici, altre culture avranno la maggioranza e quindi il governo dei nostri attuali Paesi, esse si dimostrino tolleranti verso la cultura dell’immagine o la cultura del porco o il gioco democratico. Se così non fosse “you will cry, my friend”.

Ma qual è l’alternativa? fare più figli come l’ingegnere libanese? io penso che non sia possibile e non sia responsabile nei confronti del nostro ambiente e dello sviluppo dell’umanità. E credo anche che l’intolleranza non sia una via praticabile, perchè porterebbe a negare i valori stessi che sono alla base del nostro vivere democratico. E allora? allora non lo so, e giro agli amici di Bloom il quesito.

 

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Consulente e facilitatore, lavoro per primarie aziende del settore dei servizi. Socio fondatore di Bloom

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