La retorica del nuovo, imperante nel campo digitale, fa sì che non basti dire digital divide. Serve una immagine più forte. E’ così diventata di uso comune -in particolare nel lessico delle grandi società di consulenza: nei loro documenti e mei loro rapporti- l’espressione digital disruption.
L’Oxford English Dictionary data la comparsa della disruption nella lingua inglese alla metà del 1600. Gli anni in cui iniziavano ad essere pubblicate opere teologiche e scientifiche non più solo in latino, ma anche in lingua moderna. Il dizionario cita così Thomas Burnet teologo e cosmologo, autore di Telluris Theoria Sacra, edito in latino nel 1681, e in inglese –Sacred Theory of the Earth– nel 1684. Qui Burnet parla dei terremoti, che sarebbero stati mandati da Dio a deturpare la perfezione del pianeta quando gli uomini iniziarono a peccare. Questa è la disruption: “violent dissolution of continuity”, recita il dizionario.
Burnet, visionario, scriveva dei giganteschi terremoti che spaccano la superficie del pianeta. Si vuole oggi, parlando di dusruption, ammonire i manager, e i cittadini tutti, restii forse ad accettare la novità digitale.
Lo stesso verbo latino disrumpo -anteponendo dis, che parla di separazione a rumpo, ‘rompo”-esprimeva già un senso drammatico, definitivo, irreversibile: ‘fare a pezzi’, ‘squarciare’, ‘spezzare’, ‘aprirsi’, squarciarsi’, ‘spaccarsi’-. L’inglese, oltretutto, recepisce la forma colta disrumpo, mentre già in latino prevaleva il più piano dirumpo.
Disruption appare espressione particolarmente adatta ad esprimere il senso della novità tecnica, e della conseguente della netta separazione tra mondi e tempi, anche perché la parola non suggerisce, in inglese, quelle immediate connessioni semantiche che appaiono evidenti in italiano, in francese, in spagnolo: traduciamo subito rumpere in rompere, e ruptus in rotto. In inglese rumpere è break. In inglese disrupt appare sì connesso ad altre espressioni: abrupt, bankrupt, corrupt, erupt, interrupt, irrupt. Ma non è percepibile l’originaria connessione al rompere e al rotto.
Dall’idea del rompere discende l’espressione italiana più vicina a disruption: dirompente. Varie parole allargano il senso del rotto in direzioni diverse: da dirottare -dove osserviamo ancora davanti al rumpere il dis indicante divergenza, fino a rottame. Ma vale la pena soffermarsi sopratutto sul doppio senso di rotta. Rotta, sostantivo femminile, sta in italiano per ‘sconfitta’: il senso è ‘rottura degli argini’. Rotta è, allo stesso tempo, contrazione di via rupta: strada aperta dove nel mare, nel deserto, nella foresta. Speriamo che il passaggio al digitale costituisca, per i cittadini e per i lavoratori non una rotta, nel senso di rottura degli argini, perdita di diritti e garanzie; ma invece una rotta, nuovo cammino verso nuove libertà.
(Testo apparso nella rubrica Le parole del manager sulla rivista Sviluppo & Organizzazione).