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Il quattro e il dieci in Cina… ma soprattutto il quattro

di Luca Frediani 30 Luglio 2019

Nella lingua cinese una minima variazione di accento, una lettera in più o semplicemente un tono sbagliato possono cambiare completamente il significato della frase. Basti pensare che se sbagli i toni nel dire:

Stivali di gomma

橡胶靴子 – Xiàngjiāo xuēzi

Rischi seriamente di dire

Stivali di banana

香蕉靴子 – xiāngjiāo xuēzi

Cambia un minuscolo accento. Ovviamente il buonsenso suggerisce che indossare delle banane ai piedi non sia una buona idea, anche se non mi fiderei troppo del buonsenso di certa gente. Io per esempio sono andato a fare la Grande Trekking senza il minimo allenamento. Per dire.

A questi problemi molto accademici (presumo che all’università se ne parli, non sono mai stato all’università di lingue) si aggiungono problemi che non siamo abituati a considerare prima di trovarci effettivamente sommersi dentro di esso: gli accenti regionali.

Immagina uno straniero che viene in Italia e fa il figo con i suoi compagni di viaggio perché lui sa l’italiano. Immaginalo sbarcare (no, brutto termine di questi periodi)… immaginalo atterrare a Bologna e prendere un taxi.

Sale sull’auto e il tassista lo saluta: “Buonashera”. Con quella “s” sibilata molto romagnola che ti fa già salire il retrogusto di piadina in bocca.

Immagina lo stesso turista atterrare a Palermo. Il tassista lo saluta: “Bonasèèèra”. Con quella “è” aperta e allungata che d’istinto ti fa immaginare Marlon Brando mentre ti fa l’offerta che non puoi rifiutare.

Immagina il turista di cui sopra sbeffeggiato dai suoi compagni per non aver capito nemmeno il saluto dell’autista.

Ecco. Il cinese è peggio. Quando non capisci, non te ne accorgi perché stai in realtà capendo una frase completamente diversa.

Il tassista si ferma, metto mano al portafoglio per pagare la corsa.
Chiedo “quanto è?”
Risponde,

十块

10 YUAN

Avrebbe dovuto dire “Shí kuài”, ma qui siamo nel sud della Cina, la “h” dopo la consonante misteriosamente scompare. Per cui alle mie orecchie arriva “Sì kuài”, cioè questo:

四块

4 YUAN

Stupito da quanto sia economico il taxi, porgo 4 yuan nelle mani del tassista. Sono tentato di dargliene 5 e lasciare pure la mancia. Sto per scendere, lui mi ferma un po’ spazientito.

“Shí kuài”
“Si ho capito, tieni sti Sì kuài”
“No, no, shí kuài”
“E che palle, contali! Sono 4!”
Li conta. Sono 4. Si inalbera nel modo tipico della lingua cinese che consiste nello scuotere la testa e fare un verso simile a “mmmmm”.
“Ecco, hai visto? Sono 4”

In quel momento il tassista ha l’illuminazione: mette le dita a croce, proprio come il carattere “十”. Capisco al volo, ma non perdo l’occasione per correggere la sua pronuncia.
Mi rivolge un’espressione divertita, che in Cina consiste nello scuotere la testa e fare un verso simile a “mmmmm”, intasca i soldi e mi lascia andare.

Entro nell’albergo. Sbrigo le pratiche al check-in, sfoggio la mia pronuncia di Pechino imparata nei tutorial su youtube e con i CD di questo libro.

La receptionist mi porge la chiave della stanza.

第十层

DECIMO PIANO

Entro nell’ascensore e cerco il quarto piano.
1, 2 ,3… il quarto non c’è. Manca proprio il bottone.
Conto di nuovo. 1, 2 ,3 , “KTV”.
Il bottone che sta tra il 3 e il 5 è un tasto nero con scritto “KTV”.
Bene, andiamo al mio quarto piano, anche se con un po’ di perplessità.

L’ascensore si ferma e nel mezzo secondo in cui si sta ancora aprendo scorgo delle ragazze che si lanciano di corsa davanti alla porta, si dispongono su due file e mi salutano calorosamente. Sono dentro uno dei leggendari karaoke cinesi.

Ricambio imbarazzato e mostro la chiave della mia stanza già col pensiero di essere finito nel piano affittato dalla Playboy mansion cinese.
Una di loro si mette a ridere e prova a spiegare l’equivoco,

第十层

DECIMO PIANO

“Sì, ho capito. Non c’è il tasto per il quarto piano!” Indico la pulsantiera.
Lei si intrufola con un braccio nell’ascensore e preme il “10”.
Le ragazze mi salutano mentre riparto.

Racconto la storia al cliente che mi viene a prendere poche ore più tardi. Lui ride nel modo tipico della lingua cinese che consiste nello scuotere la testa e fare un verso simile a “mmmmm”.
In Cina il quarto piano non c’è perché la pronuncia di “4” è simile a quella di “morte” (死).

Ma allora in questa zona della Cina dovrebbero togliere anche il decimo!
Sono dettagli, ma importanti.

Per fortuna il conto lo paga lui, abbiamo speso 440 yuan, non ne sarei uscito vivo…


Articolo originale: Il quattro e il dieci in Cina… ma soprattutto il quattro

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Informatico convertito al settore lapideo e con la passione per la Cina e il vino. Ogni tanto scrive un po' di roba su www.lucafrediani.info

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