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Perché parlate senza sapere le cose?

di Luca Frediani 07 Aprile 2021

Lei mi risponde con una domanda e allora anch’io le propongo un’altra domanda: perché parlate senza sapere?

Lei è mai stato in Cina? Ha mai parlato con un cinese che non sia il suo parrucchiere o il cameriere del ristorante?

Forse parlando di pulizia etnica si riferisce allo Xin Jiang, regione di cui ignoravamo l’esistenza fino a che non ha fatto comodo a qualche giornalaio nostrano renderne nota la posizione sulla mappa?
Lo sa cosa succede da quelle parti? Lo sa qual è la situazione politica e sociale in quella zona?

Lo Xin Jiang è situato in quella zona del mondo da cui ci teniamo prudentemente alla larga e in cui ogni tanto mandiamo qualche bombardiere a “dare un’occhiata” e portare un po’ di pace e democrazia. È una zona in cui si deve fare in conti con estremisti musulmani e quando si a che fare con gli estremisti non ci si può andare per il sottile. Ma dire questo non conviene a chi vuole vendere giornali in Europa.

All’interno di quella regione il rischio terrorismo è alto soprattutto se rapportato al rischio del resto del paese (cioè zero); quindi la presenza militare è più alta del normale e i controlli sugli spostamenti molto più capillari. Pensi che in certi posti le fanno persino lo scanner ai raggi x prima di prendere un treno. Incredibile, vero? Da noi non si farebbe mai. O no?

Il governo cinese deve controllare quella zona anche per la presenza di importanti risorse che fanno gola a qualsiasi economia, proprio come a noi fanno gola certe zone piene zeppe di petrolio in cui siamo sempre pronti a intervenire con pacifici eserciti e sempre attivi nello stringere alleanze con liberali emiri.

La situazione è complicata e il governo cinese la sta gestendo come noi gestiamo tutto quello che ci dà fastidio, dall’accesso sul mare in Siria per gli oleodotti, ai talebani che fino a ieri ci servivano, prima che ci accorgessimo di aver creato un mostro di Frankestein; il governo cinese usa la forza dove non riesce con altri mezzi.

La Cina fa pulizia etnica di Uiguri? Strano che tra il 2010 e il 2018 la popolazione di Uiguri sia cresciuta del 25 percento, direi che è una pulizia un po’ scadente. Per di più il GDP della zona è cresciuto del 7 percento ogni anno fra il 2014 e il 2019.
Queste notizie sui genocidi chi le ha messe in giro? Stati Uniti? Ma chi, gli stessi Stati Uniti che avevano prove certe dell’esistenza di armi di distruzione di massa?

I campi di concentramento per Uiguri.
Nello Xin Jiang ci sono le prigioni per tutti coloro che attentano all’unità nazionale, per quelli che vengono chiamati “terroristi”. Si sono verificati attentati e il rischio che si verifichino in quella regione è ancora alto. I terroristi che non riusciamo a bombardare noi li mettiamo a Guantanamo, i cinesi invece useranno un altro posto altrettanto ben organizzato.

I campi di “rieducazione”.
Lo Xin Jiang è grande. No, non è grande come il Colosseo; lo Xin Jiang è cinque volte l’Italia ma con un terzo degli abitanti. Ed è solo una provincia. Nello Xin Jiang si sta piuttosto larghi.
I nostri paesi a monte sono il nostro piccolo Xin Jiang. Poche persone, territori estesi. E allora come si fa per evitare di avere una scuola frequentata da solo dieci alunni? Si fa una scuola a valle che raccolga tutti gli studenti dei paesi a monte.
Nello Xin Jiang sono state create scuole che da noi si chiamano “campus” e raccolgono studenti da diverse zone che quindi si devono spostare da casa (no, non vengono “separati dai genitori”) per andare a studiare. Sono scuole. E a scuola cosa pretende che si insegni, a farsi saltare per aria? A scuola si insegna l’educazione civica (da noi invece si fa religione) e se questo viene inteso come “rieducazione”, allora ben venga la rieducazione se può evitare che qualche imbecille faccia stragi in nome di fate e folletti in cui crede.

I lavori forzati per gli Uiguri.
La regione dello Xin Jiang è ancora poco sviluppata rispetto al resto del paese. Ci sono miniere e piantagioni di cotone in cui il lavoro è svolto manualmente. C’è chi promuove l’occupazione con incremento dei salari (vedi sopra) e chi invece impiega immigrati nella raccolta dei pomodori in Puglia. Ah già, ma noi siamo democratici.

La libertà religiosa.
In Cina non hanno tempo da perdere con le credenze personali e la religione è un affare strettamente personale che non deve in alcun modo condizionare lo Stato. La Cina è uno stato laico e mai si sognerebbe di legiferare seguendo i dettami di credenze popolari o superstizioni di duemila anni fa. Per questo in Cina non interessa a nessuno di che religione fai parte. Purché la tua religione non faccia niente di illegale, puoi professarla senza alcun problema e puoi persino costruirti la tua chiesa, su cui ovviamente pagherai le relative tasse.
Dannati dittatori miscredenti…

È tutto vero?
Probabilmente è tutto vero come le notizie che ci arrivano dai nostri governi. Probabilmente è vero come l’ONU che dichiara di voler mantenere la pace e poi si gira dall’altra parte quando in Somalia fanno qualche strage, vero come le armi di Saddam Hussein, vero come la lotta dell’Italia ai terroristi armati di Beretta o come una semplice prostituta spacciata per nipote di un capo di Stato.
Le misure di sicurezza nello Xin Jiang sono dettate dal rischio terrorismo, proprio come il Patriot Act o le scarpe che vi fanno levare prima di prendere un aereo.
Forse c’è del vero e forse c’è del falso. A chi credere? Ai nostri politici o a quelli cinesi? Io vedo che in Cina l’economia cresce e invece qui siamo ancora a colorare l’album dei bambini con il rosso e l’arancione.

Siamo di fronte a notizie diffuse con lo scopo di destabilizzare un paese nemico che ci sta soffiando da sotto il naso il potere sul resto del mondo. Questa è una guerra e anche le notizie false sono un’arma. Siamo di fronte alla nostra paura e chi ci governa non sa come combatterla; perché noi occidentali sappiamo solo fare guerre e sottomettere chi non è d’accordo con noi. Con ogni mezzo.
Ma la Cina non è uno sperduto paese dell’Africa in cui è sufficiente mettere al potere un militare fantoccio corrotto dai nostri euro e dollari, la Cina è come il cavaliere nero di una barzelletta di Proietti. Chiedete conferma a H&M fra qualche mese.

Lei non commenta mai, faceva bene a continuare così.
A volte è meglio tacere se non si sa di cosa si sta parlando.

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Informatico convertito al settore lapideo e con la passione per la Cina e il vino. Ogni tanto scrive un po' di roba su www.lucafrediani.info

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