“Persone al centro”, si sente dire fin troppo frequentemente da coloro che si occupano di Risorse Umane.
Il latino centrum deriva dal greco kéntron: ‘aculeo’, ‘pungiglione’, ‘perno’, ‘punta del compasso’, ‘centro’. Kéntron deriva dal verbo kentéo, che sta per ‘pungere’, pungolare. Kénteo ha una diretta corrispondenza nel sanscrito chathati, ‘forare’. Aculeo: radice ak, ‘essere puntuto’. Dalla stessa radice ago, acuminato, acuto, e anche acciaio, nel senso di ‘filo della spada’. Ecco l’immagine, già ben fissata in greco: il compasso può tracciare il cerchio solo se la punta è ben fissata, conficcata sulla superficie piana.
Franco Battiato, nell’album La voce del padrone (1981) canta della personale ricerca, del bisogno di “un centro di gravità permanente”, “che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”. La fonte di Battiato è nota: il percorso iniziatico proposto da Georges Gurdjieff, misterioso maestro vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, che combinava insegnamenti della chiesa ortodossa, con sufismo, buddhismo e induismo. “Il nostro scopo”, racconta Louis Pauwels, un allievo, “era di attingere “ad una certa conoscenza di noi stessi, grazie alla comprensione della nostra posizione sulla scala delle possibili realizzazioni e grazie all’acquisizione, dentro di noi, di un centro di gravità permanente“.
La scoperta del punto fisso, ovvero del proprio equilibrio, del luogo a partire dal quale le personali potenzialità potranno sprigionarsi, è frutto di un percorso personale, di un “lavoro su di sé”, che ogni persona è chiamato a svolgere.
Potremmo anche dire: lavoro alla ricerca della consapevolezza – oggi, senza molto motivo si preferisce dire in inglese mindfulness. La consapevolezza non è infatti un attributo nativo, ma uno stato che si conquista attraverso l’esercizio costante. Il maestro può indicare la strada – ma solo in virtù di un motivo: ha già compiuto quello stesso percorso personale. Ha già cercato se stesso. Il suo insegnamento è la narrazione di questa esperienza.
Esiste una radicale distanza tra il lavorare su di sé, alla ricerca dello star bene, e la pretesa di insegnare agli altri come stare bene. Inteso in questa luce, il ruolo di chi si occupa di persone -professionista HR, formatore, consulente- consista nell’essere un primus inter pares. Può guidare perché ha fatto esperienza.
Ognuno, dunque, può scoprire il punto in cui, sentendosi a proprio agio, può fissare a terra il proprio compasso, e di lì allargare a cerchio il proprio sguardo sul mondo. L’organizzazione, così, può apparirci come un insieme di cerchi sovrapposti, un collettivo formato da persone ognuna al proprio centro.
(Testo apparso nella rubrica La parole del manager sulla rivista Sviluppo & Organizzazione).