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Perchè partecipare?

di Davide Storni 04 Aprile 2013

Io mi occupo da anni di partecipazione, ed ho quindi letto con interesse il bell’articolo di Ludovico Ristori.

Vorrei riprendere un punto fondamentale dell’articolo ovvero il passaggio in l’autore chiede “Ma il cittadino ‘normale’ ha realmente tempo e voglia di impegnarsi in un coinvolgimento così profondo nella vita politica?“

E’ un tema che ho già incontrato in ambito aziendale: quando si inizia un percorso partecipativo la prima cosa che dicono le persone è “non spetta a noi!, chiedete ai nostri capi.” Così è successo all’avvio dei gruppi autodiretti in Milano assicurazioni, ma anche in altri ambiti, ultimo dei quali l’ospedale di Lecco dove le persone si presentavano nei gruppi di lavoro per avere indicazioni e solo dopo diverse riunioni hanno capito che invece dovevano fornire un contributo, non solo informativo, ma anche propositivo.

Questo è il tema centrale per la riuscita di un progetto partecipativo, spiegare alle persone perchè partecipare; e la risposta è una, per riprendervi in mano la vostra vita e il vostro futuro (almeno in parte).

L’alternativa, delegare ad altri le scelte che ci riguardano, sperando che siano onesti, che siano attenti, che sappiamo interpretare le nostre esigenze o, in ambito aziendale, che sappiano gestire bene l’azienda e farl prosperare. Finchè le cose funzionano, tutto bene. quando le cose cominciano ad andar male che si fa? si cerca disperatamente una persona forte che sappia cambiare le cose. Sia esso un guru della comunicazione via etere o della comunicazione via internet. Si attende il salvatore, colui che ci ridarà i fasti perduti.

Sto un po’ esagerando? Non direi, soprattutto guardando alla situazione italiana e alle recenti politiche.

Il risultato di questo processo? Lo vediamo con i nostri occhi in questi giorni, politici che sono attenti solo ai loro giochi, senza curarsi delle esigenze dei fessi che li hanno votati (noi). Anche coloro che si fanno chiamare cittadini e non politici, sono completamente immersi nel mantenimento del loro “personaggio”, attenti solo a differenziarsi dagli altri, ma assolutamente privi di capacità di ascoltare i problemi reali di una nazionae agonizzante, dove il 37% dei giovani non ha lavoro e dove sta morendo anche la speranza.

Allora partecipare perchè? per riprenderci il nostro destino e poter riportare l’attenzione su di noi, perchè un Paese ha senso solo quando riesce a rispondere alle esigenze dei suoi cittadini, e un’azienda ha senso solo quando crea valore e ricchezza per tutte le persone che vi operano.

Vorrei in conclusione riportare le parole di Adriano Olivetti prese da un discorso pronunciato davanti ai lavoratori della nuova fabbrica di Pozzuoli: ” La fabbrica di Ivrea, pur agendo in un mezzo economico ed accettandone le regole, ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori preoccupazionio all’elevazione materiale, culturale, sociale del luogo ove fu chiamata ad operare, avviando nella regione quel tipo di comunità nuova ove sono sia più differenzia sostanziale di fini fra i protagonisti delle sue umane vicende, della storia che si fa ogni giorno per garantire ai figli di quella terra un avvenire, una vita più degna di essere vissuta”. e “il segreto del nostro futuro è fondato sul dinamismo dell’organizzazione …. ma soprattutto sulla partecipazione operosa e consapevole di tutti ai fini dell’azienda.” (Adriano Olivetti, Ai lavoratori, Edizioni di Comunità)

 

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Consulente e facilitatore, lavoro per primarie aziende del settore dei servizi. Socio fondatore di Bloom

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