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Il numero due di Google e gli zainetti

di Marco Bruschi 20 Ottobre 2014

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di stringere la mano a Prabhakar Raghavan, che è il vicepresidente dell’Engineering di Google. E’ responsabile di una cosa di cui forse avete sentito parlare e si chiama “Google Apps”. Per esempio Gmail, Drive, Hanghouts ecc. Cosette così, insomma.

Google Apps for Work

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Ho assistito a un suo intervento a Roma mentre presentava Google Apps for Work, che non sarebbero altro che le App di Google sfruttate dalle aziende. Per esempio, se un’azienda è stufa di mantenere i propri server di posta interna, la relativa manutenzione, ecc, può acquistare delle licenze di Google e così da quel momento in poi ci penserà lui alla gestione della posta.  Questa è una soluzione che molte realtà, sia grandi che piccole, stanno trovando vantaggiosa. Oltre alla casella di posta è possibile accedere a tutte le funzionalità che Google offre ai privati e, opportunamente assistiti, modificarle per i propri scopi. Il comune di Cesena, per esempio, è un caso esemplare dell’uso delle G Apps. Ha dotato tutti i propri dipendenti della mail di Google e ha sfruttato le API del Calendario per permettere ai cittadini di prenotare comodamente gli appuntamenti col personale degli uffici.

Frammentazione

Prabhakar ha fatto un interessante discorso sul cambiamento delle abitudini lavorative. Sempre più persone, grazie alla possibilità di lavorare da più device diversi su documenti che sono in cloud, frammentano il loro lavoro. Anziché un lungo turno che inizia e finisce sempre alla stessa ora, ci sono momenti in cui si lavora, inframezzati alla propria vita personale. Ciò non porterebbe a distrarsi, come può sembrare a prima vista, bensì a essere più concentrati nel momento in cui serve davvero.

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Oltre che per il lavoro, le App vengono proposte anche per l’educazione. Google Apps for Education è stato studiato per fornire strumenti per le scuole. Per esempio, negli istituti pilota dove è stato avviato, gli studenti scrivono sul loro Chrome Book delle essay commissionate dal professore. La cosa antropologicamente interessante è che, visto che i documenti sono in cloud, è possibile accedervi da dispositivi diversi. E molti studenti hanno preferito scrivere la loro essay direttamente dal cellulare, perché erano più abituati e più veloci a digitare.

Gli zainetti

Dopo l’intervento, sono uscito a fumare una sigaretta. E dopo poco è uscito anche Prabhakar. Portava sulle spalle un semplice zainetto del modello “Vinto con i punti della Esso”. Si è avviato nel mezzo della piazzetta consultando il suo smartphone – che, ci giurerei, non era un Apple. Trovata la strada giusta, se n’è andato così, a piedi.

Ora, se tanto tanto si fosse trattato del numero due dell’ATAC, per dire, anziché di Google, ho provato a immaginarmi quale sarebbe stata la scena.

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Numero uno portaborse con valigia di pelle contenente documenti davvero importanti.
Numero due SUV perché fanno figo ed è sempre meglio portarne uno in più che non si sa mai.
Numero tre componenti della scorta personale – e quella è anche sacrosanta, perché i romani a quelli dell’ATAC farebbero pelo e contropelo molto volentieri.
Numero quattro bestemmie che avrei tirato assistendo a tutto ciò.
Numero cinque(mila) euro il probabile costo dell’operazione.

Il caro Prabhakar se n’è andato a piedi, sottolineando con ogni passo una mentalità diversa da quella a cui, purtroppo, siamo ormai abituati.

Originariamente pubblicato su marcobruschi.net

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Laureato in Informatica Umanistica all'Università di Pisa, guarda le nuove tecnologie da un punto di vista sociologico, culturale e qualche volta letterario. Adora i vizi e non si fida di chi dice di non averne. - http://www.marcobruschi.net/ Twitter: @paroledipolvere

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